Pianeta donna
Un commento sulla manifestazione di Roma da chi non cera
di Monica Lanfranco
Le modalità della contestazione non sono marginali e devono farci riflettere
Riprensiamo questo articolo dal sito "Il paese delle donne - on line" (
http://www.womenews. Sono anche contenta di non esserci stata, fisicamente, perché per quanto piccole, definite marginali e risibili, le modalità delle contestazioni ad alcune donne, politiche definite di professione di
sinistra e di destra mi avrebbero vista non solo intervenire a loro difesa (anche fisica) ma mi avrebbero rovinato la
giornata, ed ovviamente è meglio poter evitare di spendere energie e denaro (che non ho, entrambi) a tanti kilometri da
casa. Sono contenta che l’adesione della manifestazione sia stata grande, sono contenta che tante donne che conosco (alcune hanno attivamente lavorato per costruirla) e alle quali voglio bene siano entusiaste di come è andata. Sono anche contenta di non esserci stata, fisicamente, perché per quanto piccole, definite marginali e risibili, le modalità delle contestazioni ad alcune donne, politiche definite di professione di sinistra e di destra mi avrebbero vista non solo intervenire a loro difesa (anche fisica) ma mi avrebbero rovinato la giornata, ed ovviamente è meglio poter evitare di spendere energie e denaro (che non ho, entrambi) a tanti kilometri da casa. Ma ho visto le immagini della diretta della emittente la7, ho anche seguito la preparazione della manifestazione attraverso i racconti di alcune amiche che stavano a Roma nelle scorse settimane, e vorrei condividere qualche riflessione, che faccio qui come femminista nonviolenta e come giornalista. C’erano già stati, proprio nei racconti delle amiche che partecipavano alle riunioni organizzative romane, aspetti che non condividevo e non condivido su come è stata costruita. Ho trovato involutivo e regressivo il fatto che abbiano avuto tanto peso posizioni di divieto di presenza di uomini al corteo, un atteggiamento per me inequivocabilmente sessista, infantilmente e sterilmente capriccioso e politicamente sbagliato: se l’obiettivo è svelare la pervasione della violenza nella società, arrivare alle donne, tutte le donne, e comunicare con loro che la nostra libertà, benessere, sicurezza e felicità sono una priorità sociale e culturale non si può escludere nessuna donna (e nessun uomo) che si dichiarino disponibili ad aderire a questo processo di cambiamento. Ricordo soltanto che uno dei capisaldi dell’analisi femminista è stata la dolorosa ma coraggiosa presa di parola sulla consapevolezza della presenza profonda e ambigua della complicità, con il silenzio assenso, o con la attiva trasmissione, del pregiudizio sessista proprio da parte
delle donne stesse, in primo luogo della madri. Me lo chiedo, ve lo chiedo, perché sono davvero convinta che lo spazio di alterità e di novità dei femminismi del ’900 sia stato proprio quello di modificare in modo radicalmente nonviolento le realtà collettive là dove ha saputo e potuto agire. E qui ecco il capitolo ’antifascista’ della manifestazione. A chi ha pensato che fosse
una buona idea mettersi a gridare contro Stefania Prestigiacomo e Mara Carfagna, dando loro una ribalta mediatica gratis, e chi ha mandato a dire ad Alessandra Mussolini di non farsi vedere (cosa che sa tanto di avvertimento mafioso) vorrei dire che lo stile ultras molto in voga purtoppo anche tra le donne stona a parecchio con lo spirito, le pratiche e la storia dei femminismi. Ho sentito qualcuna che diceva che chi partecipa al family day doveva aspettarsi di essere contestata: dunque la violenza in famiglia non sfiora i nuclei che votano a sinistra? e le donne, poche ma presenti in corteo, di fede musulmana, che magari portano il velo, e quindi aderiscono anche visivamente alla ’modestia’ di stampo patriarcale, sono meglio delle cattoliche perché la loro religione oggi si posiziona maggiormente nella porzione delle vittime? Se la priorità è quella di far uscire davvero dal cono d’ombra e dal silenzio il fenomeno della violenza contro il genere femminile allora tocca andarsi a riprendere il testo di Robin Morgan Il demone amante , nel quale con lucida spietatezza si tratta della complicità e fascinazione femminile con la violenza (patriarcale) incarnata dal mito dell’eroe rivoluzionario. La violenza non si contiene propagandandola, in alcun modo, scrive Vandana Shiva, e per farlo è indispensabile uscire dalla logica amico/nemico, che sta alla base della dinamica e del linguaggio bellico; “una risata vi seppellirà”, si scriveva pur nei bui anni ’70. Una risata, non spintonamenti e urla contro un’altra donna, per quanto avversaria. 25 novembre 2007 Martedì, 27 novembre 2007 |