Editoriale
Capitalismo

di Giovanni Sarubbi

Non guardo la tv. Troppa pubblicità. Qualsiasi trasmissione, anche la più interessante, si perde in un mare di idiozie che stravolgono tutto, lasciandoti solo insoddisfazione e pessimismo sulla vita e sul proprio futuro.
Ma ieri sera, su segnalazione di una lettrice del nostro sito, ho visto, da internet, la trasmissione Report di Rai tre di domenica 25 maggio scorso. (Clicca qui per vedere la trasmissione). La consigliamo a tutti i nostri lettori. E’ senza pubblicità. Si parla di Congo, di tutto ciò che in quel paese africano viene fatto per succhiarne le risorse minerarie ed energetiche, della guerra fra il capitalismo occidentale, USA ed Inghilterra, ed il capitalismo di stato della Cina. Il tutto ai danni del popolo congolese, costretto a “vivere” come peggio non si potrebbe. La parola “vivere” in quelle condizioni diventa ovviamente un eufemismo, perché quella non è vita.
In Congo viene prodotto un materiale che è fondamentale per tutto ciò che nella nostra società occidentale è di uso comune: dalla lavatrice, al PC, alle radio, a tutto ciò che contiene componenti elettroniche che oggi sono dappertutto. Si tratta del tantalio, estratto dalle miniere situate a 80 chilometri da un posto chiamato Walikale in Congo. Ottanta chilometri che ventimila congolesi fanno a piedi ogni giorno con una carico di 50kg di minerale sulla testa e che gli viene pagato 25 dollari. Ed uno di questi “minatori” intervistato dice che si tratta di una grossa cifra. Non sa che il suo carico verrà venduto a 25 dollari per chilo e che a lui quindi vanno solo le briciole. E deve camminare due giorni interi. E le miniere dove viene estratto il materiale sono una bolgia infernale dove la vita non vale nulla, dove si muore per un nonnulla, dove non esiste alcuna sicurezza e si può essere risucchiati nelle viscere della terra in ogni momento.
Ogni apparato elettronico che noi allegramente compriamo e altrettanto allegramente buttiamo quando non ci piace più, è pieno del sangue dei congolesi che per il tantalio o coltan come viene chiamato li, muoiono anche per la guerra che attorno ad esso esiste. E muoiono a milioni per i profitti di poche, pochissime società americane o inglesi e ora anche cinesi. Ed il commercio di questo materiale viene fatto in modo illegale. Ed un sindacalista intervistato dice: “ Noi Congolesi vogliamo che arrivino i Cinesi. Perché? Perché sono meno esigenti degli Americani. Là dove un cinese guadagnerà dieci volte l’americano vorrà guadagnarci 100 volte di più”. Costretti a scegliere per impiccarsi fra corda di seta e corda di canapa.
E poi c’è lo sfruttamento del petrolio, del legname e dell’immensa risorsa idrica che è il fiume Congo con cui viene prodotta una quantità enorme di energia elettrica di cui nessun congolese ha mai usufruito. E si preparano a costruire una nuova mega diga più grande della più grande mai costruita e che porterà l’energia in Europa, anche nella nostra Italia. E in Congo non resterà nulla.
Questo è il capitalismo. Questo è l’attuale fase di sviluppo di questo sistema sociale che oggi come un secolo fa ai tempi della prima guerra mondiale, basa la sua esistenza sulla ingordigia, sulla rapina delle risorse naturali dei popoli africani, asiatici o sudamericani. Un sistema sociale dove l’unica morale esistente è il “mors tua vita mea” (la tua morte è la mia vita), la rapina a mano armata, l’appropriazione indebita aggravata, il furto e la morte di milioni e milioni di persone considerate esseri inferiori, al di sotto persino degli schiavi. E milioni sono bambini, che lavorano nelle miniere e che gozzoviglierebbero volentieri con tutto il cibo che noi buttiamo allegramente fra la spazzatura.
Ed il tutto, questa la denuncia forse più forte della trasmissione Report, con la complicità dell’ONU che spende decine e decine di milioni di dollari per mantenere in Congo, ma in tutta l’Africa, decine di migliaia di funzionari che vivono come nababbi. Coinvolte anche decine e decine di ONG. E l’ONU viene usato come paravento per la guerra. E dove c’è guerra ci sono i mercanti di armi.
Il capitalismo, oggi come un secolo fa, riproduce se stesso con la guerra, con la violenza elevata a sistema, proseguendo la tradizione di tutti i sistemi sociali imperiali che lo hanno preceduto. E straccia senza pensarci su due volte i trattati, le leggi internazionali, gli statuti dell’ONU o di qualsiasi organismo preposto al bene comune. Come un cancro che distrugge qualsiasi organo fino alla morte. Il capitalismo è uguale alla morte.
Di questa situazione siamo tutti responsabili. Dell’omicidio di milioni di bambini ogni anno, della fame e della miseria di un paio di miliardi di esseri umani, della distruzione di immense risorse naturali, della perpetuazione di un sistema sociale disumano e mortifero.
Eliminare lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo si può. Fermare l’ingordigia è possibile. Dipende da ognuno. Basta rispondere NO ad una semplice domanda: vuoi tu essere responsabile della morte per fame, malattie, guerra, incidenti sul lavoro di milioni e milioni di esseri umani soprattutto bambini? Vuoi tu essere responsabile della distruzione dell’ambiente?
E dopo aver detto questo no bisogna poi trasformarlo in azioni concrete, in comportamenti politici e sociali precisi, in una scelta di campo inequivocabile, dalla parte degli ultimi, degli impoveriti, degli schiavi.



Martedì, 27 maggio 2008