Biocarburanti? No! Grazie
Per chi fai tifo?

(Editoriale del n. 3 di Missione Oggi 2008)


Sono le automobili e non gli uomini a consumare la maggior parte dei cereali. L’appetito dei carburanti del mondo è insaziabile. I cereali necessari per riempire di etanolo il serbatoio (120 litri) di un fuori­strada sono sufficienti a nutrire una persona per un anno intero. Lo dice uno che se ne intende, Lester Brown, fondatore del Worldwatch Institute, uno dei massimi esperti del pensiero ecologico contempo­raneo. Lo dicono anche i missionari dell’Aefjn (Africa Europe faith and justice network), una rete di 43 congregazioni religiose maschili e femminili presenti in Europa e in Africa /Madagascar. La quantità di cereali trasformata in etanolo si è triplicata nel giro di cinque anni, dai 18 milioni di tonnellate del 2001 si è passati ai 55 milioni di tonnellate per il 2006. È risaputo che la nuova politica energetica europea in­coraggia l’uso di agrocarburanti. Per rispondere alla domanda crescente, l’Europa li importa dall’Afri­ca. L’jatropha viene coltivata in Togo, Ghana, Senegal, Mali, Costa d’Avorio e Niger. Si calcola che il granoturco aumenterà del 72% rispetto al suo prezzo attuale nei prossimi dodici anni.
Qual è il problema in Africa? La corsa agli agrocarburanti im­plica l’espansione di monocolture intensive su larga scala, spesso condotte senza rispetto per gli abitanti e il loro ambiente; la con­correnza per i terreni fertili o vicini alle infrastrutture; la concor­renza per l’acqua; la deforestazione, la distruzione dei terreni, lo spostamento della popolazione, la perdita della biodiversità; l’au­mento dei prezzi dei prodotti alimentari che ha un effetto negati­vo sui poveri e sui Paesi che dipendono dalle importazioni per la sicurezza alimentare. Sono i poveri del mondo che soffriranno di più a causa di questa sete inesauribile di carburanti del ricco Occidente, anche perché nella spesa quotidiana del povero la voce cibo è la più pesante. Per esempio, una famiglia in Ghana che vive con cinque dollari al giorno, di solito ne spende tre per il cibo. Anche i con­tadini non ne vanno esenti. In genere, i piccoli contadini dei Paesi in via di sviluppo comprano più cibo di quanto ne vendono. I missionari dell’Aefjn hanno già cominciato a distinguere: agrocarburanti e bio-carburanti sono i due nomi dati ai carburanti prodotti dalla trasformazione di materiale vegetale viven­te, contrariamente ai carburanti estratti da materiale fossile (petrolio) e raffinati. Aefjn (ed è a favore) mantiene il nome "biocarburanti" per i prodotti veramente sostenibili, dalla produzione al consumo sen­za generare effetti negativi sull’ambiente e sulla società. I missionari chiedono all’Unione Europea e agli Stati membri una moratoria di 5 anni sull’importazione di agrocarburanti da monocolture su larga scala e da qualunque forma di sostegno a tali colture in Africa.
Gli obiettivi sono evidenti: ridurre gli investimenti in monocolture in Africa; mettere fine agli effet­ti negativi sull’ambiente e sulla società del continente africano; fermare la pressione sui prezzi dei pro­dotti alimentari; dare il tempo di informare e sensibilizzare le popolazioni e i capi; dare tempo per la ri­cerca sugli agrocarburanti che rispettano l’ambiente e, indirettamente, i diritti sociali.
Non è la prima volta che avviene il match tra missionari e multinazionali e prevediamo già anche chi saranno i vincitori. Ma almeno sappiamo in quale curva sederci per fare il tifo.



Venerdì, 25 luglio 2008