Sicilia
Dichiarazione di Giuseppe Bruno, esponente siciliano del PD e componente della costituente del partito, sulle candidature

di Davide Romano

Leggendo i nomi in lista e soprattutto vedendo chi è stato escluso sembra di trovarsi non nel nuovo Partito Democratico del 2008 ma nel Partito Socialista Italiano del 1987. Chissà se un giorno qualche inchiesta giudiziaria non ci aiuterà a capire con quale logica sono state fatte certe scelte.

A ciò si aggiunga un gap di democrazia interna. È paradossale che un nuovo partito in Sicilia a 5 mesi dall’elezione del segretario regionale non abbia ancora costituito gli organismi dirigenti e ciò ha consentito che tutto fosse affidato ad una sola persona ed alla sua ristretta oligarchia che insieme alla superficialità o mala fede romana è riuscita a costruire liste piene di contraddizioni politiche. Che senso ha parlare di un partito pluralista quando in lista ci sono solo esponenti di Veltroni e nessuno spazio è stato dato alle minoranze di Letta e Bindi? Come si fa a parlare di rinnovamento di classe dirigente se si decide di sostituire il padre con la figlia? Che senso ha dinanzi alla forte presenza cattolica in Sicilia candidare proprio qui una esponente del partito radicale? Come si fa a fronteggiare una forza autonomista come l’Mpa candidando una truppa di non siciliani che non hanno idea e mai si occuperanno dei problemi della Sicilia?

Pensavamo di trovare un partito rinnovato. Ci ritroviamo un partito senza Lumia e con Carra e Crisafulli. Ci vorrà fegato per trovare la forza di turarsi il naso e andarlo a votare.



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Martedì, 04 marzo 2008