L’acqua potabile è un diritto umano

di Patrizia Quarta della Direzione Nazionale di Cittadinanza Attiva

Intervento svolto nell’Incontro Pubblico "Genova come Parigi" tenutosi il 7 novembre a Genova.
Hanno partecipato all’incontro Anne Le Strat, Don Gallo, Corrado Oddi, Marco Bersani e Maurizio Gubbiotti, coordinatore della Segreteria Nazionale di Legambiente, Patrizia Quarta della Direzione Nazionale di Cittadinanza Attiva, Antonio Lupo- Comitato Acqua Pubblica Provincia di Genova


L’associazione che rappresento è un movimento di partecipazione civica che dal 1978 promuove e tutela i diritti dei cittadini e dei consumatori.

L’attenzione ai diritti è dunque per noi prioritaria e per questo motivo, ma anche perché è consuetudine iniziare le relazioni con una citazione, per non essere dunque da meno, ho voluto iniziare questa mia, riportando un enunciato dell’Ufficio dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Diritti Umani del  settembre 2007:

E’ ormai tempo di considerare l’accesso all’acqua potabile e ai servizi sanitari nel novero dei diritti umani, definito come il diritto uguale per tutti, senza discriminazioni, all’accesso ad una sufficiente quantità di acqua potabile per uso personale e domestico - per bere, lavarsi, lavare i vestiti, cucinare e pulire se stessi e la casa – perché solo così si può migliorare la qualità della vita e la salute.
Gli Stati nazionali dovrebbero dare priorità all’uso personale e domestico dell’acqua al di sopra di ogni altro uso e dovrebbero fare i passi necessari per assicurare che questo quantità sufficiente di acqua sia di buona qualità, accessibile economicamente a tutti e che ciascuno la possa raccogliere ad una distanza ragionevole dalla propria casa.

In base a questo enunciato,  ogni individuo nasce  titolare di questo diritto,  ma ciò, ovviamente, non è sufficiente a far si che questo diritto, come tanti altri, sia di fatto patrimonio di ciascuno, non è automatico.  Perché questo succeda è necessario che si concretizzi un passaggio molto importante: il passaggio da individuo a cittadino, attivo e responsabile, capace di far rispettare questo suo diritto esercitando e condividendo le responsabilità politiche con lo stato e con le amministrazioni locali.

Ecco quindi l’importanza di essere qui oggi come associazioni, movimenti, comitati rappresentativi dei cittadini, insieme alle istituzioni che ci governano, per provare ad essere un po’ meno governati e un po’ più rappresentati ed ascoltati anche perché, a 14 anni dalla legge Galli, il bilancio sulla gestione del bene acqua non sembra davvero essere positivo.

Gli sportelli di Cittadinanzattiva, ma anche quelli di tutte le altre associazioni dei consumatori, e qui in sala vedo presenti molti volontari, evidenziano un gran numero di segnalazioni effettuate dai cittadini per tariffe incomprensibili, bollette errate, segnalazioni per depuratori che non funzionano dando origine ad odori non proprio piacevoli e non depurando un bel niente, e così via, tutto ciò crea come minimo a malumori e contestazioni, ma anche numerosi contenziosi.

Dall’indagine effettuata da Cittadinanzattiva a livello nazionale è risultato che le tariffe dell’acqua sono aumentate mediamente sul territorio nazionale del 4,6%;  in Liguria Genova è risultata la città in cui l’acqua costa di più (294 euro annui), Savona quella in cui costa meno (175 euro). Ma nella regione spetta a La Spezia l’aumento più elevato (+23%) per le famiglie nella spesa media annua del 2007 rispetto al 2006.

Questi dati che vi ho citato sono stati elaborati dall’Osservatorio Prezzi e Tariffe della sede nazionale di Cittadinanzattiva, che ha preso in esame, per tutti  i capoluoghi di provincia italiani, il servizio idrico integrato (acquedotto, canone di fognatura, canone di depurazione, e quota fissa o ex nolo contatori). Il riferimento è dato dal costo annuo sopportato da una famiglia di tre persone che consuma all’anno 192 metri cubi di acqua, come calcolato dal Comitato di vigilanza sull’uso delle risorse idriche.

Come vediamo emerge una vera e propria giungla che penalizza almeno tre diritti fondamentali dei consumatori: quello all’accessibilità, alla continuità del servizio e alla comprensibilità dei contratti e delle bollette.

E’ perciò indispensabile che il Comune e la Regione facciano la loro parte visto che i servizi come quello idrico, determinano da soli un tasso d’inflazione di circa il 7%, rispetto al tasso medio nazionale che è di circa il 4%.

