Editoriale
Tutti vittime

di Rosario Amico Roxas

Le vittime del rogo di Torino non sono soltanto i morti e i feriti (alcuni gravissimi), nel tragico bilancio bisogna includere anche tutti quegli operai che, adesso, rischiano il posto di lavoro.
Non si tratta di un lavoro pulito, sicuro, ma di un lavoro dove la precarietà non coinvolge il quotidiano, ma la vita stessa; in quell’inferno non è precario il salario, mai abbastanza commisurato ai rischi, ma diventa precario tutto, la vita, la famiglia, l’educazione e il mantenimento dei figli.
La fabbrica era in fase di dismissione, per cui i controlli sulla sicurezza non erano adeguati; ma questa non è un’attenuante, ma un’aggravante, perché implica la consapevolezza dei rischi possibili con le conseguenze puntualmente arrivate.
Il battage dei mass media adesso punta alla commozione, stimola l’emotività, per nascondere e mimetizzare i responsabili dei quali non si parla. Sembra proprio che non esistano responsabili, in attesa che venga organizzato lo "scaricabarile", utile solamente a dilatare nel tempo ogni accertamento e collocare la tragedia annunziata nel novero degli eventi passati, con carichi penali coperti da prescrizioni di comodo.
E’ questo lo "Stato leggero", che non si impiccia dei problemi produttivi in nome e per conto della concorrenza sul mercato, della competitività internazionale, dei margini di guadagno, dei bilanci aziendali, molti dei quali legalmente falsificati. Ispettori del lavoro retribuiti in nero dalle aziende come "consulenti" per la sicurezza, cioè controllati e controllori con il medesimo incarico.
Anche questa si chiama "libertà"; libertà dai vincoli, dagli obblighi, dai doveri; libertà dai rendiconti, a cui corrisponde, inversamente proporzionale, la libertà di lavorare per vivere.
Nessuno, ancora,ci ha detto a chi appartiene quella fonderia della morte, chi ha lucrato sulla strage, chi si è arricchito mantenendo i propri operai in quella condizione di temporanea sopravvivenza.
Alla tragedia va ad aggiungersi il dramma della disoccupazione preventivata, così gli operai che sono rimasti coinvolti nel rogo, lasceranno agli eredi le spettanze previste dagli infortuni sul lavoro, mentre per gli altri, quasi colpevoli di non essere rimasti inceneriti, si affaccia lo spettro della disoccupazione.
Si avvicina il Natale, ci siederemo intorno ad una tavola imbandita e ci scambieremo gli auguri; saranno trascorse due settimane, giusto il tempo per dimenticare.

Rosario Amico Roxas
(raroxas@tele2.it)



Sabato, 08 dicembre 2007