Editoriale
È ora di fermare la follia omicida delle guerre!

di Giovanni Sarubbi

La guerra continua, implacabile, a mietere vittime su vittime, innanzitutto bambini, a migliaia. Chi come noi si impegna quotidianamente per la pace, non ha bisogno di una foto shock, quale quella che sta girando in questi giorni sui mass-media, per piangere o indignarsi. Quella di questi giorni non è la prima foto degli orrori della guerra. Basta cercare e sulla rete Internet si può entrare in una vera galleria dell'orrore. Non c'è limite agli orrori che si possono commettere in guerra. Mostruosità si sommano a mostruosità. E l'orrore è oramai così grande, che siamo giunti al punto che simili foto costituiscono il sollazzo di persone malate, che si eccitano al solo vederle e le collezionano come fossero opere d'arte o cimeli di grande valore. E si tratta di orrori fatti da persone in carne ed ossa, da soldati che non esitano ad uccidere persino bambini e che usano armi sofisticate, come i droni, come se si trattasse di videogiochi.
A me fanno schifo, lo dico brutalmente, le foto dei venditori di armi o dei militari che sfilano in parata esibendo i loro strumenti di morte con sguardo fiero e truce. I loro occhi dicono che sono pronti a tutto e sono carichi di odio e paura.
Allo stesso modo mi fanno schifo le foto di quei “religiosi”, qualunque sia la loro religione, che “benedicono” gli eserciti pronti a partire per la guerra e gli strumenti di morte da essi adoperati. Mi fanno schifo le esaltazioni del militarismo o del presunto “eroismo” o dell'”onore” che sarebbe insito nella professione delle armi, che non ha nulla di onorevole o di eroico visto le mostruosità che da secoli tale mestiere produce.
Mi fanno schifo quei governanti che autorizzano o chiudono gli occhi sulla vendita di armi prodotte nel paese da essi governato a paesi in guerra. È il caso dell'Italia, che è il terzo paese al mondo produttore di armi cosiddette “leggere”, che sta oggi vendendo armi alla coalizione guidata dall'Arabia Saudita che sta conducendo la guerra nello Yemen. È il caso dell'Italia che da quattro anni sostiene le posizioni degli USA sulla Siria dove è in corso una guerra per procura feroce e sanguinaria. Per procura perché a volerla sono stati gli USA, che hanno con la CIA sostenuto, armato e addestrato tutti gli oppositori del governo Assad, compreso l'ISIS, e a pagarla sono stati i paesi arabi del Golfo per motivi di supremazia geopolitica locale, usando e rinfocolando le oramai millenarie contrapposizioni religiose tra sciiti e sunniti. C'è un business in Italia che non conosce crisi ed è quello delle armi. Si può essere sicuri che in una qualsiasi delle 42 guerre attualmente in corso ci siano armi prodotte in Italia che hanno ucciso e continueranno ad uccidere donne vecchi e bambini. Chi le ha progettate, prodotte e vendute è il responsabile primo di tutte queste morti.
Credo non serva fare appello all'indignazione per la foto shock del bambino siriano morto su una spiaggia mentre fuggiva dalla guerra, come ha fatto in questi giorni la Tavola della Pace. Questa indignazione, se c'è stata, è durata lo spazio di qualche giorno e non è stata una indignazione di massa. Siamo così assuefatti agli orrori che siamo persino incapaci di avere una indignazione di massa che ci porti a ribellarci, scendendo in piazza in massa ad assediare le prefetture e tutti i palazzi delle istituzioni per chiedere la fine immediata della guerra a cui anche l'Italia partecipa, il ritiro di tutti i nostri soldati dai fronti di guerra (ce ne sono circa diecimila sparsi per il mondo), la fine di tutte le esportazioni di armi dal nostro paese ed il blocco di tutte le acquisizioni di nuovi armamenti, a cominciare dall'F35. La guerra è percepita come lontana da noi e neppure i quotidiani naufragi di migranti nel mar Mediterraneo impediscono ai razzisti nostrani di inscenare azioni squadristiche contro i migranti giunti sul suolo italiano. Orrore chiama orrore e ci sarà sempre chi troverà una giustificazione anche all'orrore più estremo.
In più i talk-show televisivi e tutti i servizi di “informazione” dei grandi mass-media sono sempre più “armi di distrazione di massa”. Notizie su notizie vengono diffuse con enfasi per indirizzare le persone e distoglierle dalle cose gravi e vere su cui occorrerebbe invece mobilitarsi. E così in questi giorni si è dato poco spazio a Papa Francesco che ha tuonato contro i mercanti di armi, ma si è ingigantito il suo recarsi da un ottico romano per cambiarsi gli occhiali, con tanto di interviste all'ottico o alle persone che si sono trovate li di passaggio. Cosa è più importante il Papa che va dall'ottico o lo stesso Papa che parla contro i mercanti di morte che sono i venditori di armi?
La questione della fine della “guerra mondiale” che è in corso dal 2001 è dunque sempre più drammaticamente all'ordine del giorno dell'intera umanità. È una questione non più eludibile. L'enorme parata militare fatta nei giorni scorsi a Pechino in Cina in occasione del 70° anniversario della fine della Seconda Guerra Mondiale, è un altro tristissimo segnale sul pericolo di una ulteriore estensione della guerra in corso. Non si promuove la pace mostrando le proprie armi di distruzione di massa, anche se poi si proclama la propria volontà di pace. Ci sarebbe piaciuta una parata di operai e operaie dei vari settori produttivi della Cina, non delle sue armi. Se si riempie un paese o il mondo intero di armi queste inevitabilmente prima o poi verranno usate. È una costante della storia dell'umanità.
Occorre allora riprendere una lotta per la pace che non conosca sosta. È l'unica cosa per la quale oggi vale la pena di impegnarsi a fondo dedicandovi tutta la propria vita. È l'unica cosa che potrà dare un futuro alla nostra umanità.
Lo chiediamo a tutti gli uomini e donne di pace che esistono nel nostro paese. Lo chiediamo a tutte le religioni che unite dovrebbero chiedere la fine di tutti i conflitti che spesso vengono combattuti in nome di Dio. Lo chiediamo a tutte le forze politiche e sociali che hanno a cuore la nostra Costituzione, che ha nelle sue radici il “ripudio della guerra” perché essa è nata alla fine di quell'immane catastrofe che è stata la Seconda Guerra mondiale.
Le idee che oggi fomentano la guerra sono le stesse di 70 anni fa e di sempre. Sono le idee di potenza, di sfruttamento selvaggio delle risorse naturali, dell'accumulazione in poche mani di tutte le ricchezza esistenti. Sono le idee che hanno ridotto la Terra su cui viviamo, l'unica che abbiamo, ad una discarica di rifiuti tossici.
È ora di fermare la follia omicida delle guerre. Uomini e donne di pace cercasi.
Giovanni Sarubbi



Domenica 06 Settembre,2015 Ore: 13:14