CASSE VUOTE, DIRITTI NEGATI COSÌ TURSI DIMENTICA GLI ULTIMI

di DON PAOLO FARINELLA

la Repubblica - Ed. Genova del 08-10-2008


«Servizi Sociali!» - chi erano codesti? Erano il segno di una po­litica che in nome della "civiltà" attraverso le amministrazio­ni locali arrivavano a lenire le sofferenze e gli incubi di molte famiglie stritolate nell’ingranaggio del libero mercato e del­l’indecente liberismo proprio del capitalismo. Da alcuni anni è "profondo rosso" per scelte consapevoli di un governo e di una maggioranza che col «sociale» fanno i gargarismi, utili a commuovere qualche prelato, ma che di fatto mandano al macero degli stracci coloro che essi ritengono improduttivi e di peso alla società del beauty-farm così familiare all’attuale presidente del consiglio pròtempore. Il governo e la mag­gioranza di destra che in campagna elettorale hanno suonato le trombe e le cam­pane del «federalismo fisca­le», hanno iniziato la legisla­tura con l’abolizione dell’Ici, l’unica tassa federalista ri­scossa dai Comuni. La gente c’è cascata. Ha guadagnato pochi euro di lei e la certifica­zione di morte dei Servizi So­ciali.
I Comuni hanno buon gio­co a dire che «non ci sono sol­di». Nel 2009 sarà peggio. L’amministrazione comu­nale di centro-sinistra non ha dato alcun segno di disconti­nuità con le scelte «sociali» del governo, ma continua a ripetere come un disco in­cantato che «non ci sono soldi». Non è necessario essere sindaco e assessore per con­statare l’ovvietà della "cassa vuota". Tutti sono capaci ad amministrare così. Essi sono stati messi lì per risolvere i problemi e trovare i soldi ne­cessari alla sopravvivenza di chi non ha più una parvenza di vita, di chi non ha aspetta­tive di futuro, di chi ogni gior­no si sveglia col terrore della vita che incombe: ancora un altro giorno!
Ho fatto un piccolo son­daggio casalingo senza pre­sunzione di scientificità, ed emerge che tutti gli operatori sociali sul campo sono una­nimi: c’è gente che ha ricevu­to da più di due anni la lettera del Comune che riconosce il diritto ad avere un aiuto economico, magari in attesa del­la pensione di invalidità, e che riguarda bollette di luce e di gas, rate di misero affitto, ma gravoso per buona parte degli utenti dei sedicenti Ser­vizi Sociali. A costoro, il Co­mune dice: lei ha diritto al­l’aiuto, noi lo riconosciamo, ma non abbiamo soldi. Ri­passi il prossimo anno. Non so se il Sindaco (donna) e l’assessore (donna) si rendano conto che codesto modo non é solo offensivo della dignità dei poveri, non solo disatten­de la Costituzione, non solo nega il diritto mentre lo rico­nosce, ma è un omicidio pre­meditato, perpetrato per le mani di un’amministrazione di centro-sinistra che se non si distingue per la scelta poli­tica di aiutare gli ultimi, non si capisce che cosa ci stia a fa­re al governo della città di Ge­nova.
Qualche mese fa abbiamo appreso dalle colonne di questo giornale che anche i santi vanno all’inferno se don Luigi Traverso di San Si­ro ha dichiarato che vuole gettare la spugna perché è impossibile rispondere alle richieste dei poveri. Le nostre parrocchie sono assediate ogni giorno e noi si risponde in silenzio come si può: cono­sco parroci che spendono tutto il loro stipendio in assi­stenza e non lo mettono a bi­lancio, ma ciò non giustifica un Comune che ha il dovere costituzionale di dare rispo­ste immediate e risolutive.
Altrimenti è meglio che il Sindaco porti la chiave di Tursi in tribunale per impossibilità amministrativa. Inve­ce di cercare sponsor per inu­tili notti bianchi, forse sareb­be meglio cercarli per dare un volto umano alla civiltà della convivenza civile perché non si tiene in vita un assessorato solo per mantenere a stipen­dio gli impiegati da scrivania che non hanno mai incontra­to un «caso sociale» in carne e ossa, con buona pace dei po­veri che dovrebbero servire. Su questo argomento decisi­vo per l’amministrazione lo­cale e per la democrazia, bi­sognerà ritornare.



Giovedì, 09 ottobre 2008