LILIANA RAMPELLO PRESENTA
"Il secondo sesso" di Simone De Beauvoir

di Liliana Rampello

[Dal sito della Libreria delle donne di Milano (www.libreriadelledonne.it), col titolo "Simone de Beauvoir lo scandalo continua".

Liliana Rampello e’ un’autorevolissima intellettuale femminista, saggista e docente, insegna Estetica all’Universita’ di Bologna; ha collaborato a molte riviste, tra cui "Il Verri", "Rinascita", "Studi di estetica", "Critica marxista", "Via Dogana"; nel sito della Libreria delle donne di Milano (www.libreriadelledonne.it) cura la stanza "Paradiso", dedicata a libri e recensioni; per la casa editrice Pratiche ha diretto la collana "Strumenti per scrivere e comunicare", e’ consulente del gruppo editoriale Il Saggiatore. Opere di Liliana Rampello: La grande ricerca, Pratiche, Milano 1994; (a cura di, con Annarosa Buttarelli e Luisa Muraro), Duemilaeuna. Donne che cambiano l’Italia, Pratiche, Milano 2000; (a cura di), Virginia Woolf tra i suoi contemporanei, Alinea, Firenze 2002; Il canto del mondo reale. Virginia Woolf. La vita nella scrittura, Il Saggiatore, Milano 2005. Simone de Beauvoir e’ nata a Parigi nel 1908; e’ stata protagonista, insieme con Jean-Paul Sartre, dell’esistenzialismo e delle vicende della cultura, della vita civile, delle lotte politiche francesi e mondiali dagli anni trenta fino alla scomparsa (Sartre e’ morto nel 1980, Simone de Beauvoir nel 1986). Antifascista, femminista, impegnata nei movimenti per i diritti civili, la liberazione dei popoli, di contestazione e di solidarieta’, e’ stata anche lucida testimone delle vicende e degli ambienti intellettuali di cui e’ stata partecipe e protagonista. Opere di Simone de Beauvoir: pressoche’ tutti i suoi scritti sono stati tradotti in italiano e piu’ volte ristampati; tra i romanzi si vedano particolarmente: Il sangue degli altri (Mondadori), Tutti gli uomini sono mortali (Mondadori), I mandarini (Einaudi); tra i saggi: Il secondo sesso (Il Saggiatore e Mondadori), La terza eta’ (Einaudi), e la raccolta Quando tutte le donne del mondo... (Einaudi). La minuziosa autobiografia (che e’ anche un grande affresco sulla vita culturale e le lotte politiche e sociali in Francia, e non solo in Francia, attraverso il secolo) si compone di Memorie d’una ragazza perbene, L’eta’ forte, La forza delle cose, A conti fatti, cui vanno aggiunti i libri sulla scomparsa della madre, Una morte dolcissima, e sulla scomparsa di Sartre, La cerimonia degli addii, tutti presso Einaudi. Opere su Simone de Beauvoir: Enza Biagini, Simone de Beauvoir, La Nuova Italia, Firenze 1982 (cui si rinvia per una bibliografia critica ragionata)]


