Politica - Dibattito
Cosa sta succedendo a Verona?

di Sergio Paronetto

Ringraziamo Sergio Paronetto di Pax Christi Verona, per questa sua riflessione già pubblicata parzialmente su "L’Arena" del 4.11.07.


Cosa sta avvenendo a Verona? Dove stiamo andando? Quale città intendiamo costruire?

Al Movimento Nonviolento, riunito a Congresso a Verona dal 1 al 4 novembre, sono arrivati i saluti, tra i tanti, del presidente del Senato e della Camera, ma non quelli del Sindaco e della Giunta che si è dichiarata contraria al patrocinio e non ha inviato nemmeno una frase di cortesia come si fa in casi come questi se non altro per dichiarare una disponibilità al confronto. Democrazia vuol dire anche aperto dibattito e gestione costruttiva dei conflitti.

Nessuna attenzione comunale nemmeno per l’annuale interessante rassegna del Cinema Africano, aperto alle scuole. Un mese fa la Giunta ha ritirato l’adesione cittadina alla marcia Perugia-Assisi. Di conseguenza, Verona sta uscendo dal Coordinamento nazionale degli Enti locali per la pace, collegato all’ "Onu dei popoli", e alla rete delle "Città per la pace e la democrazia in Europa". Nessuna presenza nemmeno in occasione della giornata del dialogo cristiano-islamico (in moschea, tra i politici, era presente solo la Provincia). E’ ancora sospesa, forse destinata all’estinzione, l’esperienza originale del "Municipio dei Popoli" che aveva promosso 15 progetti di cooperazione internazionale (attualmente in corso) e alcuni tavoli operativi (io coordinavo il "Tavolo Interreligioso" che ha avviato, in collaborazione con l’ex assessore Dalla Mura e con l’Università , un itinerario di "conversazioni" con le comunità religiose presenti a Verona e il 2 dicembre 2006 ha promosso un convegno, unico in Italia nel suo genere, intitolato "Comunità religiose e politiche sociali, realizzare l’articolo 3 della Costituzione". Sembrano chiusi anche i rapporti con i Cantieri del Dialogo di villa Buri.

Cosa sta avvenendo? Stiamo dividendo la città in buoni e cattivi, fedeli e infedeli?

Abbiamo anche notizia di sostegni a strani sodalizi neo-templari e ad aggregazioni tradizionaliste che intendono usare le messe in latino per scopi etnico-politici, in contrasto sia con lo spirito del "motu proprio" pontificio sia con le indicazioni diocesane (tralascio ogni ragionamento sulla zucca celtica e sul dio padano).

Dove stiamo andando? Sta nascendo un Comune etnico-ideologico, legato a un populismo micro-nazionalista? C’è un’altra proposta che va in questa direzione. L’ha formulata la presidente della Commissione comunale per la cultura che vuole organizzare "un gruppo di studio a contenuto storico-istituzionale" per rianimare il senso di appartenenza civica e la "veronesità". A tal fine, si pensa di ricostruire il Carroccio del 1136 tramite "pubblica sottoscrizione" ("L’Arena" 27.10.07).

I laici (credenti e non) della maggioranza sono d’accordo con tale impostazione? E’ così che si costruisce il "bene comune" o la "sicurezza"?

Le preoccupazioni espresse da molti capi dello scoutismo, da "Verona fedele", dal direttore della Scuola diocesana di formazione all’impegno sociale e politico ("Verona fedele" 22.7.07), dalla comunità di Emmaus, da Pax Christi, dal Gruppo per il pluralismo e il dialogo, dal Movimento nonviolento sembrano per ora trovare conferma.

Quanto maturato in questi anni nel Sinodo diocesano o tramite il Convegno della Chiesa italiana tenutosi a Verona nell’ottobre 2006 (alle due iniziative ho partecipato come delegato) va in altra direzione. Così pure la lettera di monsignor Zenti a Napolitano, apprezzato dal vescovo come "vero e autorevole" presidente, sul tema della "laicità" definita "convergenza integrativa delle identità differenziate" (Tonino Bello la chiamava "convivialità delle differenze"). Oggi L’Azione Cattolica intende tessere "una trama viva di relazioni fraterne" ("Verona fedele" 28.10.07).

A proposito di veronesità , vorrei osservare che, tra i tanti, abbiamo già un modello. E’quello del vescovo moro che ride. S. Zeno, patrono della città , possiede due belle caratteristiche: quella di essere nordafricano (di collegare Verona a un contesto universale, "cattolico", come faranno poi Nicola Mazza, Daniele Comboni e altri grandi veronesi) e quella di sorridere! Un santo interessante che sa sorridere. Sembra un programma di intercultura!.

Per ciò che riguarda l’enfasi sul Carroccio, ricordo un pensiero di don Primo Mazzolari, parroco mantovano a me molto caro: "Né a Ponte Milvio, né a Poitiers, né a Vienna, né a Lepanto, né altrove, anche se c’è un carroccio di mezzo o un vessillo crociato o un legato pontificio, nessuna vittoria è vittoria della Chiesa, perché nessuna guerra, ove gli uomini uccidono altri uomini, è la sua guerra. La Chiesa è la "casa della pace" e la custode dei valori eterni dell’uomo e dei suoi destini. Ella non si batte per una civiltà che, pur col nome di cristiana, può essere un ostacolo alla vocazione cristiana dell’uomo e alla vera civiltà " ("Adesso" 1.9.1950).

Pochi giorni prima di morire, Giovanni XXIII lo riceve definendolo "tromba dello Spirito Santo in terra mantovana". Da parte mia opero e prego perché essa suoni e soffi anche nella nostra città . O si realizzi quanto Benedetto XVI ha auspicato il 1 novembre, invitando tutti a "tenere alto il profilo morale della convivenza civile".

Verona 2 novembre 2007

Sergio Paronetto

(Parzialmente pubblicata su "L’Arena" del 4.11.07) (Pax Christi)



Lunedì, 05 novembre 2007