Editoriale - Pensare a Kakania / 23
«NON SI PUÒ PIÙ TACERE»

di Mario Pancera

Paolo VI e il gesuita padre Sorge accusano la corsa al profitto privato ai danni dello Stato sociale


«Nella nostra società si è malauguratamente instaurato un sistema che considera il profitto come motivo essenziale del progresso economico, la concorrenza come legge suprema dell’economia, la proprietà privata dei mezzi di produzione come un diritto assoluto senza limiti, né obblighi sociali corrispondenti». È una frase della «Populorum progressio», scritta da Paolo VI nel 1967, vigilia dei rivolgimenti internazionali che vent’anni dopo avrebbero portato allo scardinamento dei partiti in Italia e successivamente allo sconvolgimento della politica. Ora sembra che siamo tornati indietro di quarant’anni.

La nascita della Lega, l’avvento di Forza Italia, lo «sdoganamento» degli ex fascisti del MSI diventati Alleanza nazionale, la divisione dei cattolici in più raggruppamenti, le separazioni all’interno dei socialisti e dei comunisti, hanno lacerato non soltanto i partiti, ma la società italiana nel suo insieme. Quello che i politologi chiamano berlusconismo ha strettamente legato a sé il neofascismo di AN, originando una tensione nuova e, impadronitosi delle leve del governo, ha cominciato a smantellare la Costituzione e lo stato sociale.

In poco tempo – una legislatura - ha preparato le basi per una tirannia di nuovo stampo: quella del profitto a tutti i costi. Una vera dittatura psicologica, i cui effetti si sono estesi nel paese. Si è andato, infatti, radicando nelle classi sociali un vecchio e barbaro concetto: me ne frego, penso a me, degli altri non m’importa nulla. Alla fine, anche i cattolici della UDC si sono dissociati. Questi sono i fatti. Da una parte politica, l’egoismo (che si traduce a volte nel lassismo, nel non-lavoro ai danni dei colleghi, nella fuga dalle responsabilità, nelle truffe tra poveri a danni, però, dell’intera società) si è allargato a contaminare anche i partiti che si presentano come suoi avversari. Paolo VI ripeterebbe oggi, tali e quali, le sue parole ai fedeli cattolici: «Nella nostra società si è malauguratamente instaurato un sistema…».

Ed ecco che sulla scia di papa Montini, sono comparsi i gesuiti di «Aggiornamenti sociali». Anche la chiesa, per quanto non sembri, è oggi molto attenta al fenomeno. Ne abbiamo parlato di recente, ma occorre tornare sull’argomento: la libertà è troppo più importante di tutte le chiacchiere della «classe politica», che gli italiani denunciano come una casta di privilegiati. Mi riferisco all’appello ai cattolici lanciato dall’autorevole gesuita padre Bartolomeo Sorge nel 2005, ancora insuperato e da non dimenticare.

Padre Sorge scriveva che «emerge con chiarezza il vizio intrinseco del “berlusconismo”, inteso sia come programma, sia come filosofia politica: la mancanza di senso dello Stato e del bene comune, da cui è affetto in radice, finisce col favorire la illegalità e mette a repentaglio la stessa democrazia. Ecco perché non si può più tacere. È un grave dovere morale aprire gli occhi di quanti aderiscono al “berlusconismo” in buona fede, soprattutto di quei “cattolici” che lo ritengono in linea con la dottrina sociale della Chiesa, solo perché ha approvato la legge sulla procreazione assistita, si oppone al riconoscimento giuridico delle coppie omosessuali o finanzia gli oratori…»

«Non si può più tacere»: parlino i parroci, tutti i sacerdoti, i laici impegnati nei giornali e nelle organizzazioni di ispirazione cattolica. Escano dal silenzio, alzino la voce contro l’egoismo. «Non si può più tacere», esorta padre Sorge. Non c’è altro da aggiungere. Se i cattolici che si dicono cattolici – ma in maniera più vasta, tutti i cristiani - hanno letto e capito questi testi, che provengono dal loro stesso interno, possono scegliere con cognizione di causa: l’interesse sociale cioè il bene comune sostenuto con tanta forza dalla chiesa oppure l’interesse privato perseguito in politica da movimenti e personaggi pseudo liberali che fanno leva soprattutto sull’ egoismo umano.


Mario Pancera



Giovedì, 26 luglio 2007