Editoriale
PERCHE’

di Aldo Antonelli

“Chi semina vento raccoglie tempesta”!
A me non piace ricorrere ai detti o citare proverbi perché li ritengo la tomba della ragione, una sorta di cristallizzazione della pigrizia mentale. Ma questa volta il detto/proverbio mi si è presentato immediato e spontaneo nella sua apoditticità.
Quando ci si ingolfa in un processo di sovraesposizione, mediatica e/o politica che sia, non ci si può che aspettare una reazione altrettanto alta di intolleranza e di insofferenza.
Da troppi anni andiamo assistendo ad una prevaricazione da parte della gerarchia ecclesiastica che mortifica la politica, emargina la diversità e condanna l’altrui pensiero. La brama ossessiva e possessiva nel rivendicare privilegi ed esenzioni, finanziamenti e protezioni; gli interventi altezzosi sul parlamento perché legiferi a suo (di lei Chiesa) piacimento; la miopia tutta autoreferenziale nel non scorgere valori là dove laicamente pur ci sono; tutto ciò ha contribuito a infliggere nella Chiesa una mutazione genetica tale da rendere difficile scorgere sul suo volto i lineamenti di quella comunità nella quale “le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini d’oggi, dei poveri soprattutto e di tutti coloro che soffrono, sono pure le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce dei discepoli di Cristo” (Lumen Gentium 1). Il volto di tenerezza e di simpatia che guarda al mondo con la passione dell’attenzione e dell’amore ha lasciato il posto, in questi lunghi e tristi anni, alla maschera del cipiglio che ordina e redarguisce. Il pastorale è diventato bastone, al grembiule del servo è stato sostituito il paludamento del principe e la testimonianza, unica, legittima forma di presenza della chiesa nella società, ha ceduto il passo all’ordinanza. Questo stravolgimento, a sua volta, ha trasformato la base stessa della chiesa “appiattita sulle logiche dello scambio, impoverita di ogni slancio profetico, lontana dal compito di offrire ad una società inquieta e per tanti aspetti lacerata motivi di fiducia, di speranza, di coesione” come ebbe a dire Pietro Scoppola già nel febbraio del 2001. La penna di Eugenio Scalfari, su Repubblica di domenica 13 Gennaio, ha descritto molto bene la situazione disastrosa in cui è stata ridotta ultimamente la comunità ecclesiale e quella civile insieme. «In Italia ci sono oggi due minoranze, quelle dei cattolici autentici e quella degli autentici laici. In mezzo c’è un corpaccione di laici e di cattolici “dimezzati”, che ostentano virtù civiche e religiose che non praticano affatto. Quella è la maggioranza del paese». E aggiunge «Il guaio è che la gerarchia ecclesiastica e il Magistero non sono affatto turbati da questa situazione paganeggiante. La loro preoccupazione è l’otto per mille, i contributi pubblici….».
Ora, se una tale affatto evangelica presenza della Chiesa nel paese lascia l’amaro in bocca a molti credenti, teologi e semplici fedeli, cosa non può creare nella coscienza dei dubbiosi e dei diffidenti? Se questa regia devastante riesce a disaffezionare il fedele, come non seminerà odio e risentimento nell’animo del miscredente?
Non c’è dubbio che nel ritorno di questo vecchio e becero anticlericalismo una buona parte di responsabilità è da addebitare alla chiesa stessa.
Il cardinale Ruini, sordo e miope allo stesso tempo, invece che chiedersi se non sia stato lui stesso il fautore di tanto sfascio, pervicacemente insiste sulla linea dello scontro, convocando in piazza San Pietro tutti i romani che “amano il papa”. Ci toccherà assistere ancora una volta al pubblico concubinaggio tra chiesa e politica, tra semplici, sprovveduti fedeli e interessati opportunisti politici, tra l’impudenza di atei devoti e l’imprudenza di pietosi devoti.
Siamo lontani anni luce dalla chiesa che emergeva dal Vaticano II, che era una Chiesa più attenta a lavare i piedi dell’umanità che non preoccupata di curare le vesti che portava addosso.
Lontani dall’ardire del grande teologo Enrico Chiavacci che nel 1996 scriveva: «Nessuna preoccupazione per il proprio trionfo e neppure per la propria sicurezza e tranquillità deve dettare le scelte della Chiesa...Tutte le espressioni esterne di autocompiacimento, di reclamizzazione o promozione dell’immagine, di trionfo ecclesiastico, devono essere senza esitazione bandite; esse annunciano un vangelo falso, e rendono non credibile l’autentico annuncio cristiano».Aldo Antonelli


Aldo Antonelli


Antrosano 16 Gennaio 2008

Giovedì, 17 gennaio 2008