Le elezioni del 13 maggio 2001

 TUTTE PER LA SINISTRA, TRANNE CIELLE. IL VOTO DELLE ASSOCIAZIONI CATTOLICHE

 

Dal sito di ADISTA n. 31 2001

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30866. ROMA-ADISTA. I toni sono fra loro profondamente diversi ma, alle prossime elezioni, il consenso delle associazioni e dei movimenti laicali di ispirazione cristiana andrà in prevalenza alla coalizione di centro-sinistra. È quanto sembra emergere dalla lettura dei documenti e delle riflessioni pre-elettorali che presidenze e segreterie stanno diffondendo in queste settimane.

Azione Cattolica: i diritti di tutti valgono più della "roba" di pochi

"L'appuntamento delle prossime elezioni non può trovarci in silenzio e tanto meno distratti", si legge in una riflessione ("La fatica di capire") della Presidenza nazionale dell'Azione Cattolica indirizzata a tutti i soci e pubblicata sul numero di aprile di "Segno nel mondo". Il "disinteresse" e il "disorientamento" di molti credenti non può far dimenticare "che la politica con le sue scelte costituisca un banco di prova - certo non l'unico - per la nostra responsabilità di laici credenti", scrive la Presidenza di Ac, soprattutto "quando ci sentiamo assediati da una politica che sembra avere l'ossessione della 'roba', della tutela degli interessi invece che dei diritti, che sembra ridursi a uno spettacolo che riguarda pochi". "Occorre imparare a considerare la politica come un'esperienza del possibile e del limite, delle realizzazioni parziali, come sono tutte quelle che avvengono nel tempo, eppure da non disprezzare nella loro provvisorietà; e imparare a coltivare le realizzazioni possibili con pazienza". Pur nella diversità delle posizioni e delle scelte ("anche all'interno della nostra Associazione"), esistono dei punti di riferimento: "ci interessa capire in che modo i programmi politici pensino di affrontare 'lo scandalo delle società opulente del mondo di oggi, nelle quali i ricchi diventano sempre più ricchi e i poveri sempre più poveri'; in che modo i programmi pensino di affrontare 'il compito (…) di piegare le leggi del mercato selvaggio alle leggi della giustizia e della solidarietà'; in che modo pensino di garantire il rispetto del 'diritto alla vita' (…) o a quale modello di famiglia essi intendano rifarsi. Insomma, il modo di pensare al bene comune, e di progettare il graduale realizzarsi". E oltre ai contenuti, bisognerà fare attenzione a "distinguere i programmi dagli slogan demagogici, la partecipazione dall'immagine, la passione politica dall'arroganza".

 

Meic: uguaglianza, solidarietà e laicità. I criteri per un buon voto

Usa parole forti il Meic, con un articolo firmato da Lorenzo Caselli, il presidente nazionale, che verrà pubblicato sul numero di maggio di "Coscienza", valido come orientamento in vista delle elezioni. "Molte sono le cause della crisi della politica - si legge -: un individualismo borghese e neoliberista che guarda con indifferenza alle diseguaglianze sociali, alle povertà vecchie e nuove che alimenta, ed è alimentato da una pseudo-cultura egoistica, spregiudicata, succube alle pressioni mass-mediatiche ('). Il Meic è interessato alla politica e al suo destino. La dignità della politica chiede di essere rifondata evitando di cadere tanto nella trappola di un efficientismo senza orizzonti, quanto di fondamentalismi che attraverso la spettacolarizzazione e la personalizzazione fanno perdere il senso del discernimento e della mediazione (…). La stessa difesa di spazi ritenuti essenziali e di valori irrinunciabili non può far perdere di vista l'impostazione di un progetto complessivo, nel quale stare dentro con coraggio e determinazione (…). Nella complessità e problematicità della storia può talvolta essere opportuno tollerare il male minore, ovvero cercare di realizzare il bene realisticamente fattibile". Proclamando la "non indifferenza" del movimento alla campagna elettorale, Caselli scrive che "il Meic, nella sua storia, nella sua responsabilità e autonomia laicale, ha sempre guardato con attenzione e simpatia alla presenza e all'evoluzione di quelle specifiche forme che chiamiamo cattolicesimo democratico. Riteniamo che esso possa mettere molto sul piano della vita politica italiana, concorrendo a dare ad essa anima e intenzionalità strategica attraverso l'affermazione di alcune idee forza: partecipazione, uguaglianza, solidarietà nella sussidiarietà, il lavoro come fondamentale diritto di cittadinanza, la laicità della politica, il camminare insieme con persone di buona volontà"