"Considerare il feto come un essere umano e’ un atteggiamento metafisico" affermava Simone de Beauvoir nel 1974, due anni dopo aver accettato la presidenza dell’associazione femminista francese "Choisir", che lottava per la depenalizzazione dell’aborto, ed essersi autodenunciata al processo di Bobigny fra le 343 salopes, donnacce, che dichiaravano pubblicamente di aver abortito. Anche l’Italia ha visto negli anni migliaia di donne in piazza per la 194, per ottenerla e per difenderla, anche in Italia c’erano donne che non avrebbero voluto una legge, ma piuttosto la depenalizzazione di un reato, con accesso gratuito alle strutture pubbliche di assistenza. Di nuovo, dopo piu’ di trent’anni? Sembra di ricominciare, ma le cose non tornano mai identiche e oggi l’attacco alla liberta’ femminile in tutti i suoi aspetti e’ invasivo, invadente, prepotente. Viene da istituzioni e uomini ormai privi di vera autorita’ ma grondanti autoritarismo, incapaci di stare al livello di molte parole femminili sensate e pensate, scritte e dette, che molti fanno finta di non conoscere o fraintendono malignamente. Mi sembra di assistere a un misero spettacolo: il grande animale morente, il patriarcato, che da’ gli ultimi colpi di coda, violenti e incontrollati. Alcune lo avevano detto anni fa (1996), in un foglio intitolato "Sottosopra", il patriarcato e’ finito, ricordando anche che la donna, secondo Kristeva, "non ha di che ridere quando crolla l’ordine simbolico". Parto di qui per parlare di un testo importante, Il secondo sesso di Simone de Beauvoir, che ritorna in libreria nel centenario della nascita della sua autrice e per i cinquant’anni della casa editrice, il Saggiatore, che lo ha fatto conoscere in Italia e lo propone ancora oggi, giustamente, fra i suoi classici. Per questa occasione una nuova introduzione e’ stata affidata a Julia Kristeva, che in Francia presiede alle celebrazioni in onore dell’autrice, e a me e’ stata affidata la postfazione, che ho scelto di scrivere come un racconto della ricezione italiana del testo, lasciando parlare le molte protagoniste della nostra storia politica, per capire quanto, come, e se la de Beauvoir avesse inciso nella loro formazione personale e nella loro militanza, in partiti o gruppi. Mi hanno aiutata in molte, con ricordi e riflessioni, e le voglio nominare tutte per dare un’idea della grande maglia di scambi che si possono cosi’ leggere come in un palinsensto: Luciana Castellina, Carla Mosca, Miriam Mafai, Marisa Rodano, Margherita Repetto, Rossana Rossanda, Paola Gaiotti de Biase, Luciana Viviani, Letizia Paolozzi, Letizia Bianchi, Daniela Pellegrini, Lia Cigarini, Luisa Boccia, Laura Lepetit, Luisa Muraro, Marisa Forcina, Franca Fossati, Carla Pasquinelli, Mariella Gramaglia, Federica Giardini (ricordo infine, con grande affetto, la disponibilita’ di Giglia Tedesco, mancata proprio nei giorni in cui scrivevo). Queste voci "vive" mi hanno permesso poi di inserire nell’intarsio altre pensatrici, altri testi, i molti elementi di una discussione appassionante che arriva all’oggi, da Luce Irigaray a Judith Butler.

