Editoriali - Pensare a Kakania /16
La Resistenza delle ACLI di Cernusco

di Mario Pancera

Ci ricorda il 25 aprile. Leggete questa lettera: denunciava i disastri del berlusconismo sul piano umano e sociale. I lavoratori cristiani contano su uomini politici diversi


La lettera che segue è stata spedita agli iscritti e agli amici dopo le elezioni politiche del 2006 dal circolo ACLI di Cernusco sul Naviglio, comune di 20 mila abitanti alle porte di Milano. È un circolo molto attivo, in un paese che, dopo la seconda guerra mondiale, è diventato, come tanti altri in Lombardia, una cittadina industriale, e oggi ha pure una forte presenza multietnica. È passato un anno, ma la lettera è da meditare: ci sono denunce e speranze di lavoratori cattolici. Le denunce riguardano le violazioni del centrodestra, le speranze riguardano il futuro vagheggiato durante quella che è addirittura chiamata «seconda Resistenza».

«Il risultato elettorale del 9-10 aprile - scrivevano le ACLI - ribalta di un soffio la situazione politica precedente e, se i dati diventeranno definitivi, si chiuderà un’epoca tra le più difficili della nostra storia repubblicana.

«Siamo come usciti da una specie di "seconda resistenza": i sindacati snobbati, la scuola ridotta e senza fondi, la revisione della Resistenza, il mondo del lavoro costretto ad una precarietà senza precedenti, l’approvazione di leggi non sempre a tutela di tutti i cittadini, i mezzi di comunicazione, la Magistratura. Il risultato è stato quello di ritrovarci in un’Italia più povera di soldi, di valori e di cultura, costringendo i nostri emigranti all’estero a difendersi di essere italiani. Il voto degli italiani all’estero ha contribuito a ottenere la maggioranza anche al Senato della Repubblica. Il Presidente delle ACLI della Svizzera, Franco Narducci, è stato eletto al Parlamento.

«Ora tocca a noi trasformare l’Italia in un "Paese normale" e lavorare per il "bene comune": acquisire il senso dello Stato che va preso in considerazione e difeso "pagando le tasse ognuno secondo i propri redditi" (Einaudi); tocca a noi lavoratori ed ex lavoratori difendere il lavoro dei giovani e il loro futuro; tocca a noi cittadini collaborare per la gestione più partecipata delle nostre città; tocca a noi, singole persone o famiglie, creare ambienti sereni senza farci travolgere dal consumismo, dai valori "televisivi", dai telefonini; tocca a noi laici fare in modo che le comunità cristiane "siano ciò che l’anima è per il corpo" (lettera a Diogneto).

«La Pasqua 2006 sia ancora una volta vissuta da noi come "un passaggio", una vita rinnovata, una Buona Pasqua.»

Che cosa aggiungere? Dovevamo «chiudere un’epoca tra le più difficili della storia repubblicana», dicono. L’Italia si è rinnovata? La delusione è diffusa, soprattutto tra i cattolici che operano nel sociale. Ora che la Resistenza al fascismo, ricordata il 25 aprile di ogni anno, sembra diventata un mito, una festa in cui si gode, giustamente, per la recuperata libertà, ma in cui si dimenticano lutti e dolori della dittatura, questa lettera scritta con fedeltà ai valori cristiani da un piccolo gruppo di lavoratori, ci mette di fronte alla dura realtà. È un memento, un alto richiamo morale. Chiede a milioni di italiani di mantenere la schiena diritta.
Mario Pancera



Sabato, 21 aprile 2007