 

Focolari: trasparenza nei finanziamenti e nei comportamenti

"La prima scelta da compiere è quella di recarsi alle urne", scrive il Movimento dell'unità (nato all'interno del Movimento dei Focolari come gruppo più attento ai temi politici) in una riflessione ("Tempo di elezioni: come viverlo") pubblicata su "Città Nuova" (10/4). "I motivi di disaffezione sono molti; ma rinunciare al diritto-dovere del voto non può che aggravare la situazione", per cui proponiamo, a quanti fossero tentati dall'astensionismo, "di capovolgere la situazione: mantengano pure l'atteggiamento di critica radicale, ma lo usino per scegliere con rigore, non aspettando il momento di entrare nella cabina, ma partecipando attivamente alla campagna". Fra i criteri di valutazione indicati dal movimento si prendono in considerazione sia i candidati che i programmi. Punire i candidati che utilizzano "comportamenti aggressivi" e favorire quelli che dialogano direttamente con i cittadini; e va tenuto conto anche "dell'aspetto economico della campagna: dichiarano la provenienza dei finanziamenti? Spendono in maniera misurata o eccessiva? Sono circondati da faccendieri o hanno coagulato intorno a sé dei volontari che credono nelle loro idee?" I programmi: la comunicazione di massa ha bisogno di slogan, "ma può succedere che dietro uno slogan che proclama un valore non ci sia molto di più. Oppure che un valore venga agitato come specchietto per le allodole per richiamare il consenso di un gruppo, senza che questo gruppo si preoccupi del resto del programma. È un trucco usato, spesso, nei confronti dei cattolici, davanti ai quali si sottolineano valori fondamentali come quelli della vita e della famiglia, da una parte, o della solidarietà dall'altra, oscurando il resto. Ma l'umanesimo cristiano è completo, è interessato a tutti i valori umani, vissuti e scelti nel loro insieme: la vita e la famiglia sono certamente fondamentali; ma anche la tutela dei più deboli e la solidarietà sociale, la libertà di iniziativa, la democraticità dell'informazione. (…), è attento ai rapporti: non solo tra le persone, ma tra ceti sociali e tra Stati: qual è la posizione del candidato in merito alla pace, alla cooperazione internazionale, all'accoglienza degli immigrati? È favorevole ad una sempre maggiore integrazione europea e al potenziamento degli sforzi internazionali per garantire lo sviluppo? È consapevole dell'importanza del rispetto e della valorizzazione dell'ambiente?".

 

Pax Christi: votare centro-sinistra per fermare una destra "inquietante"

