Editoriale
La guerra e la politica

di Giovanni Sarubbi

La lettera scritta da Alex Zanotelli qualche giorno fa dal titolo “Finanziaria, armi, politica che vergogna!” , che il nostro sito ha pubblicato il giorno 20 novembre e che è stato pubblicato anche dal quotidiano “Il Manifesto” con il titolo “La frittata della cosa rossa”, sta suscitando un vivace dibattito interno soprattutto al partito di Rifondazione. Sempre su “il manifesto”, è uscita una replica della senatrice Lidia Menapace ( vedi)
Si assiste sostanzialmente ad una levata di scudi contro le critiche mosse da Zanotelli, e non solo da lui. Tutti coloro che criticano l’operato dei partiti della cosiddetta “cosa rossa” vengono accusati sostanzialmente di “non voler crescere”, di saper dire solo dei no, o di mettere in atto una azione profondamente ingiusta presentando i deputati di Rifondazione “come se fossero dei traditori” e additandoli al “pubblico ludibrio”. Si afferma in sostanza che i gruppi parlamentari della cosiddetta “cosa rossa” abbiano fatto il “meglio possibile nella situazione data”. Si argomenta dicendo che il governo Prodi non è un monocolore comunista ma un governo di coalizione e che i deputati della “cosa rossa” stanno mettendo in pratica la teoria della “riduzione del danno” o, in altre parole, la teoria dei “piccoli passi” “per spostare in avanti gli equilibri nella situazione data (etica della responsabilità)”. Da chi abbiamo già sentito simili critiche?
Questa linea di difesa, che cerca di trasformare precisi dati di fatto in una diatriba di tipo personalistico, la dice lunga sul profondo solco che oramai esiste fra i cosiddetti “gruppi dirigenti”, che oramai vivono di vita propria, e la realtà sociale e politica del mondo nel quale viviamo.
Si ragiona, ed è incredibile, come se noi stessimo vivendo un periodo storico “tranquillo” e non invece una profonda crisi internazionale di tipo epocale segnata da una guerra mondiale che può avere prospettive catastrofiche per l’intera umanità. Si opera anzi come se la guerra a cui l’Italia partecipa in prima linea (e ciò che sta accadendo in Afghanistan lo dimostra) sia una cosa marginale, paragonabile ad una operazione di polizia interna all’Italia, ma nulla più.
Forse non è chiaro a tutti che ci troviamo di fronte ad un possibile evento catastrofico quale una nuova guerra contro l’Iran, questa volta nucleare. E la campagna propagandista finalizzata a tale scopo è in atto da tempo. Proprio in questi giorni il TG3 delle 19 ha trasmesso l’intervista ad un rappresentante di Israele che agitava lo spauracchio della “boma atomica iraniana” per sostenere azioni contro l’Iran sulla base non dei riscontri obiettivi fatti dagli organismi internazionali preposti ma sulla base delle notizie fornite dai “servizi segreti”. Quegli stessi servizi segreti che sostenevano la presenza delle armi di distruzione di massa in mano a Saddam, mai trovate, e per le quali sono morte finora oltre un milione di persone.
Non credo che interessi ad alcuno sapere che i deputati della “cosa rossa” hanno fatto il meglio che potevano se una nuova guerra ci sarà con il nostro paese in prima linea, come purtroppo viene sempre più confermato dalle notizie della stampa internazionale. Forse non è chiaro a tutti che migliaia di soldati italiani si trovano impegnati in guerra (ammazzano e sono ammazzati o feriti o muoiono per l’uranio) in zone quali il Libano, dove gli osservatori internazionali pronosticano a breve una nuova guerra, ed in Afghanistan, dove la guerra è più che guerreggiata. E allora il metro di valutazione dei risultati ottenuti dai partiti della cosiddetta “cosa rossa” non può che essere fatto rispetto a questo scenario e non ad altro, se vogliamo essere aderenti alla realtà e dare una prospettiva, una speranza di pace all’umanità.
Zanotelli, ma non solo lui, cita fatti precisi che si possono riassumere in una frase: il governo di centro sinistra sul tema cruciale per la nostra epoca, quello della guerra, è notevolmente peggiore di quello di destra in termini di violazione dell’art. 11 della Costituzione, che si è tradotto sia in una rafforzata presenza di soldati italiani la dove si combatte sia, cosa ancora più grave, per l’enorme aumento delle spese per armamenti. “Il governo Prodi in due anni ha già aumentato le spese militari del 23 % !!”, ha scritto Zanotelli. E’ vera o no questa affermazione? Perché non si contesta questo dato? Perché si reagisce come se si fosse compiuto un reato di “lesa maestà”? Di quale “riduzione del danno” si sta parlando? Sarebbe questo il “passo intermedio” compiuto? Serve a poco sapere che il lavoro fatto dai parlamentari della “cosa rossa”, come afferma Lidia Menapace, è servito a far emergere le spese per gli armamenti che prima erano nascoste nelle pieghe del bilancio di altri ministeri. Il dato assoluto che viene fuori è gravissimo perché non c’è alcuna inversione di tendenza anzi c’è un netto peggioramento, con l’aggravante che molti miliardi di euro finiranno nelle casse del complesso militare-industriale americano.
