Editoriale
Ucciso per due biscotti

di Giovanni Sarubbi

UN essere umano è stato ucciso ieri a Milano per aver rubato dei biscotti. Aveva 19 anni. La TV di Stato ha dato la notizia con queste parole: “Ucciso a Milano un italiano di colore”. I testimoni del fatto hanno raccontato che gli autori, “due italiani non di colore”, avrebbero apostrofato la povera vittima con l’epiteto di “sporco negro”. Il ragazzo aveva la pelle nera, proveniva dal Burkina Faso ma era cittadino italiano. Il modo con cui è stata presentata la notizia dai TG tende a giustificare il razzismo ed il clima di paura nel quale viviamo e che è alla base del gesto.
Ieri sera ho avuto modo di sperimentare personalmente come il razzismo sia oramai diffusissimo, anche da chi meno te lo aspetti. Mi trovavo in una pizzeria verso le otto di sera e aspettavo il mio turno per ritirare la pizza da portare a casa che avevo ordinato. Alla TV danno il telegiornale. E’ il TG1. Viene data la notizia dell’uccisione del ragazzo di 19 anni. Qualcuno commenta il fatto, cerca di giustificarlo, “chissà quante ne avevano subito quei due”, dicono un ragazzo e una ragazza che potevano avere poco più di venticinque anni. Reagisco, dico che non si può uccidere né per due biscotti né per un miliardo di euro perché un furto è rimediabile un omicidio no e che non ci si può fare giustizia da se. Cose che qualche anno fa tutti avrebbero condiviso. Ma i due giovani si infervorano, continuano a giustificare i “due italiani bianchi”, c’è l’hanno con gli immigrati che non rispettano “le nostre regole e che perciò debbono essere tutti cacciati” anzi non devono proprio entrare in Italia. Faccio osservare che in Italia la delinquenza non l’hanno portata gli immigrati ma che anzi noi la delinquenza la esportiamo nel resto del mondo come mafia, camorra, ndrangheta, sacra corona unita. Ma le mie parole cadono nel vuoto. Gli animi si infervorano ancora di più. La più accesa è la ragazza che continua a ripetere parole violente contro gli immigrati. Interviene anche un’altra donna nella discussione, la proprietaria della pizzeria, che ha un chiaro accento pugliese. “Anche noi siamo stati emigranti - dice - ma noi abbiamo sempre rispettato le regole dove siamo andati”. Cerco di obiettarle che anche gli italiani emigranti hanno subito atteggiamenti razzisti e che il razzismo non è mai giustificabile e che le conseguenze sono che si giunge ad uccidere per due biscotti. A questo punto l’altro ragazzo quasi mi aggredisce verbalmente dicendomi che non devo importunare quella che dichiara essere la propria ragazza. Capisco che è come parlare ad un muro e non replico ulteriormente. Nel frattempo la mia pizza è pronta e così vado via. Non tornerò più in quella pizzeria. E’ una magra consolazione ma perlomeno non mangerò più una pizza con il retrogusto del razzismo e della stupidità.
A questo siamo. Quello che ancora può capitarci è stato tutto già visto e vissuto dalle generazioni che ci hanno preceduto. Ne sanno qualcosa i rom o coloro che sono rinchiusi nei CPT, i nuovi lager del nostro tempo. Le responsabilità di ciò che sta succedendo sono chiare così come è altrettanto chiaro che se si continua su questa strada non può esserci alcun futuro per il nostro paese e per l’umanità.
Spetta a tutte le persone di volontà buona impegnarsi per dare un nuovo corso alla nostra società.



Lunedì, 15 settembre 2008