Non risparmia critiche alla sinistra, pur riconoscendosi esplicitamente nei suoi valori ("il nostro modo di guardare alla pace come 'opera di giustizia', l'individuazione della causa della miseria dei popoli nella mondializzazione del capitale e dei mercati, i danni scellerati del neoliberismo, l'anelito per la liberazione autentica dei popoli' pur ispirati al Vangelo del Risorto sono patrimonio condiviso dalla parte politica che si riconosce nei valori storici della sinistra", si legge in un editoriale di "Mosaico di Pace" del giugno 2000; v. Adista n. 49/00), Pax Christi. Ma si tratta di critiche 'da sinistra' ad una sinistra che sembra aver dimenticato quei valori, sacrificandoli sull'altare della governabilità. "A complicare la scelta per la prossima tornata elettorale - scrive Tonio Dell'Olio, segretario nazionale di Pax Christi ("Mosaico di Pace", novembre 2000) - vi è il fatto che un ampio schieramento delle forze rappresentate in Parlamento ha compiuto scelte che vanno in una direzione chiaramente incline a un rafforzamento della logica militare e di guerra", prima fra tutte la guerra in Kosovo con la Nato. "Detto ciò, che facciamo? - scrive Sandro Bergantin ("Mosaico di Pace", febbraio 2001) -. I segni negativi sono tali da impedirci di esercitare un discernimento sull'insieme della sfida che il nostro Paese dovrà affrontare per i prossimi 5 anni? Io credo che l'altra faccia della medaglia ci dovrebbe ancor più spaventare. E per dirla qui con Enrico Peyretti, 'la guerra del centro-sinistra è imperdonabile'. 'E tuttavia, voterò questo centro-sinistra che non si è pentito del crimine'. 'Perché gli perdono quella che è una contraddizione rispetto a ciò che resta dell'idea di sinistra, mentre se vincesse la destra, la guerra e anche la violenza strutturale e la violenza culturale dilagherebbero'. Il solo pensiero di svegliarci una mattina con Berlusconi capo del Governo, Bossi ministro degli Interni e Storace a capo della Pubblica Istruzione, credo dovrebbe inquietarci assai".

Comunione e Liberazione: l'andreottiana politica dei "due forni"

Una politica a servizio della costruzione del Regno di Dio. È quanto auspica Comunione e Liberazione in un editoriale ("Una questione di potere") pubblicato sul numero di aprile di "Tracce". "Dio ha dato potere agli uomini perché lavorino alla Sua creazione attraverso l'impegno nell'ambito dei propri talenti, della propria famiglia, della società, fino a quella 'forma esigente di carità' - così ne parlò Paolo VI - che è la politica. Con la Pasqua si chiarisce a cosa serve il potere dell'uomo: non per la morte, ma perché sia affermato l'infinito destino di ciascuno, anche del ladrone". La traduzione in termini di voto arriva da un documento sulle elezioni ("Libera società in libero Stato") della Compagnia delle Opere (il braccio economico-politico di Cl), che ci è stato inviato dall'ufficio stampa di Comunione e Liberazione insieme all'editoriale di "Tracce", la cui parola d'ordine è 'tutto il potere al non profit'. "È pubblico tutto ciò che serve a tutti, anche se non sono lo Stato o i suoi apparati a gestirlo direttamente", si legge nel documento; nel nome della sussidiarietà, "chiediamo quindi che siano creati i presupposti per vivere in una società in cui la libera iniziativa della persona, delle aziende, delle associazioni e le istituzioni statali collaborino a costruire un sistema sociale pluralista e ricco di risposte ai bisogni". Pieno riconoscimento del non profit (anche giuridicamente) e introduzione dei "buoni servizio (buono-scuola, buono-sanitario, buono-assistenza, buono-innovazione, ecc.)" e di "bonus di tipo fiscale (crediti d'imposta, deduzioni, agevolazioni, ecc)": queste le rivendicazioni della Cdo che assicurerà il proprio sostegno elettorale a "chi è più sensibile a questi contenuti e a una società fatta di persone e non di individui, diversa da quella prefigurata dalla legislatura che sta finendo". E per chiarire ancora meglio, Giorgio Vittadini, presidente della Cdo, spiega al "Corriere della Sera" (21/4): voteremo per la Casa delle libertà, "anche se non crediamo che sia la panacea per i mali d'Italia. In ogni caso il centrodestra è più sensibile ai temi che più stanno a cuore a noi della Compagnia delle Opere". E per il motivo opposto "negheremo il nostro appoggio al centrosinistra, visto che è prevalsa la linea catto-comunista dell'occupazione dello Stato". Ma al di là della nettezza di Vittadini, il mondo vicino a Cl e alla CdO è diviso fra Democrazia Europea di D'Antoni, e soprattutto di Andreotti, e la Casa delle Libertà. Se l'ala milanese-formigoniana sceglie senza dubbio Berlusconi (e a Roma, per esempio, si candida al Senato sotto le insegne di Forza Italia Maurizio Fossati, presidente dimissionario della CdO di Roma), l'ala romana-andreottiana non resiste alle sirene del senatore a vita e candida alla Camera con Democrazia Europea Giacomo Troja e il redivivo Marco Bucarelli (presidente della "Cascina", una delle più grandi aziende della CdO), e al Comune Giovanni Assogna e Giovanni Azzaro (ex assessore dc ai servizi sociali delle giunte Giubilo-Sbardella; vedi anche Adista n. 15/01). Ma per non alienarsi del tutto le simpatie del centro-sinistra, al Senato, sempre a Roma, è candidato (con la Margherita, in quota Democratici) Raffaello Fellah, vice-presidente della "Cascina" e grande amico di Giulio Andreotti.

