Alex Zanotelli: cosa c’è oltre la vergogna?

di Doriana Goracci

Caro Alex, ti chiamo con il tuo nome, ho letto la tua lettera: ripeti mi vergogno. Ho letto fino alla fine, col fiato in sospeso, pensavo che tu avresti voluto restare tra noi donne e uomini ma tu rimani Padre, come colui che ti rappresenta, il Pontefice. Tu parli, gridi, urli e tanto più il tono delle tue parole è sincero e vibrante, tanto più, le assenze della Chiesa si gonfiano di agghiacciante silenzio. Ma il potere spirituale e temporale ha conosciuto altre assenze e presenze nella Roma caput mundi. Da sempre la Casa che accoglie i cristiani discrimina, giudica, sentenzia: una comunità ostinata a ri-trovare le sue radici storiche e culturali. Perchè rimani, perchè continui la lotta all’interno di questo atroce disegno globale che protegge giustifica tollera tace e acconsente ? Cosa ti fà muovere di sdegno rispetto a Korogocho? Oggi nel mio e tuo Paese si è festeggiato il Corpus Domini: feste di pugnaloni, infiorate, immacolate, un mese di maggio di rose e spine, di fiori putrescenti di menzogne.

Perchè continui a parlare di passato e di memoria se tu per primo continui ad essere nelle fila di chi fece le Crociate contro gli infedeli, di chi oggi ancora fà differenza tra donna e donna, tra uomo e uomo, mettendo alla pari solo coloro che comandano e guerreggiano?

Come fai a parlare di criminale sistema economico-finanziario mondiale, se le porte dello Ior, non saranno mai aperte?

Se lo Stato a cui appartieni, chiede il conto e non lo paga mai?

Come puoi non avere vergogna di tutto ciò, così chiaro, così accecante, così miseramente falso e prevaricatore?

Come puoi stare ancora nel Tempio dei Mercanti, a barattare con gli stessi la pace ?

Chi dovrebbe rappresentarci dunque, a chi dovremmo delegare la nostra liberazione e salvezza?

E dimmi ancora Alex, ti vergogni di essere cristiano, o cattolico? Esattamente un anno fà scrissi che se tu fossi stato Papa non avresti scritto la lettera a Prodi, che iniziavi con un Pax et Bonum: era una missiva di pace, lucida attenta e sentita. E ti scrivevo che non si diventa papa o padrone perchè si è buoni e intelligenti e senza profitto.

Ti dicevo anche che si diventa operaio, salariato perchè si ha bisogno del pane, e non si può distruggere chi il pane ce lo dà.

E’ la contraddizione perenne e tu la rappresenti con il tuo lavoro, diventato impegno e missione, missione di pace, come quella governativa, come quella che ha colonizzato e dispensato pane, speranze e preghiere. Tu ci inviti a guardare l’inferno e ribellarci ai professionisti della violenza.

Allora io ti chiedo: sei disposto a ribellarti e denunciare il tuo datore di lavoro?

Sei disposto a scendere in piazza con noi, lì, in quella che porta nome Piazza San Pietro, magari quando fra quindici giorni, si ritroveranno, stringendosi la mano, i due amici George e Joseph?

O ti vergogni e basta?



Doriana Goracci

25.5.2008



Luned́, 26 maggio 2008