AMICIZIA EBRAICO CRISTIANA DI FIRENZE
COMUNICATO

di

Gli avvenimenti di questi giorni mettono a dura prova non solo il mondo del dialogo ma ogni persona che ha a cuore le sorti e la dignità del nostro paese.
Come gente del dialogo, impegnati per la pace, ebrei e cristiani, e non solo, manifestiamo il nostro sgomento di fronte a tali eventi e come cattolici, non abbiamo parole adatte per esprimere dolore, disagio e sofferenza nel disappunto di tutti per il testo introdotto da Benedetto XVI nel Messale di Pio V nei confronti degli ebrei.
La fatica e l’impegno di coloro che si sono adoperati in questi sessanta anni non rischiano di essere vanificati, questo è chiaro a noi tutti che non lo permetteremo, ma cogliamo l’occasione per rinforzare e fortificare ancor più il dialogo a tutti i livelli e non solo ebraico cristiano, secondo le direttive del Vaticano II e del nostro Statuto del 1950.
Il lavoro di Maria Vingiani al SAE e di tanti altri, con le sessioni estive, i Colloqui annuali di Camaldoli dal 1980 e non solo, il Papa alla Sinagoga, sono semi che fruttificano sempre più nelle nostre città in tutta la penisola.
Il dialogo è iniziato dopo il 1947 con la Conferenza di Seelisberg.
Il Concilio Vaticano II è stato sollecitato e favorito da Ebrei e Cristiani già impegnati nel dialogo.
Questa sfida è molto pesante, siamo però convinti che il nostro impegno avrà il sopravvento.
L’A.E.C. di Firenze non può dimenticare che in questa città vi sono state fin dall’anno 1938 testimonianze forti di opposizione alle leggi razziali e alla visita di Hitler nella città, con il gesto profetico dell’Arcivescovo Elia dalla Costa che chiuse le finestre dell’Episcopio dinanzi ad Hitler, per opposizione alla ideologia antisemita del nazi-fascismo.
Queste testimonianze frutttificarono nella solidarietà ininterrotta tra ebrei e cristiani durante la guerra e nel dopoguerra, con una vicinanza umana, culturale e religiosa, quale quella di Giorgio la Pira, che il Concilio Vaticano II ha riconosciuto.
Ogni nuova scelta deve misurarsi con questa solidarietà e questa storia e deve essere verificata affinchè non sia un disconoscimento dei valori che sono stati testimoniati e che debbono essere ancora di più testimoniati alla nuove generazioni.
Il dialogo lo realizzano le singole persone che interagiscono tra loro, che imparano a conoscere, accettare ed amare l’altro per quello che è, considerandolo comunque un dono, che usano un linguaggio che rispetti e non offenda la sensibilità e la cultura cui l’altro appartiene, ma valorizzano tutto ciò che nell’altro può essere prezioso per la comune crescita spirituale.
Queste cose le hanno insegnate personalità profetiche ispirate dalla saggezza e dalla lungimiranza.
Non possono e non devono più essere messe in discussione e non possiamo permettere di fare passi indietro!
Siamo chiamati a riconoscere i nostri limiti umani e le nostre debolezze e a rivolgere la nostra preghiera perchè Dio illumini. ciascuno nella sua strada, negli accecamenti delle proprie certezze umane, questo sì! Crediamo altresì che l’opera dello Spirito se sapremo ascoltare, non venga mai meno, anche quando non comprendiamo.
Le difficoltà ci spingono e ci incoraggiano per continuare nel nostro lavoro, con la stessa passione e determinazione, nella convinzione che l’alternativa alla cultura del dialogo è solamente la cultura della guerra.



Venerd́, 22 febbraio 2008