Editoriale - Pensare a Kakania / 39
NUOVI VELENI CONTRO LA LIBERTÀ

di Mario Pancera

Imprigionare i giornalisti che danno notizie sui malaffari: è la «dittatura dolce»?


Parliamo delle intercettazioni ordinate dalla magistratura per provare fatti criminali e rese pubbliche dai mass media. Per l’articolo 10 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali «ogni persona ha diritto alla libertà di espressione. Questo diritto comprende la libertà di opinione e la libertà di ricevere o di comunicare in-formazioni o idee senza che vi possa essere interferenza di pubbliche autorità e senza riguardo alla nazionalità».

In Italia, oggi, che cosa accade? Che si vogliono leggi per negare questo diritto. Si terrorizzano i mass media perché tacciano la verità. I segni indicatori sono molti. La tentazione di mettere il bavaglio alla stampa ha radici profonde ed è tipica dei regimi dispotici, fascisti e comunisti, tutti ferocemente antilibertari e anticristiani. Non c’è nessuna «ditta-tura dolce»: l’espressione è aberrante, fuorviante e stupida; tutte le dittature sono atroci, da Stalin a Pinochet, poiché si basano sul totale dominio di alcuni su tutta la nazione.

Alti esponenti politici hanno usato, contro le proteste popolari (cioè contro i cittadini che esprimono apertamente il pensiero in ambito comunale a proposito di immondizia, alta velocità, privatizzazione dell’acqua, lavoro precario, aeroporti inutili…), termini come «ribellismo» e «localismo». Non scherziamo: queste sono due espressioni usate in passato nei partiti comunisti e fascisti per mettere a tacere gli avversari. Usarle oggi signi-fica essere fuori tempo, ma significa anche avvertire gli italiani: «Attenti, non siamo cambiati».

La minaccia addirittura di incarcerare i giornalisti che, dando notizie non solo sulla criminalità spicciola e sui festival canori, ma anche sui malaffari della politica, sui maneggi e i latrocini dei politicanti e dei loro sostenitori a danno del Paese, informano gli italiani su quanto avviene alle loro spalle, è una minaccia mortale alla libertà di stampa. E, se si imbavaglia la stampa, non è finita la libertà dei giornalisti, è finita la libertà di tutti. Su autorevoli siti giornalistici si fa eslicito riferimento all’Italia 1930. Le organizzazioni dei giornalisti protestano, ma non basta. Cattolici impegnati, uomini di chiesa, se ci siete, fatevi sentire.

Mario Pancera



Lunedì, 09 giugno 2008