Sicilia
Furto di bestiame

di Rosario Amico Roxas

In Sicilia le transumanze non si contano più, trasformando questo tipico comportamento utilitaristico in un “furto di bestiame” organizzato.

Ci ricorda l’epopea del West quando grandi mandrie di bestiame attraversavano le impervie contrade in cerca di pascoli prima, quindi di mercati più favorevoli.

Le mandrie erano bollate con un “marchio” che ne identificava la proprietà; ma il ladri di bestiame l’avevano pensata giusta, sovrapponevano al marchio esistente un altro marchio che ne modificava la struttura, così il bestiame cambiava marchio e con esso cambiava padrone e, possibilmente, itinerario, sempre muggendo e sempre in ordinata fila dietro il capo mandria.

L’analogia con questa Sicilia è fin troppo evidente; oggi non si cerca più il singolo capo di bestiame, cioè il singolo politico da invitare a tavola, oggi si cerca la mandria, e così accade.

Non per nulla, in uno dei suoi rari momenti si sincerità, Berlusconi parlò di marchio, anzi proprio del marchio che Casini non voleva abbandonare.

Non poteva parlare di simbolo, è un linguaggio che non gli appartiene; il marchio indica una merce, il simbolo un’idea; il marchio si pubblicizza, il simbolo si onora.

In questo modo e secondo queste direttive, l’occasionale transumanza spontanea si è trasformata il un organizzato furto di bestiame, con alterazione del marchio di provenienza.

Lo sceriffo che dovrebbe impedire questi furti non c’è, e quando c’è è corrotto, colluso si direbbe in Sicilia.


Rosario Amico Roxas



Lunedì, 03 marzo 2008