Politica
Le campagne acquisti del cavaliere

di Rosario Amico Roxas

Il povero Berlusconi si ritrova impelagato in una campagna acquisti su parecchi fronti, ma non si preoccupa, dispone dei fondi da investire e da recuperare a suo tempo.
La prima è quella che riguarda il Milan, per il quale deve acquistare alcuni giocatori ancora disponibili sul mercato; deve acquistarli per due ragioni, la prima è di rinforzare ulteriormente l’equipe per convincere i tifosi che si tratta di una formazione forte di suo, mentre lo diventa in grazia dei quattrini impiegati, la seconda ragione è quella di sottrarre giocatori alla concorrenza.
Altra campagna acquisti riguarda il governo in pectore che vuole o vorrebbe realizzare.
Se passa la norma che riduce il numero dei ministri e dei sottosegretari sarà un problema, ma certamente troverà la soluzione.
Se per il Milan gli mancano alcune punte, per il governo gli manca un regista che pianifichi l’andazzo. Anticipai ieri che il generale Speciale era entrato nel circuito berlusconiano del riciclaggio e della "raccolta differenziata"; poche ore dopo arrivava la conferma da parte dello stesso generale. Conferma di volersi dare alla politica, ma anticipa che deve riflettere sulle varie proposte che gli stanno arrivando.
La situazione non è limpida e va analizzata con molta attenzione.
Fini e Casini non sono in grado di garantire alcunchè al generale, devono piuttosto pensare a loro stessi per recuperare credito presso il cavaliere e sperare di rientrare dalla finestra dopo essere usciti dal portone. L’unico che può mantenere il canto delle sirene rimane il cavaliere, il quale ha ben chiaro il ruolo da affidare al generale.
Sarà candidato al Senato (per proteggersi nell’ipotesi di una sconfitta elettorale), ma in caso di vittoria e conseguente riappropriazione del governo, ci sarà un posto istituzionale a disposizione del generale.
Ma quale ?
Non potrà fare il ministro delle finanze, perchè avrebbe il compito di tradurre una linea politica in provvedimenti finanziari, cosa per la quale non è all’altezza, e poi Tremonti dove lo mettiamo ?
Al ministero degli Esteri come sogna da sempre ? E di Fini cosa ne facciamo ?
La soluzione emerge da sola, ed è quella che il cavaliere nutre con passione.
Sottosegretario alle Finanze, con delega alla Guardia di Finanza.
Un generale di Corpo d’Armata, che ha comandato l’intera guardia di Finanza, avrà pure generato dei quadri; aggiungendo la veste politica ridiventerebbe il n. 1 incontrastato dell’Arma, la sola arma in grado di condizionare l’intero Paese, con investigazioni mirate, tali da imporsi, sia con la minaccia che con il ricatto.
I risultati di tale manovra sono molteplici: innanzitutto l’azzeramento delle inchieste che riguardano lo stesso cavaliere, quindi l’uso di metodi coercitivi per imporre ad eventuali recalcitranti la linea politico-socio-economica che si sta prospettando.
Il generali Speciale, con la lettera di dimissioni inviata al Presidente della Repubblica, scavalcando il suo diretto interlocutore, ha smesso la divisa del "servitore dello Stato", preferendo la più comoda e remunerativa marsina del servitore di un partito e di un governo che promette di proiettarlo nelle alte sfere decisionali.

Un altro personaggio fu preso dalle alte sfere della burocrazia istituzionale, con il convincimento che avrebbe servito il partito e il governo; si trattò dell’ambasciatore Ruggeri, che da solo dava lustro al governo rabbierciato di Berlusconi; ma quando si trattò di gestire gli accordi con Bush, con le guerre, con la sudditanza agli USA, prefeferì dimettersi (fu messo nelle condizione di doversi dimettere); assunse l’interim lo stesso presidente che potè gestire senza alcuna interferenza, cosa che provocò la scelta di partecipare alla guerra in Iraq, come sedicente missione di pace, ma con il contingente sottoposto al Codice Militare di guerra e sotto il comando inglese, dichiaratamente in guerra; la "coicidenza" volle che contestualmente a queste grandi manovre, arrivassero dagli USA i finanzamenti a mediaset e fininvest (6,5 miliradi di dollari !) che coprirono il 65% del valore azionario e salvarono le stesse da un fallimento annunciato; mentre le azioni decolavano sul mercato guadagnando il 58% nei cinque anni del governo Berlusconi.
Caduto tale governo, quelle azioni in soli sei mesi hanno lasciato sul campo il 45% del loro valore, quindi la presidenza del consiglio vale il 45% del valore delle azioni mediaset e fininvest (e si tratta di miliardi di euro).
L’operazione "generale Speciale" è molto più grave e foriera di pesanti conseguenze tanto pesanti da dare l’impressione di un colpo di Stato non più strisciante, ma alla luce del sole, confortato anche dai dibattiti ai quali il cavaliere viene invitato, ascoltato, e preso sul serio.

Rosario Amico Roxas(raroxas@tele2.it)



Mercoledì, 19 dicembre 2007