E non è certo consegnando la gestione ed il controllo dell’acqua a privati , a multinazionali che hanno solo la logica del profitto, che si potranno fare passi avanti e migliorare le cose per i cittadini; mi preoccupa non poco l’aggregazione dei due colossi Iride-Enia perché, sono certa, noi cittadini riusciremo sempre meno ad esercitare il nostro diritto di cittadinanza e di sussidiarietà orizzontale sul bene acqua che ci appartiene, che è ”nostro”.

Voglio citarvi una riflessione di Gregorio Arena, prof. Ordinario di diritto amministrativo presso l’Università di Trento , che è stato per 3 anni presidente di Cittadinanzattiva, che mi aveva particolarmente colpito e fatto riflettere quando l’avevo letta e che mi è tornata in mente quando il nostro Parlamento ha votato l’articolo 23bis del decreto legge 112 del ministro Tremonti che afferma che la gestione dei servizi idrici deve essere sottomessa alle regole dell’economia capitalistica e quindi apre e anzi, dispone la privatizzazione.

Vi recito la frase del Prof. Arena:

Ciò che è nostro non è pubblico, è comune, e come tale non è privatizzabile, perché lo Stato può decidere di privatizzare ciò che è “pubblico”, dello Stato, non ciò che è “comune”, di tutti.

Quindi presa coscienza di questo concetto, come cittadini, tutti insieme, dobbiamo impegnarci per evitare la privatizzazione dell’acqua, nostro bene comune.

Dobbiamo impegnarci per evitare che ci siano troppi intermediari tra il bene acqua e noi cittadini, per poter esercitare uno stretto controllo sulle tariffe, sulla qualità, sugli sprechi potere di controllo previsto dal comma 461 dell’art.2 della legge finanziaria 2008.

Dobbiamo tutti insieme, cittadini e amministrazioni prenderci cura del bene acqua mediante scelte e modi di vita più ragionevoli, equi e responsabili necessari per assicurare la sostenibilità ambientale, economica e sociale. Non credo che sia possibile realizzare questo se l’acqua sarà in mano a dei privati. L’idea che propongo è quella di un piano comune di cura e manutenzione del bene acqua, visto nella sua accezione etimologica, come “porre la mano sopra”, come protezione, cura, sentire proprio.

In particolare io credo che noi associazioni dobbiamo impegnarci, tutte insieme, per realizzare una vera sussidiarietà orizzontale, colloquiando, aiutando ed incalzando le amministrazioni per far accettare il nostro punto di vista, coinvolgendo le scuole, mobilitando i cittadini facendo capire loro che è una scelta che conviene, che non è solo idealismo.

Si può obiettare che le iniziative di sussidiarietà orizzontale sono cose di piccola entità, che sono localizzate, ma io credo invece che sia importante e necessario iniziare con un esercizio che si prenda cura dei beni comuni più vicini per capire, per crescere e una volta cresciuti affiancarsi alle migliaia di iniziative già esistenti sul territorio nazionale che, singolarmente, rappresentano una goccia, ma messe insieme sono un grande fiume, un fenomeno politico e sociale importante.

Concludo dunque con un invito ufficiale, che mi sento di fare a nome di Cittadinanzattiva, ma credo anche a nome delle altre associazioni qui presenti e quindi a nome dei cittadini Dobbiamo impegnarci per evitare che ci siano troppi intermediari tra il bene acqua e noi cittadini, per poter esercitare uno stretto controllo sulle tariffe, sulla qualità, sugli sprechi potere di controllo previsto dal comma 461 dell’art.2 della legge finanziaria 2008.

Comuni favoriscono l’autonoma iniziativa dei cittadini, singoli ed associati, per lo svolgimento di attività di interesse generale, sulla base del principio di sussidiarietà e il c.461 art.2 della finanziaria 2008 che prevede la consultazione obbligatoria delle associazioni dei consumatori per la tutela dei beni pubblici locali).

Sono certa che le nostre amministrazioni locali, tradizionalmente democratiche, vorranno accogliere il mio invito per la costituzione di questo tavolo che non ci deve vedere contrapposti ma alleati nella gestione del bene acqua: non possiamo far quadrare il bilancio mercificando l’acqua, ce ne pentiremmo in un futuro anche molto prossimo, cerchiamo invece di essere lungimiranti perchè tutti insieme, cittadini ed amministrazioni abbiamo  il dovere morale di salvaguardare questo nostro bene per noi, per le generazioni future e per quei cittadini del mondo che non possono godere di questo diritto.



Martedì, 11 novembre 2008