I non allineati: Fuci, s. Egidio e Agesci

Pur sollecitati, hanno preferito tacere la Fuci e la comunità S. Egidio, mentre l'Agesci "non ha preso una posizione ufficiale e non intende dare direttive ai propri soci". Tuttavia va detto che molti scout sono impegnati (e candidati), a titolo personale, nel centro-sinistra, soprattutto nelle liste dei Democratici di Sinistra, in quota Cristiano sociali.

 


 LE ACLI: PER UN VOTO SERIO E COSTRUTTIVO, NO AGLI INQUISITI, AD ANDREOTTI, DI PIETRO E BERTINOTTI

30867. ROMA-ADISTA. Pende leggermente a sinistra l'ago della bilancia dei voti degli aclisti in vista delle prossime elezioni politiche. Ma è una pendenza minima e tutt'altro che esplicita, risultato di una lettura 'in controluce' del documento della direzione nazionale delle Acli, "Autonomamente schierati. Un voto libero e responsabile per l'Italia di domani", presentato a Roma lo scorso 12 aprile dal presidente nazionale Luigi Bobba. Un documento prudente ed 'ecumenico', che contiene numerosi apprezzamenti per la politica dei governi di centro-sinistra della legislatura appena conclusa (soprattutto quello Prodi), ma che più di una volta strizza l'occhio anche alla Casa delle Libertà, soprattutto nei passaggi riguardanti la famiglia, la scuola privata e il non profit.
Di fronte al "disinteresse", quando non al "disgusto", per la politica e al rischio dell'astensionismo di massa, "le Acli non si rassegnano a questa deriva", si legge nel documento. "Per noi la democrazia è un fatto di popolo. La partecipazione dei cittadini è il sale e il lievito della politica", e per questo solleciteremo tutti "a prendere parte con libertà e con coscienza critica al confronto elettorale", rifiutando sia "una asettica equidistanza", sia "un perdente moderatismo" che si vorrebbe peculiare dei cattolici. Tuttavia, le Acli scelgono di non "schierarsi aprioristicamente per questa o per quella forza politica", bensì di essere, recita la formula coniata per l'occasione, "autonomamente schierati", cioè "schierati su alcuni contenuti chiave per fare dell'Italia un Paese moderno e solidale".
Tre i criteri guida proposti: "la centralità della famiglia nelle politiche sociali e fiscali e la tutela della vita in ogni istante della sua esistenza"; "l'importanza di politiche del lavoro di tipo inclusivo, di una buona scuola per tutti e di una formazione per tutta la vita"; "il ruolo essenziale delle nostre risorse naturali, ambientali e artistiche".
Per quanto riguarda le politiche familiari, "mentre riconosciamo che in questa legislatura non sono mancati importanti provvedimenti", ci sono altre scelte da compiere: "tutela della vita in ogni istante della sua esistenza, un sistema fiscale su base familiare e intergenerazionale, introduzione del quoziente familiare, assegni più consistenti per i figli, mutui a tasso zero per le giovani coppie, regime Irpef dimezzato per i primi tre anni di matrimonio, detrazioni fiscali per la cura e l'assistenza