11 Ottobre: intervento dal palco di Ciro Argentino RSU Thyssen-Krupp

Scritto da Ciro Argentino, RSU Thyssen Krupp


martedì 14 ottobre 2008
LAVORATRICI e LAVORATORI COMPAGNE e COMPAGNI
Oggi siamo qui per cominciare a dare battaglia sociale, per far nascere una opposizione vera nel paese, non per pura testimonianza o solo per manifestare, oggi non sarà e non dovrà essere un altro 20 Ottobre. Siamo qui contro le scelte nefaste e le politiche impopolari già varate dal peggior governo del dopoguerra , un governo reazionario e pericoloso per la democrazia che sta mettendo in discussione la Costituzione e i diritti dei cittadini e in particolar modo dei lavoratori che perdono sempre più i diritti acquisiti nei decenni precedenti e oggi sono sempre più sfruttati e precari nella loro condizione lavorativa e sociale.

E’ora che anche a partire da noi, lavoratori, delegati, senza attendere i dettami e l’immobilismo degli apparati del sindacato confederale, insieme ai militanti dei partiti della sinistra vera che oggi non è più in parlamento per gravi errori e per la sua mancanza d’identità classista, si dica con forza e si prenda una posizione chiara, senza gli opportunismi e le convergenze filo-governative del recente passato sia dei partiti sia dei sindacati, che il mondo del lavoro salariato vuole essere rappresentato da chi realmente farà i suoi interessi. Noi dobbiamo ricostruire un fronte d’opposizione politica e sociale contro il consociativismo dell’altro blocco sociale, i partiti dei padroni e dei poteri forti siano essi reazionari o democratici, riaprire una nuova stagione di conflitti di classe.

Il mondo del lavoro salariato, attraversa già da almeno un ventennio una fase talmente grave e pericolosa di arretramento dei diritti e di salari che si può solo paragonare ad una GUERRA, una guerra sociale sferrata dalle classi padronali internazionale e nazionale che ha come effetti drammatici l’impoverimento dei lavoratori dipendenti e dei pensionati in tutti i settori dal pubblico impiego al privato, dagli uffici alle fabbriche, dal lavoro operaio ai precari dei call center.
Una guerra scatenata unilateralmente dai padroni in questo paese, Confindustria in prima fila che vuole cancellare diritti e tutele , abbattere il CCNL, aumentare l’orario, legare l’aumento dei salari solo al fattore produttività, insomma svuotare o meglio ancora annullare il ruolo del sindacato relegandolo come in Germania tanto per fare esempi concreti e vicini al nostro modello economico e produttivo a un ruolo di facciata e subalterno, tipo gli enti bilaterali e il sindacato unico su modello Cisl-Uil.

Una guerra quella in corso che ci deve porre davanti ad un bivio, alla scelta di subire passivamente lo stato delle cose , o invece come credo quasi tutti noi in questa piazza pensiamo , e anzi sono convinto che siamo qui non solo per resistere e testimoniare, piuttosto per reagire con forza con i mezzi della lotta politica e sindacale che per adesso, almeno fino a oggi ci sono consentiti dalla Costituzione e dalle leggi.

Reagire e lottare per cercare di invertire lo stato delle cose, i rapporti di forza nella società ,cambiare finalmente rotta, che oggi ci vede verso la deriva, dopo una serie ininterrotta di sconfitte che si susseguono e ci perseguitano dalla più pesante e storica del 1980 a Torino contro la Fiat che ha avuto valenza e ripercussioni per tutta la classe operaia e lavoratrice in Italia, alla grande truffa degli accordi del luglio 93 con la concertazione, preceduta dalla cancellazione della scala mobile, allo scippo con trucco del TFR, sino alla sciagurata e vergognosa Legge 30, che crea la precarietà non solo lavorativa e contrattuale ma peggio ancora sociale, che porta alla morte non solo sociale nella strage continua delle morti sul lavoro.

