Alle Nonne piace il rock

di Rita Arditti ( trad. Maria G. Di Rienzo)

Ringraziamo Maria G. Di Rienzo[per contatti: sheela59@libero.it]per averci messo a disposizione questa sua traduzione.
Rita Arditti è corrispondente per We News, docente universitaria, è nata in Argentina e lavora e vive a Cambridge, Mass. E’ l’autrice di “Alla ricerca della vita: le Nonne di Plaza de Mayo e i bambini scomparsi dell’Argentina”, ed. University of California Press, Berkeley, 1999. 23.10.2007,


Questo mese segna il trentesimo anno di ricerca. Sin dal 22 ottobre 1977 dozzine di donne, i cui figli e figlie erano stati e rapiti e presumibilmente uccisi durante la sanguinosa dittatura militare che resse l’Argentina dal 1976 al 1983, hanno tentato di ricongiungere le generazioni. I loro figli e nipoti sono tra i 30.000 che scomparvero nel corso della cosiddetta “sporca guerra”. Sebbene la maggioranza di costoro fosse morta durante la dittatura, le testimonianze dei sopravvissuti di oltre 350 campi di detenzioni clandestini indicavano che i loro nipoti potevano essere vivi.

Per tre decadi le Nonne di Plaza de Mayo hanno cercato questi bambini perduti. Il loro nome deriva dai giovedì passati nella piazza centrale di Buenos Aires a protestare per la scomparsa di figli e nipoti. Ma recentemente, per la consolazione delle Nonne, la ricerca sta andando anche in altre direzioni. Come risultato di un programma aperto nei primi anni ’90 con gruppi giovanili ed artistici, sono i giovani adulti con domande sulla propria identità a cercare le Nonne.

“Abbiamo a lungo detto che sarebbe venuto il giorno in cui sarebbero stati i nostri nipoti a cercarci, e quel giorno è venuto.”, dice Rosa Roisinblit, 88 anni, vice presidente delle Nonne di Plaza de Mayo, che ha ritrovato il proprio nipote nel 2000, grazie ad una telefonata anonima fatta all’ufficio del gruppo. Fino ad ora, le Nonne hanno aiutato ottantotto giovani uomini e donne a ritrovare la propria identità.

Lo scorso luglio, in una storia assai riportata dai principali media argentini, Maria Belen Altamiranda, residente a Cordoba, ha scoperto a 29 anni chi fossero i suoi genitori: grazie alle Nonne, ad un’amica e ad un gruppo rock. “L’incontro è stato intenso, commovente, pieno di sentimenti contrastanti.”, ha detto Maria del suo incontro con i parenti sopravvissuti, “Sono felice di averli ritrovati, ed allo stesso tempo tutto questo è terribilmente triste.” Il viaggio di Maria cominciò nel 2005, quando ella confidò ad un’amica che voleva sapere chi fossero i suoi genitori biologici. L’amica aveva visto un annuncio delle Nonne in tv, come parte di un video di un gruppo rock argentino, i Bersuit Vergarabat, che sono dei grandi sostenitori del lavoro delle Nonne sin dal 1998. Nel 2003 le presentarono a 20.000 persone durante un concerto. L’amica diede a Maria il “numero verde” delle Nonne, che sin dagli anni ’80 avevano lavorato con alcuni scienziati per sviluppare un test genetico del sangue (detto poi “L’Indice delle Nonne”) che permettesse l’identificazione dei bambini rapiti. Nel 1987 fu creata la banca dati genetica nazionale, e le Nonne vi depositarono il loro sangue. Il test di Maria le fece scoprire di essere nipote di Irma Rojas, 72enne membro delle Nonne.

Un altro alleato importante nel connettere i giovani alle Nonne è “Teatro per l’Identità”, un gruppo di giovani artisti di Buenos Aires che scrive e recita pezzi riguardanti l’identità e il potere. Ogni anno, migliaia di persone partecipano alle loro rappresentazioni settimanali gratuite in varie parti della capitale. Dopo ognuno di questi eventi, dozzine di giovani chiamano le Nonne per chiedere informazioni: anche se non sono figli di “desaparecidos” vengono comunque aiutati a scoprire le proprie origini biologiche. Il lavoro delle Nonne ha condotto al concetto di un nuovo diritto umano: il diritto all’identità, che include il poter conoscere nazionalità, nome e relazioni familiari. Nel 1989 questo diritto divenne parte della Convenzione NU sui Diritti del Bambino, come articolo n. 8, chiamato da molti “l’articolo argentino”.

In molti casi, le Nonne hanno scoperto che i bimbi scomparsi venivano dati come “bottino di guerra” a membri della polizia o dell’esercito. Altre volte venivano abbandonati per strada, senza alcun segno di identificazione. Separare i bambini dalle loro legittime famiglie era un modo per prevenire che crescessero odiando il regime, e per punire i loro parenti dell’aver prodotto dei “sovversivi”. Nello studio che hanno pubblicato quest’anno, le Nonne documentano l’esistenza di nove campi in cui vi erano 96 donne incinte fra i 1.466 detenuti e scomparsi. La maggior parte di esse venne uccisa dopo il parto.

“Un nuovo livello di lotta ha avuto inizio quando ho seppellito mia figlia.”, racconta Estela Barnes de Carlotto, 76enne, presidente delle Nonne dal 1989, ed una dei pochi membri che abbia potuto ritrovare un corpo, “Ho saputo che mia figlia, mentre si trovava nel campo di tortura, diceva ripetutamente ai suoi amici: Finché vive, mia madre non perdonerà l’esercito. E aveva ragione. Mi conosceva meglio di quanto mi conoscessi io. Se qualcuno mi avesse detto che avrei dedicato la mia vita alla ricerca della verità, e alla lotta contro l’amnesia storica, non lo avrei mai creduto.”

Una notte del 2002, la casa di Estela a La Plata è stata letteralmente farcita di pallottole, ma la Nonna è sopravvissuta al tentativo di assassinarla. Nel 2003, è stata una dei cinque premiati dalle NU per la difesa dei diritti umani.

Le “leggi sull’amnistia” del 2005 che avevano impedito di portare in giudizio i perpetratori delle atrocità sono state annullate, e nel 2007 il “perdono presidenziale” è stato dichiarato incostituzionale. Uno dei casi su cui le Nonne stavano lavorando da anni ha provveduto l’evidenza necessaria che ha condotto all’annullamento di tali leggi. Nel luglio scorso, Estela Barnes de Carlotto, è stata nominata per il Premio Nobel per la Pace, poi vinto da Al Gore. Quando ha saputo della nomina, dice, ha provato una grande emozione ma ha anche messo subito in chiaro che se mai il premio fosse stato conferito doveva riguardare tutte le Nonne, perché nulla di quello che Estela ha fatto in questi anni lo ha fatto da sola.



Il sito delle Nonne di Plaza de Mayo: http://www.abuelas.org.ar/



Mercoledì, 24 ottobre 2007