Politica
Da un tradimento all’altro

di Rosario Amico Roxas

Prosegue imperterrito lo sfascio della politica, con l’aggravante di un tentativo balordo di assimilare le dimissioni del governo Prodi alle dimissioni da governatore della Sicilia di Totò Cuffaro.
Si vuole far passare sotto silenzio la dimensione della condanna penale comminata a Cuffaro, rapportandola alla caduta del governo Prodi.
E’ chiaro che si vuole mimetizzare un evento mai accaduto prima nelle regione a Statuto speciale e non previsto neanche dallo stesso Statuto costitutivo che in questo mese compie sessanta anni.
Lo Statuto non lo prevede…ma perché ?
Lo riteneva un evento fuori dalla portata delle possibilità, oppure lo riteneva tanto ovvio da considerarlo come consuetudine ampiamente consolidata ?
Non dobbiamo dimenticare che finita la guerra, dall’America raggiunsero la Sicilia i rappresentanti delle peggiori famiglie mafiose, ai quali venne affidato l’incarico di prefetto in otto province su nove (la sola che si salvò dalla diretta ingerenza mafiosa fu Caltanissetta, dove fu nominato prefetto l’avv. Arcangelo Cammarata, fortemente sostenuto dal Vaticano).
Prodi si è dimesso in rispetto della Costituzione, quando ha verificato, in Parlamento, che la maggioranza che aveva vinto le elezioni era venuta meno; una dimissione politica non provocata dalla politica e dagli eventi, ma dalla defezione di due insignificanti gruppetti insignificanti in termini di rappresentatività democratica, ma determinanti per mantenere una già fragile maggioranza.
Cuffaro si è dimesso per pudore, dopo che la casta che lo sostiene aveva manifestato, con voto palese, la volontà di mantenerlo nell’incarico, fottendosene della magistratura e del popolo siciliano.
Ma sempre di tradimento si tratta, ed è il tradimento, semmai, che accomuna i due eventi: il tradimento, perché non si può chiamare altrimenti, di Mastella & C. e di Dini & C., al mandato ricevuto dagli elettori, agli impegni assunti, alla accettazione e sottoscrizione di un programma comune, e il tradimento del governatore Cuffaro all’intero popolo siciliano, ai lavoratori, agli imprenditori, alle vittime della mafia; non valgono le parole, contano i fatti.
Anche se la sentenza non riconosce la connivenza attiva alla mafia, esprime una severa condanna per essersi prestato a fare da delatore nei confronti di un mafioso in servizio permanente effettivo, rivelandogli segreti di ufficio, conosciuti nell’espletamento del suo mandato, perché segreti dovevano rimanere le indagini svolte anche con controlli ambientali, che magistrati e polizia e carabinieri stavano svolgendo.
Il governatore, trascurando e tradendo anche i suoi precisi doveri di ufficio, si è incontrato con il mafioso, ben sapendo di compiere un atto gravissimo di delazione, ma non in un incontro casuale, da bar, ma con un appuntamento nel retrobottega di un connivente, di nascosto, segretamente, come è uso tra le cosche criminali.
Anche il tradimento subito da Prodi parte da un altro più consistente tradimento; quello rivolto alla popolazione campana che sostiene Mastella; traditi tutti quei cittadini che non hanno accettato il predominio arrogante del potere e, pertanto, esclusi dai “sorteggi” per accaparrarsi posti di privilegio; tradita la giustizia, tradita l’equità, tradita la buona fede, tradito il diritto al riconoscimento delle capacità, sostituite con una tessera e relativa anzianità.
E’ giunta puntuale la difesa d’ufficio di Casini: "Gli oppositori dovranno presentare le loro scuse, quando Cuffaro sarà pienamente assolto in secondo grado"; si tratta di un auspicio ? Per chi non conosce la Sicilia e la mentalità dominante, potrebbe apparire come un auspicio; a me sembra più un avvertimento, affichè "chi ha orecchie per intendere, intanda".
Anche Dini ha cercato la sponda favorevole; egli necessita di un raggruppamento politico che promette lo scardinamento alla base della magistratura, unica via di ottenere, per la non integerrima famiglia di Dini, assoluzioni fuori dai processi, e a destra sanno bene come fare, ne hanno dato prova con le depenalizzazione del falso in bilancio che diventò il viatico per numerose prescrizioni che hanno salvato lo stesso Berlusconi; prescrizioni svendute come assoluzioni, secondo il teorema di Tre Monti alla luce del quale, in mancanza di condanne, si deve parlare di assoluzioni.
Questo il panorama che stiamo offrendo al mondo intero; questo l’esordio per “riportare l’Italia ai vertici della considerazione mondiale”, come sostiene Berlusconi, con la sua visione personalistica della politica estera, per cui basta un dono di nozze alla figlia di un leader per accaparrarsi la credibilità dell’intera nazione.
Si dovrà ancora a lungo discutere sull’attuale situazione politica italiana che non si presenta con i crismi della trasparenza, bensì con l’ombra ributtante del tradimento.


Rosario Amico Roxas



Venerdì, 25 gennaio 2008