familiare degli anziani, promozione di servizi e politiche del lavoro atte a conciliare tempi di vita lavorativa e familiare, un'adeguata offerta di servizi materno-infantili, l'eliminazione totale della pubblicità dai programmi dei bambini". Alla famiglia, si legano le cosiddette "formazioni sociali intermedie", cioè le associazioni del mondo del Terzo Settore, in favore del quale si chiede l'attuazione delle nuove leggi approvate dal Parlamento uscente e un "Testo Unico sul mondo del non profit". E soprattutto la "piena applicazione del principio di sussidiarietà portando a compimento quanto contenuto nella legge sul federalismo", che "probabilmente non è la migliore delle leggi possibili, ma si muove nella direzione giusta. Ricominciare da capo, bocciando questa legge (come vorrebbe la 'Casa delle Libertà', ndr), vorrebbe dire arrestare ancora una volta il processo di riforma delle istituzioni. Sarebbe senz'ombra di dubbio la scelta peggiore per i cittadini, per le autonomie locali e per le formazioni sociali".
Sul tema del lavoro e della formazione, le Acli chiedono di "investire in modo massiccio nel sistema formativo valorizzando tutti i soggetti formativi e scolastici senza distinzione tra statale e non statale", proponendo, fra l'altro, l'introduzione del "buono scuola", uno strumento, quest'ultimo, caro tanto al centro-destra quanto ai vescovi; e di far "un uso equilibrato della flessibilità", finalizzato soprattutto a "politiche del lavoro di tipo inclusivo, ovvero orientate a tutelare gli esclusi (disoccupati, inoccupati, lavori atipici) e a riequilibrare lo sviluppo verso il sud". L'immigrazione è "una risorsa straordinaria per l'economia del Paese", ma i cittadini immigrati "vanno rispettati e accettati prima di tutto nella loro dignità di persone", senza cedere alle facili equazioni "immigrati=criminalità". "Mai potremo transigere di fronte a proclami politici e proposte di legge che alimentano e moltiplicano la paura e diffondono pericolosi germi di razzismo".
Altri criteri orientativi per il voto del 13 maggio, che esclude "la scelta a favore di forze politiche non coalizzate" (quindi escludendo esplicitamente i vari D'Antoni, Di Pietro e Bertinotti), riguardano direttamente i candidati in campo. "Il nostro voto - si legge - non potrà certo andare a quelle persone che sono state condannate o coinvolte in scandali; non priviligeremo chi in questa legislatura ha cambiato più volte casacca a dispregio degli elettori (…). Avremo un orientamento positivo per quei candidati che sono effettivamente espressione del territorio o che provengono da realtà associative e di volontariato".
Fin qui il documento. Alle domande sulla 'scelta di campo' delle Acli, Bobba è abile a smarcarsi: "Non vogliamo fare il tifo per nessuno - spiega -, né tantomeno essere collaterali ad uno dei due schieramenti. Abbiamo indicato dei criteri orientativi in vista del voto, confidiamo nell'intelligenza dei nostri associati".


