[Ringraziamo Maria G. Di Rienzo (per contatti: sheela59@libero.it) per questo intervento.]
Partirei da una proposta semplice, che sembra ovvia ma non lo e: lidea che vorrei mettere in pratica nelle liste e lidea che le donne hanno valore, e che le differenze fra esseri umani, fra uomini e donne, siano esse biologiche o derivazioni culturali, non costituiscono scusante o giustificazione per la discriminazione rivolta contro le donne. Quando le donne vengono trattate come gli esseri umani che sono, ne guadagna la societa intera, a livello economico, sociale, culturale. Ce uninterazione diretta tra il coinvolgimento delle donne nella vita sociale e politica ed il rafforzamento di valori, attitudini e comportamenti che riflettono e propongono modelli di equita e tolleranza. La Dichiarazione universale dei diritti umani (1948) li definisce, oltre che universali, inalienabili ed indivisibili. Tale definizione e molto importante per i diritti umani delle donne: significa infatti che essi vengono applicati ad ogni singola persona in ragione della sua umanita, e significa che vengono applicati in eguaglianza per ciascuno e ciascuna, giacche ciascuno e ciascuna sono eguali nellessere semplicemente umani. Questa premessa egualitaria ha un risvolto storico radicale: anche in base ad essa le donne hanno chiesto riconoscimento politico per la propria umanita e chiunque oggi si troverebbe in serio imbarazzo a dover difendere pubblicamente largomentazione contraria, e cioe che le donne non sono umane.
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Pure resta uno scarto cognitivo, di comprensione e rappresentazione, in ragione del quale, pensando in termini di "pubblico/privato", le donne vengono poste in uno stato periferico rispetto alla partecipazione politica (sono correlate solo o principalmente alla casa ed alla famiglia) mentre il cittadino "tipico" viene di solito descritto e pensato come maschio: il che significa, tra laltro, che i tempi e i modi e i nodi della politica sono misurati su di lui.
Le lenti cognitive servono da filtri: per scegliere, suddividere ed ordinare cio che una persona vede, e cio che una persona comprende. Noi le usiamo, consciamente o inconsapevolmente. Il concetto di guerra "inevitabile" e "giusta", ad esempio, viene filtrato da numerose di queste lenti: dottrine religiose e filosofiche e particolari affiliazioni politiche. Esse contribuiscono a creare le cornici in cui vengono rappresentati gli eventi, e le cornici danno forma alle azioni che verranno poi intraprese. Con questo sistema, alcune questioni vengono abilitate al discorso e al confronto, altre no. Io non dico a chi mi legge o ascolta di abbandonare le proprie lenti, sebbene consigli sempre di esaminare i risultati del loro uso (la cornice che ne risulta e inclusiva o escludente, cooperativa o gerarchica?), chiedo solo venga aggiunta allo sguardo la lente del genere.
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Leffetto principale della natura di genere del conflitto "pubblico/privato" e che le violazioni dei diritti umani delle donne che avvengono tra "privati" individui sono state rese invisibili, nonche considerate come al di la dellintervento pubblico: i governi tendono ad ignorare cio che accade alle donne (violenza domestica, restrizioni di movimento e opportunita) persino ove esistono leggi che proibiscono tali trattamenti. La sfera "privata", infatti, in nome di religione cultura famiglia, garantisce limpunita ai violenti. La violenza strutturale (violenza di genere) che investe le donne ha ricadute pesanti su tutte le loro relazioni, sulla salute loro e delle loro famiglie, e sulla stabilita di una societa che voglia dirsi "civile". Non avremo una societa civile e sicura sino a che non faremo uno sforzo per rigettare la violenza di genere. A chi ha fatto della "sicurezza" furbizia elettorale o gradino verso la barbarie vorrei che le nostre liste dicessero questo: le vite umane sono piu sicure quando le persone sono libere. Libere da condizioni di lavoro pericolose, sottopagate, incerte, umilianti; libere da disoccupazione e da poverta; libere dalla violenza settaria, "etnica", razzista, fascista; libere dalla violenza domestica. Sono, tutte queste, condizioni che le donne (native e migranti) conoscono assai bene, anche in Italia.
