Editoriale
L’eterna felicità

di Mario Mariotti

Dicono che nella Costituzione che fonda gli Stati Uniti d’America, fra i diritti che devono essere garantiti ai cittadini c’è anche quello alla felicità (al perseguimento della stessa). Come si farà poi a garantire la felicità, lo sanno solo gli americani; tuttavia dal modo in cui si sono determinati dalla loro fondazione ad oggi, gli Usa non solo hanno garantito al prossimo la felicità, ma hanno fatto molto di più, hanno aggiunto l’aggettivo “eterna”, ed hanno immesso nella felicità eterna tutti coloro che ostacolavano la loro ascesa in vista dell’adorazione del vero dio di quella supernazione: sua santità reverendissima sire Mammona.
Il cristianesimo dice di amare i nemici: chi più cristiano degli USA, che ai loro nemici, ai nemici del loro portafoglio, hanno assicurato eterna felicità? Mi riferisco ai Pellerossa, che ora pascolano nelle celesti praterie; ai tre milioni di vietnamiti, che coltivano le loro risaie in cielo; all’innumerevole popolo dei resistenti al fascismo foraggiato dagli Usa nel cono-Sud delle Americhe; gli abitanti di Hiroscima e Nagasachi, saliti in cielo con tutte le loro bestioline da compagnia; al numerosissimo popolo dei dirigenti sindacali e politici in odore di social-comunismo, che si sono visti arrivare addosso quell’eterna felicità, grazie al pio esercizio del rispetto dei diritti umani da parte di chi, per obbligo costituzionale, deve garantire al prossimo la felicità. Costoro, oggi, ululano contro la Cina che non rispetta i diritti umani degli oppositori al proprio regime, (di schietta sostanza fascista, anche se comunista per millantato credito); costoro sempre oggi stanno conducendo due guerre d’aggressione, ed hanno già massacrato centinaia di migliaia di vittime civili.
Si vede che in quei due fortunatissimi Paesi non ci sono degli esseri umani, cui garantire diritti, ma degli alieni ostili. E mentre qualche sportivo dedica le proprie vittorie alle vittime di Pechino, il presidente afgano Karzai denuncia un intervento dei bombardieri USA che ha assicurato eterna felicità ad una cinquantina di bambini ed a una ventina di donne che sicuramente sono, anzi erano, associate ad Al Quaeda, e responsabili dell’attacco alle torri gemelle di New York.
In questo edificante quadro di onestà e di coerenza, c’è un altro elemento che dovrebbe stimolare lo spirito critico di coloro che vedono negli USA il prototipo della democrazia, della libertà e del rispetto dei diritti umani.
A me risultava che, appena il Re Sole era andato in pensione, dopo qualche tempo nella mentalità comune dei popoli era maturato il concetto che, fra i diritti umani fondamentali, fosse presente anche quello alla salute. Ebbene, io sono completamente fuori strada. Infatti, 45 milioni di abitanti del Paese che si impegna per il diritto alla felicità, si trovano “felici” di essere privati del precedente diritto umano fondamentale, quello alla salute, in quanto sono lasciati privi di assistenza sanitaria, garantita in quell’Eldorado ai cittadini in proporzione ai sesterzi che si ritrovano ad avere in banca o in tasca. Anche qui si presenta il dilemma dell’Afganistan e dell’Iraq. I non fruitori del diritto alla salute lo sono in quanto alieni, e perciò non-umani, forse perché nella cultura USA il povero o non esiste o è un ominide di razza inferiore, o allo stato-guida, che dovrebbe garantire a tutti perfino la felicità, va dato il premio Oscar interplanetario del fariseismo e dell’ipocrisia, dato che si pone quale giudice in rapporto ai diritti umani in Cina, e lascia milioni di propri cittadini privi del diritto umano alla salute, diritto non certo trascurabile perché ne va della vita delle persone?
Non sarà il caso allora, di fondare un movimento per il rispetto dei diritti umani negli USA, dato che milioni di cittadini se ne vedono negato uno che è fondamentale?
Forse gli USA fanno questo sempre per aggiungere l’aggettivo “eterna” al nome astratto della felicità; ma non sarebbe il caso allora di ampliare la dimensione dell’universo in modo che esso possa contenere tutta la malignità violenta di quel potere di cui lo Stato-guida, nostro modello dal tempo dei films Western , è detentore?
E che dire degli allocchi italiani, che continuano per servilismo aggravato e continuato a tenere propri soldati in Afganistan, accettando acriticamente che la guerra al terrorismo si possa portare avanti con la guerra (la quale, invece, è certamente madre del futuro terrorismo), e poi chiamando la partecipazione a tale guerra “missione di pace”, per cui, mentre gli Usa massacrano donne e bambini, noi facciamo progetti di solidarietà verso coloro che non sono ancora stati raggiunti dalla felicità eterna portata dagli elicotteri americani?
Non sarà il caso, allora, di dare spazio in quel martoriato Paese ai nostri liberi imprenditori che si occupano del business delle pompe funebri? Quello si che è un “mercato” appetibile.
Mi fermo qui, per non entrare in depressione irreversibile, vista anche la qualità culturale democratica e cristiana di quella parte del nostro popolo che ha espresso l’attuale classe dirigente, che continua a vedere negli USA il leader della democrazia, della libertà e del rispetto dei diritti umani.
In attesa che l’eterna felicità raggiunga anche coloro che fino ad oggi l’hanno garantita al loro prossimo, io continuo ad invitare il prossimo stesso ad aprire gli occhi, in modo da creare, nei sepolcri imbiancati di entrambe le rive dell’Atlantico, qualche preoccupazione e qualche problema. Infatti, se non prendiamo le distanze, lo vogliamo o no, siamo complici anche noi….



Lunedì, 20 ottobre 2008