 ACLI DI LOMBARDIA: NOI VOTIAMO PER L'ULIVO

30868. ROMA-ADISTA. Alla prudenza della Direzione nazionale delle Acli (v. notizia precedente), si affianca la chiarezza di diverse Acli lombarde che affermano senza sofismi: "alle prossime elezioni, noi votiamo e invitiamo a votare per il centro-sinistra". E il vescovo di Como, mons. Alessandro Maggiolini, si alza per richiamare all'ordine quelle della sua diocesi: voi laici non avete diritto di parola, per i cattolici deve contare solo quello che dicono i vescovi per bocca del card. Ruini.
Lo scorso 10 aprile, il consiglio provinciale delle Acli di Como ha approvato un documento sulle elezioni politiche in cui, dopo aver denunciato che "nel tempo della caduta delle ideologie la politica diventa paradossalmente meno laica", si afferma: "per noi autonomia e pluralismo non possono significare neutralità, autoreferenzialtà ed indifferenza dei cattolici rispetto alla realtà ed ai programmi della politica. Noi crediamo, fedeli alla nostra storia e al Magistero sociale della Chiesa, che è questo il momento di liberarsi dall'involucro del moderatismo che rischia di ingessare la presenza dei cattolici in politica, di renderli marginali ed insignificanti in entrambe le coalizioni, o peggio, di schiacciarli verso una deriva conservatrice". Le Acli comasche invitano i cittadini, e soprattutto i cattolici, a votare, allontanando la tentazione dell'astensione "per disinteresse o per paura di sbagliare" e senza "trincerarsi dietro l'impegno nel volontariato", che "ha un grande valore cristiano, ma non esaurisce le nostre responsabilità". Per "valutare da che parte stare", si indicano 5 questioni: lavoro, sostenibile e per tutti, e "un serio investimento sulla formazione come lotta all'esclusione sociale"; "la famiglia come soggetto a cui rivolgere politiche sociali e serie di lunga durata e la crescita di un welfare municipale comunitario" dove ci sia "attribuzione di responsabilità e riconoscimento di ruolo del terzo settore"; "accoglienza, integrazione, sicurezza, legalità, difesa dei diritti della persona" come basi per "una corretta politica sociale sull'immigrazione", distinguendo "senza processi sommari le persone oneste dai disonesti"; federalismo solidale, tenendo conto che "un localismo diffuso come chiusura che tagli geograficamente i territori ed il Paese ha ben poco da spartire con il federalismo solidale proprio della nostra cultura"; "sviluppo economico e sociale del territorio". Detto questo, "le Acli, in stretta continuità con le posizioni espresse nel passato, a partire dall'impegno di rendere significativa l'esperienza del cattolicesimo democratico nel nostro Paese, ribadiscono la propria collocazione culturale e politica nell'area di centro-sinistra e nella coalizione dell'Ulivo. Le Acli invitano tutti i cittadini a votare i candidati dell'Ulivo ed in particolare quelli che vengono dalle file associative e che hanno maturato le loro scelte politiche nell'associazionismo, nel volontariato e nel non profit".
Parole che non sono affatto piaciute al vescovo di Como, mons. Maggiolini, che appena letto il documento delle Acli, ha diramato un comunicato ufficiale: "A riguardo di tale pronunciamento chiaramente a favore della 'coalizione dell'Ulivo', alcuni fedeli hanno chiesto delucidazioni all'Ordinariato. Pertanto la Curia di Como precisa che sono da considerarsi orientamenti validi per i cattolici soltanto quelli dati dal presidente della Conferenza episcopale italiana, card. Camillo Ruini, in data 26 marzo 2001, e confermati dal comunicato finale del Consiglio permanente della Cei in data 3 aprile" (v. Adista n. 28/01) in cui si afferma che "la Chiesa, e quindi il clero e le varie realtà ed espressioni ecclesiali, non devono e non intendono coinvolgersi con alcuna scelta di schieramento politico o di partito".
Per nulla intimidito dall'invito a tacere di Maggiolini, Franco Fragolino, presidente delle Acli comasche, replica pacatamente ma fermamente: "È più che legittimo che la Chiesa non si schieri ed è altrettanto legittimo che dei laici impegnati nel sociale, pur facendo riferimento a valori chiaramente cattolici, prendano posizioni politiche". Anzi, continua, "sarebbe un bene che altri gruppi cattolici, non di espressione diretta ecclesiale, si esprimessero" ("La Provincia", 13/4).
E se il consiglio regionale delle Acli della Lombardia ha scelto, in una riunione lo scorso 20 aprile, di non esprimere una chiara dichiarazione di voto, altri consigli provinciali lombardi hanno parlato delle elezioni, superando l'eccessiva prudenza delle Acli nazionali ed esplicitando il consenso al centro-sinistra.

