Editoriale
Due passaggi

di La nonviolenza e’ in cammino.

Il primo passaggio. La Perugia-Assisi che si e’ appena svolta, e che ha dimostrato ad abundantiam la possibilita’ oltre che la necessita’ della ripresa dell’impegno di pace in Italia, di un impegno di pace chiaro e coerente: l’impegno di pace che ripudia la guerra, che si oppone a tutte le uccisioni, che lotta per il riconoscimento di tutti i diritti umani a tutti gli esseri umani; quell’impegno di pace che hic et nunc puo’ essere inverato solo facendo la scelta della nonviolenza, la scelta concreta della nonviolenza. In primo luogo opponendosi alla partecipazione italiana alla guerra terrorista e stragista in Afghanistan; poi anche opponendosi al riarmo e al traffico di armi, opponendosi alle spese militari e all’industria bellica; opponendosi alle atomiche dislocate nel nostro paese; opponendosi alla nuova e cruciale servitu’ militare imperiale a Vicenza; opponendosi alla sistematica violazione dei diritti umani dei migranti. Ancora una volta partecipata, ancora una volte assemblea itinerante, ancora una volta popolo in cammino, la marcia Perugia-Assisi ha espresso netto e forte il ripudio della guerra, degli eserciti, delle armi, di ogni terrorismo, di ogni dittatura: anche il terrorismo e la dittatura che i poteri rappresentativi del 20% dell’umanita’ impongono ai restanti quattro quinti della famiglia umana. Il nostro terrorismo, la nostra dittatura, il terrorismo e la dittatura dei poteri dominanti del Nord rapinatore sugli infiniti sterminati Sud del mondo, il terrorismo e la dittatura da cui dipende il nostro relativo benessere e privilegio pagato al prezzo della strage per fame e per guerre e per repressioni e schiavitu’ di tante sorelle e tanti fratelli per interi continenti. Quando si straparla di sicurezza si consideri quanta parte dell’umanita’ e’ privata di ogni sicurezza dal sistema di relazioni internazionali, dal sistema di ripartizione delle risorse, dal sistema di planetario sfruttamento e rapina delle risorse che consente a noi tanto sperpero ed impone a innumerevoli esseri umani tanto dolore ed orrore. E che mai ci abbandoni questa consapevolezza.

Ora, noi non ci si illude che sara’ cosa facile ricostruire in Italia un impegno di pace limpido e coerente, autentico ed efficace, soprattutto dopo un anno e mezzo in cui tanta parte della sinistra ex-pacifista si e’ arruolata nel partito della guerra e delle stragi. Ma la marcia ideata da Aldo Capitini ancora una volta ha espresso questo messaggio, ha consegnato questo legato, ha rivolto all’intero popolo italiano questo appello; ha riproposto senza orpelli retorici e senza ingannevoli perifrasi l’alternativa secca e ineludibile: nonviolenza o barbarie; nonviolenza giuriscostituente o catastrofe della civilta’ umana; nonviolenza come scelta della convivenza e della responsabilita’ o collasso della biosfera. Detto altrimenti: o il disarmo o la morte. O la smilitarizzazione dei conflitti o la morte. O il ripudio delle guerre, degli eserciti, delle uccisioni, o la morte di tutto e di tutti. Solo la nonviolenza piu’ salvare l’umanita’, la nonviolenza che e’ la lotta la piu’ nitida e la piu’ intransigente contro ogni oppressione, contro ogni menzogna.

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Il secondo passaggio. Il congresso del Movimento Nonviolento che si svolgera’ dal primo al 4 novembre a Verona. Che potrebbe essere momento di verita’ e dire una parola di verita’, questa parola di verita’: che e’ l’ora della nonviolenza; che la nonviolenza e’ la politica del XXI secolo; che solo la scelta dela nonviolenza puo’ fondare un programma politico adeguato ai compiti dell’ora. Che fuori della nonviolenza non si da’ piu’ una politica di pace, una politica di verita’, una politica di giustizia, una politica di liberazione.

Ora, noi non ci si illude che questo congresso possa essere gia’ figura e presagio e segnavia di quel "parlamento dell’umanita’" tante volte evocato nel corso della storia nelle piu’ audaci e frugifere utopie filantropiche e nelle piu’ alte e piu’ dense e preziose scritture del costituzionalismo moderno. E sappiamo fin troppo bene quali limiti di ingenuita’, di fragilita’, e finanche di simplicitas che talvolta decade a semplicismo e semplicioneria, affettino le esperienze organizzate delle persone amiche della nonviolenza; e sappiamo anche quante debolezze e contraddizioni nel cuore delle persone amiche della nonviolenza alberghino, e quanti gabbamondo per queste esperienze e linguaggi transitino e quante devastazioni producano. E sappiamo anche quanto piccola parte il Movimento Nonviolento fondato dal medesimo Aldo Capitini che ideo’ la marcia Perugia-Assisi sia rispetto all’arcipelago della nonviolenza organizzata, arcipelago in cui le ambiguita’ fin abissali non mancano (e naturalmente non parliamo qui dei partiti guerrafondai e assassini che si spacciano per amici della nonviolenza mentre deliberano guerre e stragi, e ve ne sono ben tre nel parlamento italiano). E sappiamo anche come la nonviolenza organizzata sia parte piccina rispetto ai cosiddetti movimenti di pace, della cittadinanza attiva, eccetera eccetera, movimenti in cui ancor oggi trovano ricetto e non di rado finanche prevalgono i parassiti e gli squadristi ad un tempo eversivi e ministeriali, nichilisti e aggrappati con gli artigli alle mammelle del pubblico erario. E sappiamo anche come finanche persone esimie, e della nonviolenza talora fautrici, in quest’ultimo anno abbiano ceduto alla guerra, siano state travolte, si siano prestate a far da compari e comari degli stragisti al governo. Tutto cio’ lo sappiamo, e nulla ci nascondiamo di queste miserie.

