Editoriale
Bush-Dalai Lama: un osceno incontro

di Aldo Antonelli

Bush incontra il Dalai Lama. Il guerrafondaio incontra il premio Nobel per la Pace. Il Lupo incontra l’agnello. Siamo al capovolgimento della storia di Francesco che incontra il lupo.... Perché quando l’agnello incontra il lupo è probabile che il lupo si ammansisca, ma quando il lupo incontra l’agnello è sicuro che l’agnello viene sbranato. Ho l’impressione che il Dalai Lama abbia fatto da belletto sul volto sardonico della decrepita America di Bush. Colui che ha sdoganato la guerra dallo sconfinamento etico nel quale era trattenuta, richiamadola dal suo esilio e restituendole cittadinanza e diritto, avrà pure detto qualche cosa al non-violento Tenzin Gyatso (così mi sembra si chiami il Dalai Lama), ma di sicuro non ha ascoltato niente. L’ottundimento narcisistico non gli permette, al presidente Bush, di interrogare se stesso nè di vedere le contraddizioni della sua politica. Un paese che ospita teroristi mentra combatte il terrorismo, un paese che esporta democrazia e finanzia dittature, rivendica i diritti delle persone mentre pratica le torture e tiene in auge la pena di morte, è un paese senza futuro. E questa mancanza di futuro lo rende ancor più disperato e quindi violento e quindi militarizzato e quindi autarchico, a dispetto degli "alleati", dell’ONU e del mondo intero.

Alcuni cenni biografici di questo energumeno è bene ricordarli.

Primo di quattro figli, ha subito dato grande prova di se distinguendosi presso la Phillips Academy di Andover in Massachussets dove conseguì il diploma di laurea in storia presso Yale (quello che gli anglosassoni chiamano il "bachelor’s degree" che è l’equivalente italiano del "baccellierato" che in pratica è il titolo accademico di livello più basso rilasciato dalle università) per poi sfondare in quella che probabilmente è stata (ed è) la sua più grande passione, ovvero la carriera militare. Dopo aver ricevuto il grado di tenente presso la Guardia aerea del Texas, in piena guerra del Vietnam, fu subito descritto come un ottimo pilota di caccia da intercettazione di prima qualità (meglio di un condor della California!) e superò in bravura nel giro di pochissimo tempo tutti i suoi commilitoni che ormai lo ritenevano un mito a cui ispirarsi. Insomma, un " buon sottufficiale con eccezionali tratti disciplinari ed impeccabile portamento militare", così ne parlavano i suoi camerati.

Figlio di un tale che all’epoca era membro del congresso americano, continuò la sua ascesa militare e tanto è vero l’amore con cui si dedicava al suo lavoro che ebbe la fortuna di poter finire con ben sei mesi d’anticipo la scadenza della ferma militare, cosa che ha fatto andare su tutte le furie i suoi avversari politici i quali sostengono che i motivi ufficiali del suo congedo anticipato siano stati sempre nascosti e sostituiti con quelli di carattere meramente disciplinare essendosi presumibilmente sottratto ad un test sul consumo di droghe e a degli esami psicologici (guarda un po’ che sfiga!).

Dal 1976 in avanti Bush junior non fa altro che collezionare successi lavorativi inserendosi senza difficoltà nell’ambito manageriale del settore petrolifero passando alla guida della "Bush Exploration Oil & Gas Co." in società con Salim Bin Laden, fratello del simpaticissimo Osama Bin Laden. Ma sul piano personale le cose andarono diversamente ed il povero "Dubya" (così ama farsi chiamare in dialetto texano) cominciò a dare seri grattacapi ai propri genitori per la sua vita da ragazzo nomade e sbandato avvezzo alla baldoria e all’abuso di alcolici, e per questo arrestato per guida in stato di ebbrezza, fino al giorno della sua conversione religiosa nel 1985 a seguito dell’incontro con il reverendo protestante Billy Graham. Ma la sua fama di grande imprenditore e politico nello stesso tempo è stata un ’escalation inarrestabile tant’è vero che nel 1989 acquistò la squadra di baseball "Texas Rangers" grazie all’influenza politica ed il favoritismo da parte di un amico di famiglia. Dalla vendita della squadra nel 1998 Bush guadagnò complessivamente 170 milioni di dollari. Grazie ad una propaganda elettorale spregiudicata nel 1994 diventò governatore del Texas sconfiggendo tutti i suoi avversari democratici. Ciò che gli fece guadagnare una buona immagine di leader fu l’introduzione della pena di morte raggiungendo così risultati da guinness dei primati per aver portato al patibolo ben 152 criminali o presunti tali. Davvero un bravo condottiero!

Nella campagna presidenziale per le elezioni del 2000 tra le tantissime cose che promise una in particolare è rimasta memorabile: NO ALL’USO DELLE FORZE ARMATE STATUNITENSI PER ESPORTARE DEMOCRAZIA ALL’ESTERO, questo era il suo motto. Una vera e propria promessa da marinaio!

Dopo mille contestazioni per presunti brogli elettorali, decisivi per la sua carica presidenziale nel 2001 furono i circa 600 voti conseguiti in Florida, Stato del quale era governatore suo fratello Jeb Bush.

Sin dal’inizio della sua carica presidenziale il potentissimo George W. Bush si oppose aspramente al Trattato di Kyoto che prevede la riduzione delle emissioni di anidride carbonica nell’atmosfera facendo prevalere sempre le sue istintive passioni militari a favore di un nuovo sistema di difesa missilistico intercontinentale dove naturalmente sono stati incrementati i finanziamenti.

Dopo l’11 settembre 2001 la storia ormai la conosciamo benissimo e il "grande" imperatore Bush ha dato via ad una serie di invasioni con relative distruzioni di Paesi che un tempo erano sovrani. Tale è il disastro da far impallidire anche i più spietatti narratori di Orrors. Dopo l’attentato alle Torri gli americani si domandarono: "Ma perché ci odiano?" Il Vescovo di Melbourne Beach in Florida, mons. Robert Bowman, diede questa risposta: "perché nella meggior parte del mondo, il nostro governo difende la dittatura, la schiavitù e lo sfruttamento umano. Siamo bersaglio dei terroristi perché siamo diati. E siamo odiati perché il nostro Governo ha fatto cose odiose"! (I dati della biografica di Bush sono stati ripresi dal sito http://vincenzocaldarola.blogspot.com, il particolare del vescovo mons. Bowman lo riporta Raniero Lavalle a pagina 53 del suo libro:"Agonia e vocazione dell’Occidente".)

A tutte e tutti un abbraccio
Aldo



Venerdì, 19 ottobre 2007