Editoriale
Breve ma energica difesa del mio giardino, con una parola forte in clausola

di Peppe Sini

"Cela est bien dit, repondit Candide, mais il faut cultiver notre jardin" (Voltaire, Candide ou l’optimisme)

Ovviamente non ho un giardino privato, vivo in un palazzone di appartamenti in un quartiere di palazzoni di appartamenti alla periferia-dormitorio della mia citta’ che e’ il capoluogo di una provincia che sempre piu’ si vorrebbe ridurre, nei piani di lorsignori, a periferia-dormitorio di Roma. Ma non passa giorno che qualcuno non mi dica, alto levando l’indice ammonitore e stentorea la voce e fiero il cipiglio e ancor piu’ fiera la postura, che se difendo Viterbo dalla devastazione ambientale, se difendo la salute dei viterbesi da opere che avranno esiti gravemente patologici, se difendo i beni culturali e le vocazioni produttive del territorio da distruttive servitu’ che ulteriormente devasteranno i nostri tesori naturalistici, le nostre preziose sedimentazioni storiche e artistiche, le nostre risorse economiche, la nostra semplice vita, ebbene, allora sono anch’io "uno di quelli", uno di quei pover’uomini irrimediabilmente affetti dalla terribile sindrome del "Non nel mio giardino".

Cosi’ mi e’ venuta questa modesta idea, di dirlo, anzi, proclamarlo: che si’, io sono per la difesa dei giardini.

Avrei difeso anche il giardino terrestre se mi ci fossi trovato. Mi piacciono i giardini, e le selve, e i campi lavorati e quelli incolti. E i paesi e le citta’ dei cittadini, i luoghi della convivenza.

*

E trovo davvero bizzarro che coloro che vogliono devastare la mia terra e la mia citta’ pretendano il mio silenzio, la mia rassegnazione, la mia complicita’.

No: io difendo il mio, il nostro giardino.

E questo giardino che difendo non e’ solo l’area termale del Bulicame a Viterbo e i quartieri e i paesi in cui vivono migliaia e migliaia di persone, non e’ solo l’Alto Lazio degli etruschi e dei pellegrini, non e’ solo l’Italia delle cento citta’ e delle mille culture, non e’ solo l’Europa des droits de l’homme et du citoyen: e’ il mondo intero.

Poiche’ - chiedo scusa - la mia patria e’ il mondo intero.

E quando arrivano gli sfruttatori, quando arrivano i rapinatori, quando arrivano i barbari che tutto pretendono ridurre a merce e profitto, tutto intendono divorare e ridurre a macerie e immondizia, ebbene, che ci volete fare, e’ piu’ forte di me: chiamo alla lotta in difesa del mio, del nostro giardino; chiamo alla lotta per contrastare i barbari, i rapinatori, gli sfruttatori. Sono fatto cosi’. Sara’ perche’ ho letto Leopardi e Cervantes da giovane. O perche’ ho avuto per maestri alcuni superstiti dei Lager, alcuni eroi della Resistenza.

*

E’ l’unica Terra che abbiamo, e’ la nostra casa comune, non permetteremo agli affaristi del’apocalisse di distruggerla. Non permetteremo ai pescecani in frac e cilindro di sbranarla e dissolverla in nulla. Non permetteremo ai vampiri di svuotarla di ogni vita. Non lo permetteremo.

Perche’ questa Terra e’ il nostro giardino. Non - chiedo venia - la loro cloaca.

Tratto da
Notizie minime de
La nonviolenza è in cammino


proposto dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza

Direttore responsabile: Peppe Sini.
Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac@tin.it

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Numero 217 del 19 settembre 2007



Giovedì, 20 settembre 2007