Editoriale
Abituarsi

di Peppe Sini

Come ci si abitua a tutto.

Anche al fatto che l’Italia é in guerra, anche al fatto che stiamo partecipando alla commissione di stragi in Afghanistan, anche al fatto che la Costituzione é stata abbattuta senza neppure dirlo, anche al fatto che solo il terrorismo - eletto e benedetto dai governi - regna nella politica internazionale.

Come ci si abitua a tutto.

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Ed a tal punto ci si abitua a tutto che si pretende di chiamare pace la guerra, di chiamare azione umanitaria le stragi, di chiamare diritto l’uccidere. Di dirsi "nonviolenti" mentre si vota per la commissione di massacri, si finanzia la commissione di massacri, si plaude alla commissione di massacri, ci si lorda le mani - e l’anima, per sempre - del sangue dei massacri.

A tal punto ci si abitua a tutto che a farsi artefici e propagatori e propagandisti dei massacri s’impegnano in sommo grado persone che una volta pur dicevano di sapere la differenza tra il male e il bene, tra l’uccidere e il salvare le vite, tra la guerra e la pace.

A tutto ci si abitua.

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Il ministro della carneficina si congratula con se stesso per l’impegno contro l’uccidere al dettaglio quando é tanto più semplice e comodo uccidere all’ingrosso.

Il sindaco della capitale delle deportazioni conferisce in contumacia premi a chi s’impegna per la pace e i diritti umani - purché a debita distanza dalle province imperiali e dalle capitoline periferie.

Il presidente della Repubblica chiede più fondi per assassinare ovunque nel mondo, e con studiata nonchalance vomita fiele e scherno sull’obsoleta Costituzione che reca quell’arcaico articolo 11 che ripudia la guerra, la Costituzione di cui pure giurò di essere difensore.

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A tutto ci si abitua finché a morire sono gli altri, possibilmente lontani, possibilmente brutti sporchi e affamati, e che possibilmente non compaiano in tivù. Si sta così bene.

Tratto da
Notizie minime de
La nonviolenza è in cammino


proposto dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza

Direttore responsabile: Peppe Sini.
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Numero 311 del 22 dicembre 2007



Sabato, 22 dicembre 2007