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E stato il femminismo a fare definitivamente della violenza di genere un crimine, a spingere perche fosse legiferato in tal senso. Ci siamo riuscite in numerosi contesti, nazionali ed internazionali; in altri stiamo ancora lottando. Abbiamo messo nuove parole nel vocabolario della politica: abuso sessuale, stupro maritale, violenza domestica, molestia sessuale. Ma la violenza, seppure sanzionata penalmente, non e ancora socialmente inaccettabile: ci sono sempre mille e un motivi per giustificarla. E ora invece che diventi una vergogna, che venga ripudiata negli stessi termini in cui la Costituzione italiana ripudia la guerra. E vergognoso che le persone vengano indotte culturalmente ad ammettere, sopportare, usare la violenza nelle proprie vite. E vergognoso che la violenza venga tollerata e istituzionalizzata dallo stato. Abbiamo necessita di una campagna di massa che decostruisca alle fondamenta tutti i miti pericolosissimi che si accompagnano alla violenza di genere (e che in sintesi colpevolizzano la vittima). Abbiamo bisogno di istruire al genere, al rispetto fra i generi, innanzitutto gli operatori che vengono a contatto con vittime e perpetratori di violenza: le forze dellordine, gli avvocati, i giudici, e coloro che lavorano con bambini e adolescenti ad ogni livello, dalla scuola alla sanita pubblica.
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Ecco dunque come sono le liste che io vorrei:
- Inclusive rispetto al genere: un luogo ove donne ed uomini sono partner alla pari nel lavorare per raggiungere scopi di cui tutti beneficiano. Percio lavorano per lintegrazione fra diritti civili e politici (autodeterminazione, diritti riproduttivi, partecipazione politica) e diritti socioeconomici (casa, salute, lavoro): spesso le donne non godono abbastanza di questi ultimi per essere in grado di esercitare i primi.
- Comunicative: gli individui si parlano lun laltro di cio che considerano importante. Ognuno ha un contributo da dare in questo senso, e le liste restano luoghi aperti in cui si discute non solo di cio che accade in Parlamento, muovendosi dalla socializzazione informale e dalla contrapposizione di opinioni ad unattitudine ricettiva in cui si parli dopo aver riflettuto e si ascolti con molta attenzione.
- Concrete: una delle funzioni principali di un gruppo inclusivo e comunicativo che voglia fare politica e la definizione degli scopi da raggiungere. Per fare questo, e necessario impegnarsi in processi di apprendimento e, allo stesso tempo, in nuovi modi di condividere il potere. Le situazioni di rischio ambientale e degrado ecologico vanno affrontate con urgenza assoluta: sempre che vogliamo continuare a vivere su questo pianeta, beninteso.
- Democratiche ed egualitarie: in una societa politica comunicativa, partecipata, le persone si rispettano e valutano quali interi esseri umani. A livello internazionale, mi aspetto che questo si rifletta nel premere per lorganizzazione di conferenze di pace ovunque sia in corso un conflitto, conferenze che includano esplicitamente le donne oltre che tutte le ong e le strutture della societa civile.
- Coerenti: "il fine non giustifica i mezzi" e un principio di comportamento etico ben conosciuto in tutto il mondo. Semplicemente, come ricorderete, "non si usano gli attrezzi del padrone per smantellare la casa del padrone" (Audre Lorde), ma non perche noi ci riteniamo piu belli e piu buoni di lui: non vogliamo assomigliargli, ripetere cio che lui ha fatto, sbagliare anche noi. Useremo altri attrezzi, costruiremo edifici differenti. Vi e una strettissima relazione tra fini e mezzi come chiunque abbia solo annusato la parola "nonviolenza" sa benissimo. Inoltre, scopi raggiungibili non possono essere definiti senza la disamina onesta delle risorse umane e materiali a disposizione.
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Poi, ma questa e la giocoliera che fa capolino in me, mi piacerebbe che fossimo un po folli e, sapendo collegarci a da dove veniamo, dove siamo e dove vogliamo andare, avessimo fiducia nel futuro, e la suscitassimo in altri. Tratto da Notizie minime de La nonviolenza è in cammino
proposto dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac@tin.it
Arretrati in: http://lists.peacelink.it/
Numero 377 del 26 febbraio 2008
Marted́, 26 febbraio 2008
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