A proposito di laicità

di Loriano Bonora, Roberto Iengo, Giuseppe Mussardo, Sergey Petcov, Giulio Bonelli

Ancora sui fatti dell’Università di Roma La Sapienza


È passato un po’ di tempo dall’episodio dei 67 professori della Sapienza che con la loro lettera vecchia di due mesi hanno involontarimente dato origine una tempesta mediatica tanto inaspettata quanto violenta. Si sono scatenati su di loro la pessima politica e la pessima stampa e TV che purtroppo ci affliggono quotidianamente. Ma ci sono stati anche interventi sensati ed articoli chiari, che hanno portato luce sulla vicenda.

Facciamo riferimento in particolare agli articoli di Pietro Greco, Giorgio Parisi, Stefano Rodotà e Paolo Flores d’Arcais. È ormai appurato che i 67 avevano tutto il diritto di mandare la loro lettera, che si trattava di un fatto interno alla vita universitaria, che il rettore ha una gran parte di responsablità per aver fatto degenerare la situazione, che al Papa non è stato impedito niente, che la scaltra strategia vaticana ha approfittato dell’episodio per ottenere una facile vittoria mediatica aiutata da una stampa e da una classe politica incredibilmente succubi (con rare eccezioni), e che, per ottenere questo, i 67 sono stati sottoposti ad un ignobile linciaggio mediatico.

L’offesa fatta a loro la sentiamo come un’offesa fatta a tutti noi. Si è evidentemente consumata una rottura tra il mondo scientifico e la cosiddetta "opinione pubblica". Se noi, docenti della SISSA, torniamo su questi fatti è per analizzare e chiarire alcuni punti che secondo noi sono all’origine di questa frattura, punti che, anche negli interventi più favorevoli, sono rimasti un po’ in ombra.

Il primo riguarda il rapporto tra scienza e fede. Scienza e fede appartengono a sfere diverse e ben distinte dell’attività e del pensiero umani ed è bene che tali rimangano. I tentativi recenti di commistioni tra le due non possono che portare confusione e danni per entrambe. Si è detto che il Papa è una grande autorità spirituale. Ma è proprio questo il punto: la nostra attività di scienziati e docenti consiste nel produrre e insegnare scienza, non spiritualità. Non chiediamo mai ai nostri colleghi o ai nostri studenti quale sia il loro credo religioso. Queste questioni, quando si fa scienza, sono off limits. Il rapporto della nostra attività con una eventuale fede religiosa va risolto da ognuno di noi in completa autonomia. Per questo una visita del Papa può interessare al privato di una parte di noi ma non riguarda l’ambito della nostra attività in quanto scienziati.

A questo va aggiunto che questo Papa ha rivendicato più volte in maniera non ambigua la superiorità della fede sulla scienza. E che queste non siano parole vuote ce lo fa capire con la sua posizione sul processo a Galileo, sul quale, non solo non chiede scusa come ha fatto il Papa precedente, rivendica la giustezza della posizione della Chiesa (vedi l’intervento di Parisi). Non è perciò sorprendente che questo Pontefice non sia ben visto da molti nell’ambiente scientifico.

Un altro aspetto della vicenda dei 67 su cui vorremmo soffermarci sono i suoi risvolti internazionali. Con grande sorpresa di chi aveva paventato una condanna internazionale "per la censura al Papa", l’episodio è stato quasi ignorato dai media non italiani, che, semmai, hanno manifestato sorpresa che qualcuno in Italia abbia avuto il coraggio di opporsi al Papa. È evidente la discrasia tra i media italiani e quelli stranieri. Nei grandi paesi moderni il Papa è rispettato sì, purche’ resti nei limiti dei suoi compiti. La scienza al contrario ha uno status molto più importante che in Italia. I media italiani si sono dimostrati incredibilmente impreparati e hanno messo in evidenza tutta la loro ignoranza. I 67 sono stati presentati come "professorucoli" o anche peggio. La verità è che tra quei "professorucoli" ci sono alcuni tra i nomi più famosi nel campo della fisica attuale. Qui è evidente la differenza tra il mondo della scienza e quello rappresentato dai media italiani.

La fisica italiana (perché sono stati soprattutto i fisici a essere messi sotto accusa) ha sempre avuto come orizzonte il mondo intero e la comunità scientifica internazionale. Non si è mai sognata di rinchiudersi nei confini italiani. Un giovane fisico italiano inizia il suo curriculum conquistandosi un post-doc all’estero. Il problema di ogni ricercatore è di farsi apprezzare in giro per il mondo. Molti studenti e professori alla SISSA vengono dall’estero e tutti noi viviamo con enorme disagio il soffocante provincialismo dei media italiani, della politica italiana, per non parlare di certe convulsioni razziste della società italiana. Ecco, questo è quello che balza di più agli occhi in questa vicenda dei 67. Un mondo politico e dei media ossessivamente ripiegati sul proprio ombelico, degli intellettuali candidamente alla ricerca di un nuovo Medioevo, una gerarchia ecclesistica che non si vergogna del proprio passato inquisitorio, ma anzi torna a rivendicarlo, contrapposti all’universo della scienza, che, in Italia, avrà molti difetti, ma almeno e’ aperto alla modernità.

Siamo coscienti che da questo episodio esce l’immagine di un mondo scientifico italiano ridotto in un angolo, di una scienza vilipesa, di una cultura scientifica minoritaria. Ma anche la consapevolezza che la scienza è una delle poche possibili ancore di salvataggio di un paese completamente alla deriva.

Loriano Bonora, Roberto Iengo, Giuseppe Mussardo, Sergey Petcov, Giulio Bonelli

Le petizioni online:

http://www.petitiononline.com/386864c0/petition.html

http://www.osservatorio-ricerca.it/nuovo/index.php?H



Venerdì, 15 febbraio 2008