Riflessione
A rischio la liberta’ delle donne in Italia

di Monica Lanfranco

[Ringraziamo Monica Lanfranco (per contatti: monica.lanfranco@gmail.com, siti: www.monicalanfranco.it, www.mareaonline.it) per questo intervento. Monica Lanfranco, giornalista professionista, nata a Genova il 19 marzo 1959, vive a Genova; collabora con le testate delle donne "DWpress" e "Il paese delle donne"; ha fondato il trimestrale "Marea"; dirige il semestrale di formazione e cultura "IT - Interpretazioni tendenziose"; dal 1988 al 1994 ha curato l’Agendaottomarzo, libro/agenda che veniva accluso in edicola con il quotidiano "l’Unita’"; collabora con il quotidiano "Liberazione", i mensili "Il Gambero Rosso" e "Cucina e Salute"; e’ socia fondatrice della societa’ di formazione Chance. Nel 1988 ha scritto per l’editore PromoA Donne di sport; nel 1994 ha scritto per l’editore Solfanelli Parole per giovani donne - 18 femministe parlano alle ragazze d’oggi, ristampato in due edizioni. Per Solfanelli cura una collana di autrici di fantasy e fantascienza. Ha curato dal 1990 al 1996 l’ufficio stampa per il network europeo di donne "Women in decision making". Nel 1995 ha curato il libro Valvarenna: nonne madri figlie: un matriarcato imperfetto nelle foto di fine secolo (Microarts). Nel 1996 ha scritto con Silvia Neonato, Lotte da orbi: 1970 una rivolta (Erga): si tratta del primo testo di storia sociale e politica scritto anche in braille e disponibile in floppy disk utilizzabile anche dai non vedenti e rintracciabile anche in Internet. Nel 1996 ha scritto Storie di nascita: il segreto della partoriente (La Clessidra). Recentemente ha pubblicato due importanti volumi curati in collaborazione con Maria G. Di Rienzo: Donne disarmanti, Edizioni Intra Moenia, Napoli 2003; Senza velo. Donne nell’islam contro l’integralismo, Edizioni Intra Moenia, Napoli 2005. Cura e conduce corsi di formazione per gruppi di donne strutturati (politici, sindacali, scolastici) sulla storia del movimento delle donne e sulla comunicazione]


DOPO l’irruzione della polizia al Policlinico di Napoli su segnalazione anonima per il sospetto che fosse in corso una violazione della legge 194, mentre nel pieno rispetto della legalita’ si era appena effettuato un aborto terapeutico su una donna che purtroppo aveva riscontrato gravi malformazioni fetali, risulta chiaro che in Italia esiste un fortissimo rischio di deriva fondamentalista e di crisi della liberta’ e autodeterminazione femminile. Anche se distratta dal triste spettacolo mediatico della campagna elettorale l’opinione pubblica deve essere scossa, e chi ha ancora voce per farlo deve far sentire, in modo forte e chiaro, che c’e’ una emergenza democratica che riguarda i diritti di scelta sul corpo e sulla procreazione da parte delle donne. Diritti che, se ristretti o negati, producono inevitabilmente una restrizione degli spazi di liberta’ in tutto il resto della societa’. La maternita’ responsabile, libera e accolta, anche quella adottiva e affidataria, come un valore fondamentale dalla societa’, e’ stata uno degli orizzonti prioritari di azione e di impegno da parte dei movimenti delle donne sin dall’inizio del dopoguerra. Oggi misuriamo con sgomento la messa in discussione di un percorso di civilta’ e il rischio di deriva autoritaria e di controllo bellico sul corpo delle donne (e per traslato quindi anche su quello degli uomini) simile a quella che vige in paesi dove ancora lontana e’ la realizzazione della laicita’. L’Italia e’ un paese che si definisce laico, e che viene spesso guardato da chi cerca di sfuggire alla brutalita’ di regimi autoritari e illiberali come un approdo migliore: dopo i fatti di Napoli, e dopo che abbiamo appreso dalla tv che il motivo dell’irruzione della polizia era per "sospetto feticidio" temiamo che questo paese non sia piu’ un luogo sicuro per le donne, native o migranti, se un diritto sancito da una legge e’ cosi’ platealmente e crudelmente messo in discussione. In Italia le donne vengono violentate, picchiate e uccise nelle loro case senza alcun intervento preventivo anche quando si e’ al corrente di situazioni di grave pericolo, e ora le donne sanno che puo’ bastare una anonima e mafiosa segnalazione alla polizia per vedersi arrivare, ancora doloranti per un intervento comunque sempre drammatico, le forze dell’ordine come se si fosse delle delinquenti. Cosa deve ancora accadere in Italia prima che sia troppo tardi? Credo che si debba pensare, tutte e tutti insieme, ad azioni forti che in tutto il paese, prima delle elezioni, dicano a chi si candida alla guida politica che ci sono donne e uomini che non daranno piu’ il loro consenso a chi non garantira’, in modo inequivocabile, i diritti di scelta libera sul corpo, sulla sessualita’ e sulla riproduzione.

Cosi’ come non si vota chi dice si’ alla guerra non si puo’ votare chi dice si’ alla limitazione dell’autodeterminazione delle donne. Se e’ vero che la liberta’ delle donne e’ civilta’ allora e’ arrivato il momento di rendere visibile questa affermazione, anche con momenti collettivi di incontro e di sostegno alla laicita’ dello stato e alla cittadinanza sessuata.

Tratto da
NONVIOLENZA. FEMMINILE PLURALE
Supplemento settimanale del giovedi’ de
La nonviolenza è in cammino

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Numero 157 del 14 febbraio 2008



Giovedì, 14 febbraio 2008