L’elenco non e’ inutile, mancano gli uomini, e non a caso o per scelta aprioristica. Fin dal momento della sua uscita in Francia, nel 1949, il libro ha fatto scandalo mentre raggiungeva vere e proprie vette di vendita, e la reazione maschile non si era fatta aspettare, per lo piu’ espressa in ingiurie e sarcasmi di tutti i tipi, virago, nevrotica, repressa, frigida, ninfomane, lesbica, priapica, e per di piu’ misogina. Il libro suscitava le ire dei cattolici e dei marxisti o, quando andava bene, se ne sottolineava la secondarieta’ dell’autrice rispetto al suo compagno, Sartre. I tre capitoli, "La madre", "Iniziazione sessuale", "La lesbica", pubblicati in anteprima su "Les Temps Modernes", avevano scatenato un uragano. Sarebbero bastate le prime 15 pagine dedicate alla madre, a scatenarlo, visto che li’ sono condensati i pensieri in difesa della liberta’ dell’aborto, si nega l’esistenza stessa dell’istinto materno, si considera alienante la funzione materna. In Italia Arnoldo Mondadori compra subito i diritti del libro, ma non lo pubblica... Nel 1956 un editto vaticano lo mette all’indice (intervento persino piu’ comprensibile della misera censura sulla scena di un film), il clima culturale non e’ favorevole e sara’ Alberto Mondadori, una volta fondata nel 1958 la sua casa editrice, il Saggiatore, a pubblicarlo nel 1961, nella collana "Cultura", di fianco a Levi-Strauss e a De Martino, consacrandolo fra i libri di studio. Dopo di che, praticamente, silenzio stampa, dunque avevo ben poco materiale serio per far parlare gli uomini, a parlare mi e’ sembrato piuttosto il loro silenzio, la loro indifferenza. Ne’ mi pareva interessante seguire le discussioni disciplinari che man mano ovviamente hanno coinvolto gli studi accademici. Ben piu’ importante infatti e’ un altro dato, ovvero che Il secondo sesso, nonostante la vastita’ dell’impianto e la sua problematicita’ filosofica, abbia sempre incontrato un pubblico di donne comuni che lo hanno letto con passione, lo hanno usato per capire e capirsi, se ne sono servite nelle loro lotte private e pubbliche. In questo sicuramente gioca tutta la seconda parte del libro, vero e proprio viaggio tra le esperienze vissute dalle donne, raccontate con limpida e impietosa precisione in una lingua che si piega sulle piccole verita’ per dire finalmente chi e’ la donna, per sottrarla a un destino biologico che la inchioda e le nega l’accesso alla storia - la frase piu’ celebre e conosciuta, la piu’ discussa, e’ "donna non si nasce, lo si diventa" - una lingua che parla diretta al cervello e al cuore femminili. Ovunque nel mondo, a milioni, le donne leggeranno questo testo che si fa capire anche da quelle che non si destreggiano con abilita’ fra questioni filosofiche quali immanenza e trascendenza. C’e’ una verita’ dell’autrice, che si sente a pelle, ovvero che per scrivere questo libro, lei, la grande intellettuale solitaria, ha dovuto chiedersi cosa significa dire: "io sono una donna", e questo, semplicemente questo, "l’andare scoprendo le sue idee man mano", apre il suo libro alla lettura di qualsiasi mente. E alla discussione di quante, negli anni a seguire, prendendo coscienza di se’, a lei si sono riferite, con lei consentendo o mettendola radicalmente in discussione. Per un decennio persino mettendola in soffitta. Eppure Simone de Beauvoir ricompare sempre e sempre con una sua specifica vitalita’, in ragione di almeno due mosse, il richiamo continuo ad assumersi la responsabilita’ del proprio destino e del mondo comune, e la coraggiosa liberta’ con cui ha spaziato tra tutti i saperi per riattraversarli, decostruirli diremmo oggi, e raccontarli alla luce di uno sguardo differente. Affrontare il suo lavoro diventa allora questione di nuove possibili interpretazioni di un libro-monumento del pensiero del Novecento, di farlo reagire di fronte all’irruzione del pensiero della differenza, di metterlo in tensione radicale con l’idea di parita’ e uguaglianza, di marcarne i limiti, di metterne in luce le contraddizioni, non dimenticando mai che "la separazione dei sessi non e’ fondata su alcuna natura, su alcuna essenza", come lei ci ha insegnato.

Celebrarla o liquidarla? si chiedeva Maria Serena Palieri sull"Unita’" dell’8 gennaio, sfogliando per noi i giornali italiani nel giorno del centenario. Poche pagine, voli in superficie, a guardar bene. Una forte tentazione alla liquidazione di una pensatrice e di un testo che evidentemente puo’ ancora fare scandalo. E pensare che anni fa Rosi Braidotti con gioia aveva affermato in proposito che "la transizione dal blasfemo al banale da’ la misura del progresso compiuto", e la stessa Simone, molto prima, nella Forza delle cose, aveva rilevato non solo che la verita’ al suo libro l’avevano conferita le donne, ma che era merito loro se non scandalizzava piu’. Forse non e’ cosi’ vero, forse e’ meglio leggere o rileggere Il secondo sesso per capire quanto e’ davvero scandaloso che qualcuno ancora pensi di poter parlare al posto di una donna.

Tratto da
NONVIOLENZA. FEMMINILE PLURALE
Supplemento settimanale del giovedi’ de
La nonviolenza è in cammino

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Numero 165 del 6 marzo 2008



Venerd́, 07 marzo 2008