E tuttavia crediamo che forse proprio dal congresso del Movimento Nonviolento che si terra’ tra meno di un mese in quella bella e famosa citta’ di Verona potrebbe venire l’invito, l’appello, la chiamata in grado di scuotere e muovere tante e tanti a una scelta che sentiamo necessaria ed urgente: la scelta della nonviolenza come proposta politica esplicita e rigorosa, non mero orizzonte ideale ma pratica concreta, non devozione privata ma soggetto politico, forza di trasformazione, storica, sociale. Capace di incidere come movimento e di farsi presenza forte ed egemone nelle istituzioni, anche.

Forte ed egemone nelle istituzioni, andando anche alle elezioni con il proprio volto e la propria voce, con la forza della democrazia. La democrazia diretta e la democrazia rappresentativa: ed entrambe sono necessarie. E il momento e’ adesso, prima che il disastro della guerra e del fascismo tutto travolga.

Forse quel congresso riuscira’ a formulare la proposta che molte e molti attendono: di uscire da ogni subalternita’, da ogni rassegnazione, da ogni contiguita’, da ogni pusillanimita’, da ogni apatia, da ogni puerilita’, da ogni attendismo. Uscire dalla minorita’ e porsi l’ambizioso fine di rifondare tout court la politica nel nostro paese, proponendo la nonviolenza come criterio ed asse di un progetto politico, di un movimento politico, di un blocco storico: di porre l’obiettivo della nonviolenza al potere. E vorremmo vivamente sperarlo.

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Vorremmo vivamente che dalla marcia Perugia-Assisi appena svoltasi, e dal congresso del Movimento Nonviolento in procinto di darsi, scaturisse corale e plurale, persuaso e complesso, policromo e polifonico, dialettico e dialogico, un messaggio e un impegno: di rottura di ogni complicita’, di illimpidimento del linguaggio, di pensiero ed azione di pace e liberazione: un progetto politico, un lavoro politico, un movimento politico.

Una politica nonviolenta. Una nonviolenza giuriscostituente. La nonviolenza al potere, qui e adesso, senza piu’ esitazioni.

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E queste ci sembrano essere le cose decisive:

a) la critica pratica del patriarcato, l’azione per abbattere le strutture ideologiche e pratiche della violenza maschilista; e qui e’ la chiave di volta di una proposta politica nonviolenta;

b) l’opposizione integrale alla guerra, ai suoi strumenti, ai suoi apparati, alle illogiche logiche sue; e la costruzione di modalita’, strumenti, risorse per la gestione e risoluzione nonviolenta dei conflitti;

c) la difesa della biosfera e dei diritti umani uniti in un sinolo; che si puo’ anche dire: la necessita’ del socialismo come responsabilita’ condivisa per la liberazione di ogni soggetto oppresso, la difesa dell’intero mondo vivente e il libero sviluppo di ciascuno e di tutti, di sempre piu’ ampie integrazioni, di sempre piu’ vasti riconoscimenti, di sempre piu’ profonda coscienza e cura dei nessi che tutti e tutto collegano, prima che la barbarie prevalga - e il collasso dell’ecosistema;

d) la dimensione giuriscostituente: ovvero inveratrice di diritto, istitutrice di ordinamento giuridico, fondatrice di una societa’ in cui sia possibile convivere secondo regole condivise, applicando il principio responsabilita’, riconducendo a piu’ ravvicinata sinergia l’esigenza della liberta’ e quella della giustizia: quell’incontro che si attua nel riconoscimento del volto altrui, nel prendersi cura dell’altra e dell’altro, nella misericordia fraterna e sororale che nessuna vita abbandona alla violenza, getta nel nulla, sacrifica alla morte.

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Solo la nonviolenza puo’ salvare l’umanita’.

La nonviolenza e’ in cammino.

Ma la nonviolenza puo’ camminare solo con le tue gambe.

Senza di te la nonviolenza e’ solo un appello: tu soltanto puoi incarnarla e farla esistere.

Tu, tutti. Tu-tutti, per usare ancora una volta una formula capitiniana.

Tratto da
Notizie minime de
La nonviolenza è in cammino


proposto dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza

Direttore responsabile: Peppe Sini.
Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac@tin.it

Arretrati in:
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Numero 236 dell’8 ottobre 2007



Luned́, 08 ottobre 2007