Pensare a Kakania / 35
CRISTIANESIMO, POLITICA E ACLI

di Mario Pancera

E le tre fedeltà: al lavoro, alla democrazia, al Vangelo


«Quando si adorano gli idoli si calpestano gli uomini e si oscura la verità», questa citazione mazzolariana si trovava nello studio di un sacerdote scomparso qualche tempo fa, ma potrebbe stare bene in vista nelle case di tutti noi. In questo periodo, possiamo vedere come la società italiana abbia infatti bisogno di una forte cura di cristianesimo: cioè, di cominciare a imparare, di riprendere a pregare per cercar di capire la grandezza del Vangelo. Nel Vangelo c’è il primato dell’uomo, gli idoli vengono distrutti. Troveremo chi in questa fatica ci parlerà dal pulpito con chiarezza e passione come i Mazzolari, i Balducci, i don Zeno, i Bello, i Turoldo e i tanti altri che ci hanno lasciato?

Il cristianesimo è contro il dispotismo degli uomini e del denaro. Ricordiamo in proposito le tre fedeltà delle Acli: fedeltà al lavoro, alla democrazia, al Vangelo. Hanno appena fatto un congresso, sono una forza contro gli idoli, si facciano avanti. Nei giorni precedenti le elezioni politiche del 13 e 14 aprile un quotidiano, già periodico della Democrazia cristiana, e oggi rappresentante solo una parte di quel vecchio mondo politico, diceva ben altro: «Silvio sei tutti noi» o qualcosa di simile, riferendosi all’onorevole Berlusconi, un vero tycoon del mondo imprenditoriale italiano, alleato dell’onorevole Gianfranco Fini, leader di Alleanza nazionale (e da lui stesso, mesi fa, considerato suo successore).

Alla vigilia delle elezioni, Fini disse che non più il 25 aprile, ma il 14 aprile sarebbe stata la festa della Liberazione. Pensava che berlusconismo e postfascismo avrebbero vinto e occupato con la maggioranza assoluta il Parlamento e le istituzioni democratiche. Ha avuto ragione. Gli idoli si sono battuti tra loro per la conquista del potere e del denaro, e uno di essi ha vinto. Eletto presidente della Camera, Fini ha annunciato che sul 25 aprile aveva cambiato idea, e i deputati antifascisti, invece di restare muti e perplessi, lo hanno applaudito. Si è mai visto sulla scacchiera il nero festeggiare la vittoria del bianco? Per il potere, da una parte e dall’altra gli uomini cambiano. Cambierà anche la storia. Abbiamo già visto radicali e comunisti diventare «atei devoti».

L’idolo perdente aspetta il suo turno, l’accordo sottobanco qua e là o la rivincita che avrà, presumibilmente, tempi lunghi e caotici. Contro questi idoli dove sono i cristiani, i cattolici in particolare: abbiamo sentito la loro voce? Di là dalle mille sfaccettature politiche, sindacali o associazionistiche, abbiamo bisogno di una voce religiosa forte. Qualcuno che ci apra una strada nuova (ma così vecchia che ha più di duemila anni) in modo tale da ricordarci chi siamo. Siamo forse idolatri in attesa di un Mosè che scenda dalla montagna e ci rischiari l’anima? Direi proprio di no: non ci occorre un nuovo Mosè, i laici cristiani, i loro sacerdoti, i vescovi, il Papa, sanno quello che devono fare. Abbiamo già sentito le voci alte dei cardinali di Assisi e di Milano, Martino e Tettamanzi, per «non calpestare gli uomini né oscurare la verità». Certo ce ne sono altri con loro. Io, cattolico, speriamo che me la cavo.


Mario Pancera



Giovedì, 08 maggio 2008