Editoriale
Golpismo

di Giovanni Sarubbi

C’è aria di golpe in giro per l’Italia. E’ quello che si legge nell’appello al “popolo” che in queste settimane va ripetendo il populista di turno. E’ sempre stato così nel mondo la dove il populismo ha fatto la sua comparsa. Si illude il popolo, gli si fa credere di poter contare qualcosa, gli si fa scegliere “persino” il nome del “nuovo partito”, per poi utilizzare la forza del “popolo” per fare i propri interessi. Nessun populista ha mai avuto a che fare niente con il “popolo” di cui si fa scudo. Nessuno di loro ha mai avuto problemi ad arrivare alla fine del mese, nessuno di loro conosce la fatica di lavorare in una fabbrica per otto ore al giorno, o nei campi sotto il sole o la pioggia, rischiando malattie incurabili o anche di morire, sotto una pressa o cadendo da una impalcatura in un cantiere, senza alcuna protezione e nemmeno alcuna assicurazione sul lavoro. Eppure parlano a nome del “popolo”, si autoinvestono del ruolo di “guida del popolo”, inventano in 24 ore un nuovo “partito”, promuovono “adunate oceaniche” per applaudire al “duce” di turno. Nessuno può porgli domande, nessuno può capire cosa ci sia dietro alle decisioni proclamate come “ineluttabili”, “improcrastinabili”, come se si trattasse di una medicina senza la quale c’è solo la morte. Ed è di morte che in realtà si tratta, quella dei populisti di turno che sono però capaci di far percepire la propria morte come morte per tutti, incutendo paura e inducendo il “popolo” nell’errore. Cosa ha da spartire “il popolo” con i multimiliardari, con chi ha case, barche, ville, e denaro e di tutto di più per mille generazioni future?
Sembra di rileggere i racconti di quello che avveniva in Italia nel ventennio fascista così ben tratteggiati da Ignazio Silone nei suoi romanzi come Fontamara o Vino e Pane, con i “cafoni” caricati sui camion e ammassati nelle piazze ad applaudire a comando ad ogni parola senza senso che veniva pronunciata. Il “cafone” ignorante di allora, manipolabile ed ingannabile in mille modi, è sostituito oggi dal giovane istupidito dalla pubblicità, attirato dal mito del successo, dal diventare “velina” o “maschio palestrato”, o protagonista del reality del momento, pieno di oggetti costosi ed inutili ma “all’ultima moda”, a cui si può dar da bere tutto, come ai “cafoni” di Fontamara a cui si fece credere che “10 lustri” erano una cosa diversa da “50 anni” e che fosse possibile dividere un corso d’acqua in “tre quarti e tre quarti”. Oggi c’è chi è capace di vendere ghiaccio agli eschimesi del polo nord. Senza dimenticare le casalinghe o gli anziani malati prigionieri in casa e che si affacciano sul mondo attraverso la TV, fra una pubblicità e l’altra, fra una telenovella ed un gioco apparentemente pieno di soldi ma in realtà pieno di “nulla” o meglio di “sogni proibiti”, di arricchimenti facili, che non si negano a chi è disposto a vendersi l’anima, di inganni e di stimoli alla prostituzione mostrati come “naturali” e facenti parte integrante della “natura umana”.
C’è aria di golpe in giro per l’Italia. Non ci si può spiegare perché tanti personaggi della politica abbiano deciso all’improvviso di abbracciare il nuovo partito del “cavaliere” con mosse che possono sorprendere solo gli sprovveduti.
C’è aria di golpe in giro per l’Italia. Lo si può leggere negli assalti alle caserme compiute da squadre ben organizzate e preparate a seguito dell’omicidio di un giovane tifoso, o nelle tante, troppe, iniziative razziste e xenofobe in giro per l’Italia dei gruppi neonazisti e neofascisti a cui vengono date piazze e spazi televisivi. Ma lo si può leggere anche nella benedizione del “cavaliere” alla costituzione dell’ultimo partito di quest’area neonazista e neofascista, quel partito di Storace che proclama di essere “fascista con la bava alla bocca”. L’olio di ricino ed il manganello verranno poi. Non crediamo sia un caso che i più fedeli alleati del “cavaliere” siano proprio costoro, nostalgici e bisognosi dell’uomo forte, del “salvatore della patria” o “mandato dalla provvidenza” che dir si voglia.
C’è aria di golpe in giro per l’Italia. Lo si capisce dalle parole del capo dello Stato sulla vicenda dei rapporti fra Rai e Mediaset, quando ha condannato la pubblicazione delle registrazioni telefoniche in cui si metteva in luce la manipolazione della informazione a favore esclusivo del “cavaliere”, o sulla presenza dei soldati italiani in zona di guerra e sulla necessità di fondi per l’esercito. Anche nel ventennio, come oggi, ai giovani era dato come unica opportunità di “lavoro” l’arruolarsi nell’esercito o nella milizia e partire per la guerra, vista come un lavoro qualsiasi. E le madri o le mogli accettavano perché sapevano che in caso di morte del proprio figlio o marito c’era un vitalizio assicurato. Come oggi. Con i soldati, quasi tutti del sud, che vanno in missione all’estero per potersi poi “comprare una casa”, e se poi muoiono in combattimento o per l’uranio impoverito, “sono stati sfortunati”, ma loro erano certamente dei “bravi ragazzi”.
C’è aria di golpe in giro per l’Italia. Lo si capisce dall’enorme concentrazione di potere che si è materializzata nel neonato “Partito democratico” sempre più subordinato agli USA, alla guerra, al complesso militare industriale, come se nessuno di essi avesse un figlio o una figlia e non fosse interessato a lasciare loro un po’ d’aria per respirare o un mare non inquinato, o acqua pulita da bere e alberi e animali con cui convivere.
C’è aria di golpe in giro per l’Italia. Lo si capisce dall’atteggiamento da “mosche cocchiere” dei partiti della cosiddetta “cosa rossa”, che votano sul riarmo dell’Italia e si comportano come se vivessimo una situazione “normale” e non nel pieno di una profondissima crisi epocale e che hanno fatto della questione della pace un problema marginale.
Quando c’è aria di golpe tutto è possibile. Anche che quel “popolo” che si vuole illudere e pilotare e di cui si vuole utilizzare la forza prenda coscienza del proprio destino e rompa le uova nel paniere ai populisti di turno, ai collusi, ai carrieristi, agli inetti ed incapaci a quelli senza ideali o un “mondo altro” da costruire. Con la forza delle idee, della verità, della nonviolenza.


Giovanni Sarubbi



Martedì, 27 novembre 2007