Editoriale - Pensare a Kakania / 21
ISTRUITI PER RESTARE IGNORANTI

di Mario Pancera

Attraverso la «scuola» dei mass media anche le montagne di rifiuti biologici si trasformano in montagne di disinformazione. Chi ci perde? I cittadini


Quale è la vera emergenza rifiuti in Italia? I rifiuti biologici e casalinghi del Meridione d’Italia o i rifiuti giornalistico-politici che ci inondano da tanto tempo? I mass media impongono questo interrogativo: sono tali e tante le informazioni e le controinformazioni che non si crede ai propri occhi. Non si immagina la quantità di scorie che giornali e teleschermi rovesciano addosso ai cittadini. Penso che ormai nemmeno i giornalisti se ne accorgano: forse se ne accorge qualcuno, ma non basta, cumuli di disinformazione si innalzano ovunque, scaricati da ogni mezzo possibile e sotto forme prima inimmaginabili. Tutto per lasciare l’opinione pubblica nell’ignoranza del vero.

È certo che il problema dei rifiuti biologici per le strade del Napoletano è un problema annoso. Non è nuovo, era definito un problema grave anche l’anno scorso, due anni fa, tre anni fa… Non è stato risolto, fin che un giorno si è avuto un terremoto politico e tutti i partiti si sono messi a gridare per far sapere a noi, lettori ed elettori, che occorreva risolverlo. Un giornale ha riportato la frase di un esperto secondo cui il problema non è una discarica a Napoli, perché «tutta la Campania è una discarica a cielo aperto». Un commento pesante, che, giusto o ingiusto, nel fragore di quelle settimane è andato diffondendosi. Si rifletta proprio su questa diffusione tra gli italiani.

In aprile si è parlato di centinaia di tonnellate di rifiuti per le strade. Poi la tv ha detto duemila tonnellate, il giorno dopo tremila. Mercoledì 23 maggio, il «Corriere della sera» scrive che secondo il commissario straordinario per l’emergenza rifiuti, Guido Bertolaso, «tra Napoli e provincia ci sono per strada 15 mila tonnellate di spazzatura», tremila nella sola Napoli. Comincia la raccolta, enfaticamente definita straordinaria. Il primo giorno, annunciano i telegiornali, è un successo: sono state raccolte tre tonnellate di rifiuti.

Ecco la disinformazione, il black out dei giornalisti. La notizia passa come se davvero si trattasse di un successo, perché gli ascoltatori hanno già dimenticato (e i giornali non glielo ricordano) che si parla ufficialmente di 15 mila tonnellate. Facciamo i conti: con questo «successo» per pulire le strade intasate e inquinate dal fetore occorrono 5 mila giorni, pari a oltre 13 anni e mezzo di lavoro 24 ore su 24. Senza calcolare che i rifiuti non si fermano e si aggiungono ogni giorno a quelli già accatastati. Altre due notizie il 6 giugno alla tv: a Napoli ci sono ancora 250 tonnellate di rifiuti, i centri di raccolta sono stracolmi e si rischia lo stop. Insomma: quanti sono davvero questi rifiuti e quanti se ne raccolgono ogni giorno?

Questa è l’immondizia da temere: la disinformazione che sembra informazione. Così si inquina l’opinione pubblica: le si fa credere quello che si vuole. È un esempio solo, e non voglio farne altri, ognuno può fare questi esercizi da sé; tengono viva l’attenzione. Chi ascolta e legge si domanda: quali sono le notizie vere e quelle inventate? Queste sono le peggiori scorie tra le quali viene fatta navigare la nostra attenzione per allontanarla dalla verità.

Molti politici tendono a mantenere gli elettori nell’ignoranza e si servono di ogni mezzo. Hanno interessi che noi non conosciamo. Imparate quindi a prendere nota di ciò che ascoltate e leggete e fate voi, lettori, il lavoro di controllo intelligente che troppi giornalisti non fanno più. In fondo, è un modo per riciclare i rifiuti intellettuali, traendone un qualche vantaggio. Allontanando il qualunquismo, si preserva la democrazia.

Mario Pancera



Venerdì, 08 giugno 2007