Editoriale
La verità che regge

di Mario Mariotti

Sono anni che cerco di rendermi utile ai viventi in difficoltà. Cerco di mantenere tale rapporto estraneo alla logica del dare-avere, ed il mio premio consiste nel riuscire a far abbozzare un sorriso a queste persone, nel quadro delle loro situazioni veramente allucinanti.
Ebbene: vivendo tale tipo di esperienza, la parte più profonda di me stesso si è trovata ad ospitare il pensiero del rifiuto del Dio religioso.
Il Dio onnipotente, che può intervenire e non lo fa; il Dio buono, che resta muto davanti a certe situazioni strazianti; il Dio onnipotente e buono, la cui volontà è all’origine di tutto, sia del bene che del male: questo Dio diventa insostenibile. Uno arriva a pensare che l’enunciato “Non si muove foglia che Dio non voglia” è semplicemente assurdo, che un’intera foresta si sta muovendo contro la volontà di Dio, che se Dio fosse fatto così, con queste caratteristiche del Dio religioso, uno si ritroverebbe a chiedere asilo politico all’inferno, per stare il più possibile lontano da Lui.
Detto questo, e indirizzato il proprio pensiero sul Dio non-religioso, sul Dio di Gesù, sul Padre buono ma non onnipotente, che ha bisogno di noi per fare arrivare a noi il Suo amore per noi, anche qui i problemi non sono certo finiti. In tanti momenti, e in tante circostanze, affiora il pensiero che anche il Dio di Gesù non possa reggere. Tutto il creato è in lotta, con la presenza ad esso strutturale della morte.
La trasformazione storica verso il bene, verso il Regno, è satura di ingiustizia, di sofferenza, di sfruttamento, di male praticato e subito, e Dio dovrebbe sostenere questa sofferenza universale in attesa di una nostra presa di coscienza, e di una nostra conversione, che appaiono rarissime. Come potrebbe, Dio, sopportare questa sterminata sofferenza, e aver la forza di assistere al genocidio blasfemo dei “minimi” ad opera di altre Sue creature, che praticano la violenza anche senza accorgersene, oppure anche per divertimento? E chi può rispondere del fatto che uno, per vivere, deve strutturalmente recare dolore, distruggendo altri viventi per nutrire se stesso? E chi può rispondere del dolore delle bestioline, che si divorano fra loro, che abbandonano i piccini difettosi, che recano e subiscono dolore solo per istinto, per nutrirsi, oppure per gioco?
E chi può rispondere della durezza del nostro cuore, che trasforma il Dio di Gesù nel Dio religioso, per cui le religioni non solo non riescono a contrastare la sofferenza e l’ingiustizia, ma sono spesso esse stesse causa di sofferenza e di ingiustizia, e finiscono con l’usare Dio stesso proprio contro l’uomo? Purtroppo anche il Dio di Gesù fatica a reggersi: è un Dio dei viventi che deve convivere con la morte; è un Dio della condivisione che deve convivere con lo sterminato universo di sofferenza e di violenza operata dalle proprie creature, operatrici ed esposte a destini tremendi e strazianti….
Detto questo, l’universo però non resta vuoto di Dio, o, meglio, vuoto di senso. Se Gesù non regge, la Verità di Gesù regge, regge il laico Gesù testimone della Verità. E quest’ultima, laica, iscritta nel cuore di ogni uomo, si formalizza nella necessità di fare agli altri ciò che si vorrebbe ricevere da loro, si formalizza nella necessità di considerare l’uomo stesso sempre come fine e mai come strumento per altri fini.
Questo è il messaggio che viene dalla Verità, che rivela la malignità strutturale del capitalismo privato e del mercato, che subordinano l’uomo al profitto, che permette di superare le religioni, che può unificare il genere umano, che è in grado di trasformare storicamente questo nostro mondo, ancora spietato e allucinante, in una dimora accogliente e piena dei frutti dell’Amore incarnato, della Verità realizzata. E se ci pensiamo bene, il messaggio del laico Gesù é su questa linea. Mentre infatti i servi servono il Padrone, (il Dio delle religioni), i figli sono le mani, i terminali del Padre per fare la Sua volontà, mani per trasformare il mondo in Regno. Tutte le volte che Gesù, nei Vangeli, parla dei gli uomini come servi di Dio, non è certo Lui a parlare, ma gli Evangelisti e le prime comunità cristiane, col condizionamento della loro cultura religiosa. I figli, visti con l’occhio laico dell’uomo, sono la continuità, la resurrezione, l’eternità dei padri; e se sono animati dallo stesso Spirito, che è Uno come la Verità, è Lui o Lei che opera attraverso di loro.
Gesù ci annuncia un Dio che ci è Padre, e ci parla di Padre e di figli; perciò vuole essere testimone della Verità, che ci sostanzia nella logica dell’Incarnazione (il Padre opera attraverso i figli), logica laica e logica di condivisione, dato che “l’amatevi fra voi come Dio vi ama” corrisponde al “fate agli altri ciò che vorreste che gli altri facessero voi”; oppure, “considerate le altre creature sempre come interlocutori, e mai come oggetti da usare e da gettare”.
E, a questo proposito, potrebbe essere illuminante un’altra riflessione. Dato che di veri atei non se ne conoscono, perché tutti quanti hanno un qualche Dio-idolo a servire (in genere noi siamo il Dio di noi stessi), l’unico vero ateo strutturale che esista è Dio, il quale, essendo Dio lui stesso, non ha un Dio, non può avere un Dio.
Ma Gesù dice, ad un certo punto, di essere venuto non per essere servito, ma per servire (gli esperti troveranno fra le righe dei Vangeli questo messaggio). Ma se Gesù e Dio incarnato, ed è venuto per servire l’uomo, sembra quasi che Dio non sia ateo, ma abbia come Dio l’uomo stesso…
Sembra quasi che il Dio di Dio sia l’uomo stesso, che siano le creature del Padre buono, il quale le ama incondizionatamente, ma a bisogno di loro stesse per concretizzare il proprio amore per loro.
Questa riflessione, estemporanea nella forma, ma probabilmente non nella sostanza, (dato che, per amore, Egli manda il Figlio ad affrontare il proprio assassinio pur di liberarci dalla religione), dovrebbe portarci ad nutrire perlomeno un grande rispetto per gli altri viventi, a farci superare la logica religiosa del dare-avere, a farci prendere coscienza della necessità, da parte di noi stessi, di incarnare la Verità, e che Amore-Condivisione.
Ma il problema rimane, estremamente complesso e semplice insieme: è facilissimo servire Dio e condividere virtualmente con Lui; è durissimo servire l’uomo, gli altri viventi, e condividere concretamente il frutto dei propri talenti con loro, tenendo gli ultimi come riferimento.
Qui in messaggi, delle letture, le conferenze, i corsi di aggiornamento, gli studi, gli approfondimenti, le ricerche, le preghiere, le benedizioni, l’armamentario liturgico-sacramentale non contano.
Bisogna avere gli occhi per l’amore ferito, bisogna rimanere coinvolti e travolti dalla compassione, bisogna ritrovarsi dalla parte degli altri, di chi subisce violenza, degli innocenti che soffrono…
Allora ci si ritrova ostaggi, si cerca di fare il possibile…..



Mercoledì, 24 ottobre 2007