Editoriale
Pensiero lungo cercasi

di Giovanni Sarubbi

IL dibattito in corso nella sinistra ex parlamentare è a dir poco surreale. C’è chi, ancora oggi dopo le ultime elezioni provinciali in Sicilia che hanno messo in mostra l’onda lunga del berlusconismo, sta li a ragionare di nuove formule organizzative, nuovi partiti o coalizioni di partiti costruiti con pezzi di questo o quel partito della ex sinistra parlamentare in decomposizione. All’onda lunga berlusconiana si risponde con il “pensiero corto”, anzi cortissimo, da cortile o, meglio ancora, da pollaio.
Non sono uno storico ma la situazione odierna mi sembra assomigli molto a quella che è stata vissuta nel nostro paese subito dopo la Prima Guerra mondiale e dopo la presa del potere da parte del fascismo. Anche allora andò al potere la classe sociale degli imprenditori, dei sostenitori del “libero mercato”, dei nemici delle organizzazioni sindacali e dei partiti socialisti e di qualsiasi idea, anche solo moderatamente riformista, di giustizia sociale e di lotta alle diseguaglianze. Anche allora le differenze di condizioni di vita fra la classe industriale, sempre la stessa, quella del nord, e la massa dei lavoratori era enorme, come oggi.
Certo non c’era alcuna immigrazione nel nostro paese che invece era una paese di migranti sopratutto verso il nord o il sud delle Americhe. Alcune differenze, ma non troppe, anche sul piano politico. Anche allora ci fu una parte non secondaria dell’allora Partito Socialista che rimase coinvolto nella guerra. Di quegli interventisti faceva parte Mussolini che subito dopo la guerra fondò il partito fascista. Dall’allora Partito Socialista uscì anche il Partito Comunista nel 1921, che nei suoi primi anni di vita dovette affrontare un lavoro di analisi e di organizzazione conseguente della propria struttura politica che gli consentirà poi di guidare la vittoriosa Resistenza al nazifascismo dalle cui ceneri è nata la nostra Repubblica e la sua Costituzione.
Anche allora, fra il 1921 ed il 1926, grande era il dibattito all’interno di quello che si chiamava PCdI (Partito Comunista d’Italia). Ed i tempi erano tali che il dibattito non andava tanto per il sottile. La condizione di clandestinità nella quale furono cacciati quasi subito i comunisti rendeva tutto più difficile. Purtuttavia al congresso di Lione del 1926 il PCd’I di Gramsci riuscì a definire una linea che servì a guidare il partito in tutta la fase della lotta antifascista e fino alla guerra Partigiana. Ad un cambiamento epocale quale fu quello dell’avvento del fascismo l’allora Partito Comunista, unica organizzazione nazionale legata agli interessi delle classi povere (operai e contadini), seppe rispondere con un “pensiero lungo”, una capacità di analisi della realtà che seppe individuare le linee da seguire per costruire la sconfitta del fascismo. E non si è trattato di una lotta breve, ne senza vittime e perseguitati.
Con tutte le differenze possibili, la situazione attuale somiglia molto a quel periodo, con la differenza sostanziale che oggi non c’è come allora un partito legato alle classi povere che sia riconosciuto da esse come tale. Nessuno dei tanti partiti comunisti oggi esistenti, e sono veramente tanti, per lo meno una decina di organizzazioni, gode di una qualsiasi credibilità politica che gli consenta di intraprendere ciò che fu intrapreso dall’allora PCd’I nel lontano 1926.
Nei tanti, tantissimi documenti che girano fra i tanti partiti comunisti oggi esistenti, ritroviamo superficialità di analisi, autosufficienza, incapacità di comprendere la realtà mista ad opportunismi vari ed aneliti a riconquistare posizioni di potere perse, oltre ad estremismi o subordinazioni a politiche neo centriste. C’è una corsa a trovare un “luogo politico” dove “svernare”, dove passare il periodo di vita più o meno lungo del regime andato al potere lo scorso aprile. Gli stessi neo centristi rappresentati dal PD non hanno capito, o forse fingono di non capire, che la stragrande maggioranza degli imprenditori, dal più piccolo al più grande, è schierata a sostegno del berlusconismo, perché sugli interessi di classe, oggi come un secolo fa, non c’è etica, morale o qualsivoglia regola che tenga. Quando trionfa la legge della giungla non c’è “buonismo” che tenga e chi ha soldi e poteri da difendere si schiera con quelli come lui. L’ingordigia trionfa.
Altro elemento importante è la mancanza, in molti documenti letti, di qualsiasi riferimento alla questione principale del nostro tempo, cioè alla guerra in corso e a come uscirne, alla devastazione dell’ambiente e alla crisi, ora si irreversibile, del sistema sociale dominante a livello mondiale, quello capitalistico, plasticamente andata in onda in queste ore a klivello mondiale con l’arresto di 400 finanzieri d’assalto di Wall Street per la vicenda dei mutui “sub prime”. Per alcune organizzazioni è come se tali questioni semplicemente non esistessero e non avesse pesanti conseguenze sia sul piano politico sia sul piano sociale. Tutto si riduce ad una analisi sugli “errori” e sui “limiti” del governo Prodi o di suoi singoli ministri, a giochi di alleanze, come se il berlusconismo o il bushismo o il blairismo siano tutti accidenti della storia e non prodotti di un determinato sistema sociale. Si continua invece ampiamente a cianciare di “movimento” o di “ripresa del conflitto”, dimenticando di aver perso qualsiasi credibilità politica.
Altro tema, infine, su cui si filosofeggia molto è quello della “non violenza” (scritto con due parole anziché una come fanno i nonviolenti veri). Ci si divide fra i sostenitori e i contrari della “non violenza” e lo si fa astrattamente, perché nessuna di queste organizzazioni ha mai affrontato un qualsiasi problema concreto, neppure quello di un condominio, ne ha mai avuto altra prospettiva che quella di soddisfare l’egoismo individuale di un ceto politico desideroso di partecipare alla gestione del potere. E i metodi violenti sono sempre stati usati da chi ha un potere da difendere, che sia esso economico, politico, militare o religioso, come insegna la crocifissione di Gesù o di quanti nei secoli hanno sostenuto sistemi sociali giusti, il rispetto e l’amore per l’ambiente e l’uguaglianza di tutti gli esseri viventi.
Quale mondo altro, quale umanità vogliamo contribuire a costruire?
“Pensiero lungo” cercasi, che sappia spiegare cosa è successo perlomeno in questi ultimi 20 anni e che sappia indicare le strade da percorrere per uscire innanzitutto e subito dalla guerra e dalla distruzione dell’ambiente e delle risorse naturali.



Venerdì, 20 giugno 2008