Una guerra che ha come ultimo effetto sui lavoratori appunto le morti sul lavoro , l’anello più odioso e barbaro , della catena del potere dello sfruttamento del sistema capitalistico che si esprime con l’attuale sistema neo-liberista che per produrre sempre di più a costi sempre più bassi e per competere sui mercati e mantenersi vitale deve sfruttare fino anche a creare le condizioni dirette o indirette facendo morire o uccidendo lavoratori, per assetarsi come sanguisuga con il sangue di quest’ultimi trattati come merce in ogni dove nel mondo, qui nel nostro paese come in altri paesi a sistema capitalistico in Occidente o in Oriente anche nei paesi, in via di sviluppo ancor di più oggi egemoni sui mercati come India e Cina.

Basta con le morti sul lavoro non può essere solo più uno slogan gridato o un esercizio puramente dialettico, ginnastica da convegni che oggi oramai non vanno più da nessuna parte, bisogna passare all’azione ai fatti non delegando a nessuno la propria salute nei luoghi di lavoro, denunciando laddove c’è un sindacato collaterale all’azienda e piuttosto appoggiando i delegati e le Rls, il sindacato veramente schierato dalla nostra parte.

Riformare le leggi che trattano la salute e la sicurezza nel mondo del lavoro, seppur è stato in parte un atto meritorio da parte del governo di centro-sinistra con il testo unico sulla sicurezza ( una legge discreta non certo rivoluzionaria) non basta se poi lo stesso governo prima di capitolare annacqua la stessa legge su richiesta confindustriale.
Bisogna cambiare l’attuale sistema di rappresentanza sindacale, ci vuole una legge sulla rappresentanza democratica , riformare il sistema di eleggibilità delle Rls che devono essere eletti direttamente dai lavoratori e non nominati dalle OOSS, avere più ore di permessi per quest’ultimi, ritornare ai delegati di reparto o di area contro la dispersione e la mancanza di potere e controllo effettivo delle Rsu.

Io sono di Torino , lavoravo alla TK , operaio ed rsu nel reparto maledetto delle linee dove appunto c’era la famigerata L5 che nella notte del 6 dicembre scorso si è portata via la vita di sette compagni di lavoro di sette uomini .Oggi dopo 11 mesi di lotta per avere giustizia per i compagni uccisi dalla nostra azienda finalmente è iniziato il processo che ci vede costituiti parte civile, un centinaio di operai e fatto storico e rivoluzionario al tempo stesso siamo stati riconosciuti dal giudice in circa cinquanta parte in causa nel processo.

Oggi purtroppo grazie alla nostra tragica vicenda, forse per la prima volta in questo paese dopo più di vent’ anni si è riscoperto che esiste ancora la classe operaia , siamo diminuiti siamo solo circa 7 milioni ma non siamo spariti come parte di questo paese ha cercato di far credere ,la classe dirigente politica filo-padronale, la ex sinistra riformista, il mondo dell’informazione televisiva e della carta stampata anche di sinistra, lo stesso padronato che ci sfrutta e allo stesso tempo ci nega l’esistenza negandoci i diritti di cittadinanza e di lavoratori con la direzione co-partecipazione dei governi che si sono succeduti negli ultimi 20 anni.

L’unica vera emergenza sicurezza in questo paese: è la sicurezza e la salvaguardia della salute dei lavoratori , le chiacchere stanno a zero, la sinistra politica e sindacale, la Cgil ma anche il sindacalismo di base devono alzare il tiro e fare un salto di quantità e qualità nella guerra proclamata dal padronato tutti devono avere questo tema come prioritario e fondante per l’agire politico, cercare di frenare lo stillicidio da bollettino di guerra che vede morire nel nostro paese 3-4 lavoratori al giorno, in particolare i partiti comunisti, che insieme e uniti, devono prepararsi per una lunga stagione di lotte che probabilmente durerà anni di conflitto sociale sapendo che solo con le grandi stagioni di lotte sociali si sono ottenuti i diritti nei decenni precedenti e di cui in parte gioviamo ancora oggi.

Una tappa di tutto ciò potrà essere il 6 dicembre anniversario della strage alla TK con una giornata di ricordo e commemorazione ma anche di rivendicazione con un corteo che stiamo organizzando e che ci auguriamo abbia una grande partecipazione di massa per non solo ricordare ma rivendicare che siamo prima di tutto uomini e poi operai e perché la gente reale non muore mai.


Ciro Argentino, RSU ThyssenKrupp (Torino)



Mercoledì, 15 ottobre 2008