Editoriale
Boicottare il nord?

di Giovanni Sarubbi

IN Fontamara, il più famoso e più tradotto romanzo di Ignazio Silone, che è stato certamente il più grande scrittore italiano del ’900, c’è ad un certo punto, verso la fine del romanzo, una frase lapidaria: “La colpa è tutta dei piemontesi”. La frase viene detta da uno degli abitanti di Fontamara di fronte all’ennesimo raggiro ai loro danni, il furto della loro acqua, perpetrato dal podestà, dall’uomo incarnazione del fascismo e della sua legge. Una frase che è insieme di rabbia e di impotenza nei confronti di un potere proveniente dal nord, dal Piemonte prima e dalla Padania poi, che ha invaso l’Italia meridionale e imposto la sua legge con il ferro ed il fuoco. Una legge che ha favorito sempre ed esclusivamente le classi capitaliste del nord, che ha ridotto ancora di più in miseria le classi già misere e lacere del nostro sud. “Se i pidocchi avessero un valore quelli di Fontamara sarebbero straricchi”, scrive Silone (cito a memoria), descrivendo con grande realismo e maestria la situazione del nostro sud che il fascismo, nato in Padania, peggiorò ancora di più. Oggi come nel ventennio, soldo chiama soldo, chi è misero si arrangi, vada in guerra, emigri o muoia di fame.
Le pagine di Silone mi sono tornate in mente in questi giorni di rinnovato attacco al sud ed a Napoli in particolare dopo i raid squadristici di quelli che sono stati etichettati come “tifosi napoletani”, ma che con il tifoso napoletano nulla hanno a che vedere. Delinquenti prezzolati che hanno messo in atto un copione che abbiamo già visto altre volte e che non riusciamo a considerare non preordinato e finalizzato ad un ben preciso scopo, quello di gettare discredito contro il sud.
Lo abbiamo già scritto su queste colonne: si tratta di attacchi che non ci stupiscono e che sono anzi destinati ad aumentare perché è in atto nel nostro paese una violenta azione di divisione dei cittadini portata avanti dalle forze politiche del nord del paese, Lega Nord in primo luogo, che ha lo scopo di garantire alle “classi imprenditoriali” di quelle regioni quante più risorse possibili. Di fronte alla crisi economica sempre più grave e devastante, c’è chi ha deciso, invece di assumersi le proprie responsabilità, di scegliere la via della rapina a mano armata, degli attacchi violenti ed inconsulti ai cittadini del sud, mors tua vita mea. E lo fa, per ora, con i guanti bianchi, con la “politica” creando e cavalcando qualsiasi emergenza. Il caso Alitalia ne è ulteriore conferma.
E allora qualsiasi cosa è utile per creare il clima culturale e politico che indirizzi le scelte politiche ed economiche in tal senso. E’ stato così con la vicenda “monnezza” o con l’ultima vicenda del “calcio violento”, o con le affermazioni contro gli insegnanti del sud fatte dal ministro della pubblica istruzione. Tutto è buono per rivendicare una superiorità, addirittura razziale, mirata al portafoglio dei cittadini ed a quelli del sud in particolare. Salvo poi a scoprire che la responsabilità della crisi della monnezza in Campania è degli industriali del nord, che hanno fatto accordi con la camorra per trasformare la Campania nel più grande sversatoio di rifiuti tossici del mondo con la monnezza che serviva a tale scopo. E per fortuna ci sono i documenti delle commissioni parlamentari che parlano chiaro. E che dire della ministra della Pubblica istruzione che parla male degli insegnanti del sud ma che poi non ha esitato ad andare nel 2001 a Reggio Calabria, lei che è di Brescia, per avere la certezza di passare l’esame di avvocato che a Reggio era garantito al 93% dei partecipanti? (Vedi articolo di Gian Antonio Stella su "Il Corriere della sera" del 4 settembre 2008).
Sono molti i lettori del sud che ci scrivono lamentandosi dell’insopportabilità degli attacchi antimeridionali che sono diventati una costante della politica italiana, un fatto addirittura culturale. Sono molti quelli che cominciano a rendersi conto che si tratta dello stesso razzismo che viene praticato nei confronti dei migranti, che sono deboli come sono deboli i cittadini delle regioni meridionali che conoscono molto bene cosa sia l’emigrazione. E’ il razzismo di chi si ritiene forte e che sa sfogare il proprio odio solo contro i deboli facendolo quasi sempre con azioni ignobili e vigliacche.
Sono molti i cittadini del sud che, come reazione a questi attacchi continui, hanno cominciato a boicottare tutto ciò che viene prodotto nella cosiddetta “Padania”. C’è chi, per esempio, non compra più il “Grana Padano”, che della Padania è il prodotto più celebrato, o che ripone negli scaffali quei prodotti che portano una etichetta che contiene il termine “Padania” o di una città del nord, scegliendo prodotti analoghi ma realizzati nella propria regione. “Se non siamo buoni a niente, non lo sono manco i nostri soldi”, ci ha scritto un lettore che ha aggiunto di “non voler dare neppure un euro a chi ci affama, ci manda i suoi rifiuti tossici, ci costringe all’emigrazione o ad andare in guerra e poi ci dileggia anche ogni giorno. E’ ora di dire basta”.
Non sappiamo quanto sia diffusa questa pratica sia perché i consumi sono drasticamente ridotti, ed al sud lo sono ancora di più, sia perché non ci sono al momento campagne pubbliche in tal senso. Ma si tratta comunque di segnali importanti di un malessere che esiste e che si materializza anche nei molti movimenti politici cosiddetti autonomistici esistenti nel sud che, se il quadro politico nazionale continuerà a rimanere quello di oggi, sono destinati a crescere perché, come tutti i movimenti politici emergenti, essi danno la soluzione più semplice e immediata ai disagi, alle aspettativa, ai bisogni del momento che nel nostro caso sono radicati profondamente nella sofferenza del popolo meridionale. E la soluzione è quella della contrapposizione nord-sud, del rinchiudersi nel proprio guscio o magari del ritorno al Regno delle due Sicilie, con richiesta di restituzione di tutto l’oro rapinato da Garibaldi al Banco di Napoli ed al Banco di Sicilia e finito nelle voraci casse sabaude. Segnali importanti in tal senso ci vengono dalla Sicilia il cui presidente è, non a caso, esponente di un partito autonomista.
“Boicottare il nord” potrebbe così essere uno slogan con cui saremmo costretti a confrontarci in un prossimo futuro, se il progetto federalista che sta per varare la Lega Nord con i suoi ministri Bossi e Calderoli andrà in porto, con ulteriori sacrifici e miserie per le regioni meridionali. E anche questo sarebbe qualcosa di già visto.



Venerdì, 05 settembre 2008