Editoriale
Il premio di un sorriso

di Mario Mariotti

Perché, caro Creatore, hai creato questo caos? Basta che aumentino o diminuiscano a livello patologico i componenti chimici che sottendono al buon funzionamento del nostro cervello, ed eccoci a dover scegliere fra tre nomi, Altzaimer, scherosi o demenza senile, per definire una condizione esistenziale che include aspetti che oscillano fra il penoso ed il terribile. Quando poi il bipede umano è sano e funziona regolarmente, ecco che saltano fuori degli apparati digestivi che riescono a ingollare delle situazioni che gridano vendetta al cospetto anche del più sordo dei Creatori e il tutto senza fare una piega, (penso alle migliaia di persone, uomini, donne, vecchi e bambini che passano la vita nelle discariche delle grandi metropoli del pianeta, per raccogliere quello spicciolo che permetta loro di continuare questa loro vita che è un’agonia).
Le religioni starnazzano le loro liturgie, il vicario del Figlio dell’Uomo non ha dove posare il capo se non nella reggia vaticana, o a Castel Gandolfo, o a Lorenzago; a messa i ricchi e i poveri si autocertificano entrambi alla sequela di Dio-Condivisione; qualcuno sgozza il prossimo in nome di Allah misericordioso, come qualcun altro torturava i comunisti ed i sindacalisti in nome del Dio di Gesù; in Terra Santa c’è stato un tale uso di violenza e prevaricazione che le stesse vittime si sono messe a massacrarsi fra loro, non distinguendo più chi sono i responsabili della violenza; chi giura sulla Bibbia per riverire ed ingrassare Mammona deve continuare a trovare dei “cattivi” per potersi autodefinire come il buono, il democratico, il difensore dei diritti umani, attraverso l’esercizio delle guerre preventive o delle strategie della tensione made in CIA; e tutto sotto lo sguardo vigile del Creatore, che sarebbe al tempo stesso sia onnipotente che misericordioso.
Ma questo, caro Creatore, non sarebbe niente: le creature lavorano infaticabilmente per i “Beati li indefinitamente ricchi”, cioè per l’opposto di quello che corrisponde alla Tua volontà, e quindi è giusto che si godano l’inferno che esse stesse si dilettano a partorire.
Ma come la mettiamo con la sofferenza degli innocenti, dei piccini, dei malformati, delle vittime delle malattie genetiche e via di seguito? E chi ha messo a punto, caro Creatore, il meccanismo strutturale che determina la sequenza allucinante dell’agonia di creature da silicosi o da tumori, che pian piano estinguono la capacità respiratoria dei malati? A questo punto parlare di bellezza del creato diventa assurdo come definire l’uomo come essere intelligente, fatto a immagine e somiglianza di Te. E dove mettere il macigno del dover vivere recando dolore e portando morte ad altri viventi? Come riuscire a fare di se stessi pane per gli altri senza trasformare altri viventi in pane per noi? E poi la sofferenza delle bestioline. E poi il nazismo della natura, che esclude e lascia morire il più debole. E poi la continua lotta di tutti i viventi per poter esistere e determinarsi secondo se stessi, ed ecco quindi la competizione perpetua. E poi il dolore recato per hobby, (cacciatore, corride, combattimenti fra cani e galli, pesca sportiva, palii e via di seguito), o gratuito per passarsi il tempo o per fare qualcosa di diverso (sassi dai cavalcavia), per alienazione o insensibilità…
E poi ce ne sarebbero ancora, ma io mi fermo qui, caro Creatore, e, se ci sei, Ti chiedo conto, e, se ci sei posso farlo, perché sono frutto, sono espressione della forza prorompente del Tuo amore, che ha portato le creature, io stesso con loro, alla dimensione della esistenza. A questo punto io non posso sapere cosa mi risponderesti Tu, ma posso dirti il messaggio che io vorrei sentire da Te, messaggio che nonostante tutto, continua a darmi la forza non di credere, ma di agire.
“Cara creatura, Io non ho creato, tu sbagli il tempo del verbo. Io sto creando, sto facendo il creato, Io sto ancora creando e tu hai ragione a dire che siamo nel caos, ma Io sto ancora creando e mi sono dato da fare, a prezzo di enorme sofferenza, per farti sapere che le mani che dovranno trasformare questo caos in Regno, cioè nel creato definito e compiuto secondo Amore, sono le tue, sei tu, siete voi creature, mio corpo in cui io possa prendere corpo e operare secondo Me stesso.
Cara creatura, ti chiedo perdono di averti dato un cuore così chiuso ed una mente così opaca, per cui tu sei il dio di te stesso e fatichi ad aprirti alla compassione, e sei estremamente esposto all’alienazione religiosa ed alle lusinghe del principe di questo mondo, sua santità Mammona, idolo della ricchezza e del potere.
Sono vicino a te, me ne sto dentro di te, e quando ti indigni e ti dai da fare per togliere la sofferenza e portare il necessario e la gioia, io e te diventiamo una cosa sola, anche se tu non te ne rendi conto, anche se non pensi a me; e la sofferenza è la nostra, e l’indignazione è la nostra, e l’impegno è nostro ed anche la tristezza e la malinconia sono nostre… Cara creatura, sto crescendo con te, tu sei il luogo e il tempo della mia operatività creativa e bisogna che un po’ ti fidi di me. Quando mi sono incarnato come Figlio, te l’ho detto che io ti sono Padre. Pensami come padre, insabbia i caos religiosi, ama e condividi, costruiscimi nel mondo togliendo spazio alla sofferenza e all’ingiustizia. Per adesso la materia è più forte, e così la cattiveria degli uomini, ma non sarà sempre così. Insieme, la Vite e i tralci, porteranno frutto ai tralci, e la gioia dei tralci sarà la gioia della Vite, e il mondo nuovo secondo Amore riuscirà a saziare ogni vivente, senza portare dolore ad altro vivente”.
Che bello, Signore, se tu ci fossi e se mi dicessi questo.
Voglio però concludere dicendoti una cosa anche nell’eventualità che Tu non ci sia ad ascoltarla. La sofferenza, il dolore, l’ingiustizia, la lotta universale sono tali, che forse non può esistere un Dio tanto forte, un Padre tanto determinato, da riuscire a farsene carico.
Il pigolio del pulcino che viene lasciato morire e buttato dal nido, i pulcini che massacrano quelli di loro che sono feriti e in difficoltà, sono il manifesto della sofferenza e della crudeltà del creato. Lasciamo stare poi la cattiveria degli uomini, soprattutto quella praticata in tuo nome. È difficile pensare che un Padre abbia organizzato quello che genera infinito dolore, e che riesca a sopportarlo. Tuttavia, Tu ci sia o no, la sofferenza che togliamo, il necessario e la gioia che portiamo, sono state e restano preziose. Abbiamo fatto quello che avremmo voluto ricevere, e abbiamo anche qualche sorriso. Basta questo, e se Tu ci sei, basterebbe anche a Te, e noi dovremmo continuare il lavoro insieme. Ce n’è tanto da fare.

7 GENNAIO 2008



Martedì, 08 gennaio 2008