Acli di Cremona: votiamo centro-sinistra per difendere la Costituzione e i diritti

"Il capitalismo neoliberista", si legge in un documento approvato all'unanimità il 9 aprile dal Consiglio provinciale delle Acli di Cremona, sta distruggendo le conquiste sociali (diritti del lavoro e stato sociale) del dopoguerra; "conquiste riconosciute anche dalla nostra Costituzione che ha fondato la Repubblica sul lavoro e sui diritti-doveri riconosciuti a tutti i cittadini, senza esclusione. Questa Costituzione corre il pericolo di essere cancellata ad opera di una parte politica che vuole annullare cinquant'anni di storia italiana carichi di sacrifici e impegni per la libertà e la democrazia". "Questo processo di restaurazione neoliberista, in atto da parecchio tempo anche nel nostro Paese, potrà venire accelerato o rallentato a seconda che, alle prossime elezioni politiche, vinca l'uno o l'altro polo. Il centrodestra è una porta spalancata alle pretese liberiste che vogliono lo Stato e il sociale come un'azienda da gestire con criteri privati e competitivi, a favore degli interessi particolari e delle imprese. Il centrosinistra vuole correggere il tiro con una visione sociale di governo, i cui attori (il pubblico, il privato e il terzo settore) concorrano tutti insieme a costruire un progetto di società più compiuta perché attenta anche agli interessi delle fasce deboli. Il valore della persona, della solidarietà comunitaria, della responsabilità sussidiaria, pilastri della Dottrina sociale della Chiesa, sono antitetici alla cultura neoliberista che invece riconosce il mercato come regola, ritiene fisiologici gli squilibri sociali e assegna allo sviluppo il primato sull'occupazione e sull'ambiente". "Come può, chi si ispira ai valori del Magistero sociale - si chiedono le Acli cremonesi - sostenere progetti che sono espressioni di poteri economici dominanti, con una visione solo mercantile dell'Europa, progetti che non condividono le proposte di una democrazia sociale, che parlano di secessione, criminalizzano l'immigrazione, non battono la strada di un federalismo solidale e della riforma delle istituzioni?"

Acli di Varese: il programma dell'Ulivo ci convince di più

Anche la Presidenza delle Acli di Varese, il 18 aprile, ha approvato un "documento politico", invitando gli aclisti e i cittadini innanzitutto a partecipare al voto: "la difficoltà del discernimento, i dubbi o le eventuali delusioni di fronte agli scenari che si prospettano non devono tradursi in disimpegno, in un atteggiamento di autosufficienza o di qualunquismo. La partecipazione alla vita democratica non si esaurisce nel voto, ma non può snobbare l'importanza di questo strumento. Il non voto rappresenta già una prima sconfitta dei più deboli, convalida quella logica dell'esclusione che si allargherà ad altri ambiti, ad altri diritti, coinvolgendo nuovi soggetti". Nel merito dei programmi, le Acli varesine sottolineano alcune priorità: "occorre perseguire una flessibilità sostenibile, un lavoro per tutti, garantire una formazione che trasmetta professionalità ma anche cultura, contrastare l'esclusione sociale e lavorativa, far emergere il lavoro nero"; "la famiglia e le politiche sociali"; "l'immigrazione e le politiche per l'integrazione"; il federalismo solidale e la sussidiarietà, "intesa non come esautorazione o estromissione dello Stato e delle Istituzioni, ma come valorizzazione a pieno titolo delle presenze attive nei vari segmenti sociali a partire dalle realtà locali". Dati questi contenuti, "non è difficile individuare nella coalizione dell'Ulivo quella che ha maggiori punti di assonanza, nonostante le difficoltà che l'attraversano. Una assonanza che la Presidenza provinciale delle Acli invita a condividere anche con il voto, tenendo aperti dei varchi all'interno dei quali operare una doverosa e responsabile azione a volte di stimolo, a volte critica e non solo di piatto e acritico sostegno".


"Il Dialogo - Periodico di Monteforte Irpino" - Direttore Responsabile: Giovanni Sarubbi

Registrazione Tribunale di Avellino n.337 del 5.3.1996