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Un'immagine dell'Assemblea della Cei del 14 maggio 201

Il dopo elezioni del 13 maggio 2001 :Lettera aperta di Mons. Bettazzi

 

Mons. Bettazzi ai Vescovi

"Non schieratevi col Polo delle libertà ma a favore della solidarietà contro la globalizzazione voluta dai potenti e dai ricchi"

Lettera aperta ai Vescovi del Vescovo emerito di Ivrea

 

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Lettera aperta ai Vescovi italiani

 Venerati e cari Confratelli,

tra pochi giorni si terrà a Roma l’annuale Assemblea della CEI, a cui ovviamente non partecipo, non avendo – come emerito – voce attiva e passiva. Mi permetto però di rivolgerVi una fraterna lettera aperta, con un particolare riferimento alle prossime, importanti elezioni.

A Roma avrei potuto ascoltare il Vostro bilancio sul risultato delle elezioni; in anticipo ovviamente rimango in atteggiamento di "par condicio". In realtà, se come vescovi abbiamo mantenuto un comportamento ufficialmente neutrale, ho l’impressione che non siamo riusciti a nascondere – e in pochi casi abbiamo più o meno apertamente manifestato – un atteggiamento favorevole ad uno dei due Poli in lizza tra di loro. Anche nel decalogo con cui abbiamo indicato i riferimenti per una valutazione cristiana dei programmi abbiamo dato precedenza alle scelte teoriche in difesa di valori che una delle due parti ostenta (anche se poi nella pratica spesso è pronta a scavalcarli) o di attenzioni legislative ad iniziative confessionali (di cui peraltro sapranno beneficiare limitati e specifici settori della nostra collettività), relegando agli ultimi posti quelle esigenze di solidarietà che costituiscono una condizione indispensabile per una crescita armonica della nostra società civile e una difesa dei settori più in difficoltà (della "gente comune"), che sono una notevole parte all’interno della nostra società e che – nel mondo – sono larga maggioranza.

Credo oggi il problema sia proprio quello – rilevato ripetutamente anche dal Magistero pontificio - di una crescente globalizzazione che, se cresce senza regole, va a vantaggio dei settori dei più sviluppati e più benestanti dell’umanità emarginando sempre più i settori più umili e più diffusi. Credo che la dialettica politica – nel mondo, ma anche all’interno della nostra nazione – sia tra chi da posizioni di un certo privilegio difende e intende sviluppare il proprio benessere, anche a scapito del resto della popolazione (e alcune recenti decisioni del governo americano circa la difesa dell’ambiente ne danno dimostrazione), e chi si impegna invece ad una "globalizzazione solidale", secondo la felice definizione del Papa, tenendo conto dell’insieme della collettività, e quindi, secondo un’altra felice indicazione (questa volta della CEI, nel 1981), "ripartendo dagli ultimi". Questo implica una differenza di fondo tra chi da una parte mette al di sopra di tutto il proprio profitto, il proprio benessere, anche la propria libertà, controllando (e se necessario riducendo) le esigenze degli altri, e chi, proprio partendo dai settori meno fortunati (della propria nazione, ma poi anche nel mondo), chiede qualche sacrificio a chi sta meglio per poter riconoscere i diritti e le aspettative anche di chi sta peggio.

Non si può far corrispondere questa contrapposizione alla polarizzazione politica tra destre e sinistre; tant’è vero che partiti dichiaratamente di ispirazione cristiana si trovano ormai (ed ovviamente si deve pensare in sincera coerenza) da tutte le parti; ma può comunque risultare chiara una prevalenza di orientamento individualistico o solidaristico.

Poiché questa lettera vi giungerà ad elezioni concluse, credo dobbiamo ricavarne:

1.    nel caso di una continuità con l’attuale maggioranza governativa – e con alcune frange che manifestano diffidenza, se non contrarietà, alle posizioni del magistero cattolico – una maggiore attenzione agli impegni concreti di solidarietà, già evidenti in alcune tappe del pur contrastato percorso legislativo, impegnandosi in un dialogo di collaborazione fiduciosa, anche se è un dialogo difficile ed esposto a facili contestazioni e a critiche strumentali (personalmente ricordo le reazioni – ahimè, non ancora totalmente sopite, dopo venticinque anni – allo scambio di lettere aperte col Segretario del PCI on. Berlinguer);

2.    nel caso, ritenuto diffusamente più probabile, di un cambio di maggioranza, una più chiara affermazione del dovere – umano e tanto più cristiano - di far prevalere la priorità della solidarietà, in una società (ammoniva già Paolo VI nella Populorum progressio, nel 1967!) in cui i ricchi diventano sempre più ricchi e i poveri sempre più poveri. Penso proprio a Giovanni Paolo II che, dopo aver contribuito efficacemente alla sconfitta del potere appoggiato all’ideologia marxista, ha avuto ed ha il coraggio di denunciare le ingiustizie ed i soprusi del liberismo imperante, responsabile delle ingiustizie, delle guerre, delle violenze diffuse nel mondo (anche nel nostro mondo). Credo davvero che, prima ancora dei diritti della Chiesa e delle sue istituzioni, siamo chiamati a difendere i diritti dell’uomo (e della donna!), i diritti della vita (nascente…e nata) quindi della salute e del lavoro per tutti, anche della sicurezza, ottenuta, prima ancora che con la forza (che ancora una volta privilegia chi sta meglio contro chi sta peggio), proprio con una società attenta ai diritti e alle esigenze di tutti e con una particolare attenzione ai giovani (… "ripartendo dagli ultimi"!).

 Venerati e cari Confratelli, auguri di cuore. Sono con voi, con la preghiera e nella speranza.

 Mons. Luigi Bettazzi - Vescovo emerito di Ivrea

 Ivrea 7 maggio 2001


"Il Dialogo - Periodico di Monteforte Irpino" - Direttore Responsabile: Giovanni Sarubbi

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