Io sono convinto, e lo dico da tempo, che si può scegliere di seguire le strade che si vuole, di fare tutti i passi intermedi che si ritiene opportuni, ma alla fine quello che conta sono i fatti concreti che si realizzano. E questo vale in generale per tutti e non solo per i cristiani che nei Vangeli trovano scritto che alla fine si è giudicati per quello che concretamente si fa nei confronti degli ultimi della Terra e non certo per le troppe parole che ognuno dice. Il problema è che non c’è corrispondenza fra le parole che si sono dette prima delle elezioni ed i fatti che sono venuti dopo le elezioni. E quando questo capita c’è poco di che essere allegri.
La sensazione netta, ma oramai si può parlare di certezza, è che il popolo del centro sinistra sia stato ingannato e che il programma firmato dalle forze della coalizione valga meno della carta straccia. Quanto meno i partiti della cosiddetta “cosa rossa” non sono stati in grado di porre come punti fermi ed irrinunciabili la questione della guerra, che viene trattata come una questione marginale. Personalmente ho sentito più di un deputato della “cosa rossa” sostenere che “non si può fare la crisi sulla questione internazionale”, come se essi vivessero su un altro pianeta e non gli interessasse nulla la salvaguardia dell’umanità ed i milioni di morti provocati dalla guerra fossero un semplice incidente della storia. Allora la domanda nasce spontanea: chi è fuori della realtà e qual è il tipo di mondo che i partiti della “cosa rossa” vogliono realizzare?.
La questione non può essere allora se far cadere o meno il governo come dice Menapace ma che tipo di accordi sono stati realmente presi dai partiti della cosiddetta “cosa rossa”, al di la di quello che è stato scritto nel programma e largamente disatteso. (vedi ancora la questione delle nuove basi militari USA di Vicenza e di Sigonella di cui, per quest’ultima, ha dato notizia RAINEWS24).
La domanda che si pone è molto semplice: quale è il tipo di mondo che vogliamo realizzare e la strada che stiamo percorrendo ci porta in quella direzione o ci stiamo semplicemente impantanando? Serve a qualcosa l’economicismo di cui è impregnata l’azione della cosiddetta “cosa rossa”, tutta intenta a fare “la guerra” sulle pensioni ma oggettivamente disinteressata al tema cruciale della pace e della guerra, salvo qualche dichiarazione che nulla toglie agli atti bellici votati in sede di finanziaria? E a che cosa può servire qualche soldo in più o la possibilità di andare in pensione qualche anno prima se poi viene messo in discussione l’esistenza stessa dell’umanità nel suo complesso?
Discutiamo di questo. Allora non serve a nulla dire che i parlamentari di quella che ora si definisce “cosa rossa” siano tutte persone oneste e serie ed impegnate a fare il possibile se poi i risultati sono quelli descritti da Alex nella sua lettera e lo scenario che abbiamo di fronte parla di un coinvolgimento sempre più pesante dell’Italia nella guerra mondiale in corso.
Che il governo di centro sinistra faccia la politica berlusconiana senza Berlusconi è inaccettabile ed incomprensibile per qualsiasi persona di questo mondo, e chi ne pagherà le conseguenze saranno proprio i partiti della “cosa rossa”, non certo quelli che stanno facendo la gara per riesumare la DC da un lato o il ventennio fascista dall’altro. Ed il ruolo di chi dice di essere per un “mondo altro” non può essere quello di fare le mosche cocchiere di un sistema sociale putrefatto come quello liberista ma di proporre un’alternativa vera a questa società. E l’alternativa non può essere fra scegliere di impiccarsi con la corda ruvida o con quella di seta perché tanto il risultato finale è lo stesso.
Discutiamo di questo, per favore, e non di altro. Sgombriamo il campo da questioni inutili che non servono a nessuno e che paralizzano semplicemente lo sviluppo di un possibile movimento di massa per la pace di cui l’umanità ha grandemente bisogno.


Giovanni Sarubbi



Domenica, 25 novembre 2007