Politica
La barca e i marosi di Rosario Amico Roxas

di Rosario Amico Roxas

A voler analizzare gli eventi di questi ultimi giorni si perde il filo conduttore coerente e si finisce con il non capire più nulla. Mentre i lanzichenecchi eseguono gli ordini di creare e fomentare disordine mentale, il capo ispiratore, sornione, se la ride, si distende sul greto del fiume e aspetta che transitino i cadaveri degli avversari.
Gli avversari stanno stretti, strettissimi in una sola barca, ognuno ha una pagaia e rema per suo conto, mentre la piccola e fragile imbarcazione si dirige verso gli scogli.
Il sornione sta a valle, non ha più premura, non deve uccidere più nessuno, sia pure solo politicamente, perché si stanno suicidando da soli, magari a volte, con la fretta di remare, sbattono in testa il remo al più vicino.
Non c’è più un dialogo costruttivo, ma solo un coro univoco
”Aiuto!!!”,
“Si salvi chi può”.
In lontananza, oltre le rapide, si intravede la sagoma del sornione, pacioso, sotto un coloratissimo ombrellone, tricolore, verde, azzurro, che fa da contraltare, con la sua bonaria indifferenza, al caos che domina sovrano nelle barchetta, che comincia anche a imbarcare acqua attraverso ampi squarci sulla chiglia.
A distanza, molto a distanza c’è un popolo di spettatori che non sta capendo più nulla. Sull’alto della collina che domina la sicura spiaggia del sornione, appollaiati come condor affamati, c’è una selezionata ed espertissima folla, molto premurosa e servile con il sornione; la sceneggiata si sta concludendo nel peggiore dei modi, proprio quando emerge il dato certo che sarebbero bastati pochi colpi coordinati di pagaia perché quella sconquassata barca potesse raggiungere un approdo per raccogliere le idee e invertire la navigazione verso lidi più sicuri, lontani dalle trappole del sornione.
Il trascorrere inutile dei minuti aggrava la situazione che sta diventando irreversibile, molto prossima al punto di non ritorno.
Il popolo degli spettatori non segue più nemmeno le traversie della barca, comincia a guardare il sornione, che non ispira sicurezze, ma le promette; la prova è che lui sta al sicuro nella piccola spiaggia sul greto del fiume, mentre la barca, che lui stesso aveva sabotato, transiterà davanti la sua postazione portando con sé il carico di morte.
Per avvenuta estinzione degli avversari, il sornione resterà il solo dominatore del fiume; gli attivi lanzichenecchi si rimboccano le maniche e ricomincia la conta......tu lì...., io q..., questo a noi e questo a voi, mentre il popolo da lontano guarda e continua a non capire; questo tocca a me e questo a te, dieci a voi e dieci a n....ma il sornione se la ride litigano per spartirsi gli avanzi.
Il popolo degli spettatori non ha capito nulla, ha visto la barca affondare ed ha registrato che il sornione è rimasto da solo nel campo; gli sarà facile riprendere il discorso da dove lo aveva interrotto. Non emerge nessun segno di vita, quel popolo tace, sbigottito, incredulo, tradito dalle cascate del fiume che gli improvvisati marinai non hanno saputo controllare, perché si credevano argonauti e non erano neanche mozzi.
Il sornione si alza dalla sua postazione, inizia il suo cammino, zoppica, ha il fiato grosso, il cuore ha battiti irregolari, acciacchi dell’età avanzata, ma pensa che gli basteranno anche pochi anni per sistemare tutte le sue cose e poi…? Ma chi se ne frega del poi ….!

Rosario Amico Roxas



Martedì, 05 febbraio 2008