Otto marzo
Un progetto di solidarieta’ concreta

di Lorella Pica

[Ringraziamo Lorella Pica (per contatti: lorellapic@libero.it) per questo intervento.

Lorella Pica, gia’ apprezzata pubblica amministratrice, e’ impegnata nell’associazione di solidarieta’ "Sulla strada" ed in molte iniziative di pace, solidarieta’, nonviolenza. Per sostenere le attivita’ di solidarieta’ in America Latina e in Africa dell’associazione "Sulla strada": via Ugo Foscolo 11, 05012 Attigliano (Tr), tel. 0744992760, cell. 3487921454, e-mail: info@sullastradaonlus.it, sito: www.sullastradaonlus.it]


Fra poco sara’ l’8 marzo e tante di noi festeggeranno la giornata della donna. Tante di noi avranno in regalo le mimose e tante altre saranno liete di passare una serata con le amiche a divertirsi un po’.

Intanto pero’ molte di noi passeranno l’ennesima giornata di terrore, nella disperazione, perche’ vittime di violenza. Troppe saranno in balia di ingiustizie, soprusi e sopraffazioni fisiche e psicologiche.

Si parla tanto della differenza tra i popoli del nord e del sud del mondo. Solo in poche cose siamo uguali: una di queste e’ la violenza che si esercita sulle donne. Sia nei paesi "sviluppati" che in quelli "in via di sviluppo" la stessa percentuale di donne che hanno subito violenza e che sono state uccise, ha avuto come carnefice il proprio partner.

La differenza e’ che nei paesi impoveriti del sud del mondo non c’e’ alcuna forma di giustizia, di tutela dei diritti delle donne e delle bambine. In Congo per esempio, come in tanti altri paesi in conflitto, lo stupro e’ diventato arma da guerra. Il ginecologo congolese Denis Mucwege denuncia violenze selvagge subite dalle donne che si recano nel suo ospedale: sono sempre di piu’ le donne vittime di stupro che arrivano con gli apparati riproduttivi e digestivi devastati da baionette e bastoni.

In Guatemala e’ in atto quello che Amensty Interrnational chiama un femminicidio: dal 2001 piu’ di 2.200 donne sono state uccise e molte di loro prima di essere uccise sono state violentate e torturate. Nonostante le denunce degli organismi internazionali e’ stato fatto ben poco e l’impunita’ e’ ancora la grande forza di chi usa la violenza come arma di dominio sulle donne. Basti pensare che nel 2005 a fronte degli oltre 600 assassini di donne ci sono state solamente due sentenze.

Il Guatemala e’ un paese dove si registrano numerosissimi omicidi, ma se l’80% degli uomini assassinati sono stati vittime di arma da fuoco, le donne, nella stragrande maggioranza, prima di essere assassinate subiscono ogni sorta di violenza fisica e nella quasi totalita’ dei casi non avvengono arresti.

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Anche nella nostra missione questa discriminazione nei confronti delle donne si fa sempre piu’ evidente fino a diventare insopportabile.

A fatica le donne iniziano a confessarci di subire violenze dai mariti e con tanta paura ci chiedono di aiutarle.

Aumentano sempre di piu’ le ragazzine che vengono abusate e che rimangono incinte. Spesso si sposano a 15 anni, e da studi scientifici (dati Unicef) e’ provato che le donne che si sposano giovani sono piu’ portate a credere che sia accettabile che il marito picchi la moglie, rispetto alle donne che si sposano in eta’ adulta.

Il figlio di una ragazza che al momento del parto ha meno di 18 anni rischia 60 volte di piu’ di morire entro il primo anno di eta’ del figlio di una donna che partorisce dopo i 19 anni, cioe’ che ha completato lo sviluppo fisico, ed ha pertanto meno probabilita’ di avere complicazioni durante il parto.

Da quando siamo presenti nel nostro villaggio La Granadilla, sono gia’ tre le ragazze che hanno avuto un figlio prima dei 15 anni. Sono ragazzine che non hanno potuto frequentare la scuola, che si sono dovute occupare dei fratelli perche’ la mamma, abbandonata dal marito, o lei stessa ragazza madre, aveva bisogno di una mano in casa e nel lavoro. Sono ragazze cresciute senza padri, perche’ sono emigrati negli Stati Uniti e non piu’ tornati, e che per tanti anni hanno aspettato un uomo che si prendesse cura di loro. Sono ragazze che hanno dato fiducia al primo uomo conosciuto, e che non sapevano neanche come potesse essere concepito un bambino.

Nello stesso tempo pero’, da quando siamo presenti al villaggio La Granadilla, sono sempre di piu’ le bambine che si iscrivono alla nostra scuola elementare.

Abbiamo lavorato duro per arrivare a questo risultato, e facciamo tutti i giorni i conti con la mentalita’ della popolazione locale, che preferisce che a studiare siano i figli maschi e lasciare le bambine ad occuparsi dei fratelli e della casa.

Nella nostra missione questa tendenza si e’ finalmente invertita ma c’e’ ancora tanto lavoro da fare perche’ vogliamo che le ragazze, una volta finita la scuola elementare, abbiano la stessa opportunita’ dei loro compagni maschi di proseguire gli studi fino a professionalizzarsi.

Vogliamo che nella nostra scuola si insegni la dignita’ dell’essere umano e il suo diritto a vivere felice. Per questo dobbiamo insegnare il rispetto e la sacralita’ dell’uomo e della donna.

La poverta’ e’ un altro fattore che vede la donna, insieme ai bambini, vittima principale. Vediamo troppe donne che sono rimaste sole perche’ i mariti sono stati costretti ad emigrare clandestini negli Stati Uniti per cercare fortuna. E troppe volte vediamo donne stanche di aspettare denaro per andare avanti, denaro per il debito che i mariti si sono lasciati alle spalle per pagare il viaggio della speranza. Cosi’ le donne diventano schiave a vita degli strozzini e ogni giorno sono piu’ abbrutite e disperate perche’ non sanno piu’ dare risposte alle domande dei figli e alla loro fame.

Per questo crediamo che e’ necessario appoggiare e sostenere progetti di sviluppo che aiutino questi donne a sollevarsi dalla schiavitu’ del debito e a ridare speranza per un futuro di esseri umani a loro e ai loro figli. La nostra associazione si occupa di bambini, da sempre.

Per occuparsi dei bambini e’ necessario occuparsi delle donne: delle loro mamme e sorelle, delle bambine di oggi che saranno le donne di domani.

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Per questo abbiamo avviato la campagna "Lei e’".

E’ un’iniziativa per sensibilizzare sull’importanza di prendersi cura delle donne indigene, perche’ crediamo che prendersi cura delle donne e’ prendersi cura dell’intero mondo.

Per questa nuova avventura abbiamo bisogno di te, del tuo sostegno, del tuo sogno di un mondo migliore. Perche’ "sognare da soli e’ solo un sogno, ma sognare insieme e’ gi" una realta’".

E’ reale che le nostre bambine hanno un’opportunita’ in piu’. E’ reale che le nostre donne si affidano a noi con sempre piu’ speranza.

E’ verita’ che il mondo ha bisogno di tenerezza, ed e’ verita’ che dobbiamo liberare le donne perche’ sprigionino la tenerezza di cui sono capaci per contagiare tutto l’universo.

Tratto da
NONVIOLENZA. FEMMINILE PLURALE
Supplemento settimanale del giovedi’ de
La nonviolenza è in cammino

Direttore responsabile: Peppe Sini.
Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac@tin.it

Arretrati in:
http://lists.peacelink.it/

Numero 165 del 6 marzo 2008



Venerd́, 07 marzo 2008