Ringraziamo Maria G. Di Rienzo[per contatti: sheela59@libero.it]per averci messo a disposizione questa sua traduzione Si è esposta per portare alla luce un’associazione pedofila a Cancun, facendo i nomi dei personaggi ricchi e potenti che vi
erano coinvolti, ed è diventata lei stessa un “caso” giornalistico quando è stata rapita dalla polizia, a richiesta di un
governatore messicano. E’ Lydia Cacho, la donna che è riuscita a vedere il mondo sotterraneo di Cancun, e ne è uscita con
un pungente atto d’accusa non solo per gli stupratori riconosciuti, ma per i loro potenti amici e per i politici che hanno
fatto poco o nulla per far smettere un prominente uomo d’affari dall’attrarre ragazzine indigenti in casa propria per
violentarle o farle violentare da altri.
Due anni dopo la pubblicazione in Messico del suo libro, “I demoni dell’Eden”, la lotta di Cacho contro coloro che
vorrebbero ridurla al silenzio è ora giunta di fronte alla Corte Suprema del paese. Martedì 23 ottobre, Lydia Cacho è stata
insignita del premio per il Coraggio nel Giornalismo dall’International Womens Media Foundation, un tributo ai suoi
reportage sui diritti delle donne e dei bambini. Gli altri premi sono andati a Serkalem Fasil, giornalista etiope, e a sei
giornaliste irachene che lavorano per la sede di Baghdad dell’agenzia McClatchy: Huda Ahmed, Shatha al Awsy, Sahar Issa,
Alaa Majeed, Zaineb Obeid e Ban Adil Sarhan.
Serkalem Fasil è stata imprigionata per i suoi articoli critici verso il governo etiope, pubblicati durante le elezioni del
maggio 2005, ed ha dato luce a suo figlio in cella prima di essere rilasciata lo scorso aprile. Le irachene lavorano nei
posti attualmente più pericolosi al mondo per le giornaliste, e le loro famiglie sono state minacciate o colpite.
Lydia Cacho, 44enne, che scrive anche per un’agenzia giornalistica sulle donne e per il magazine “Dia Siete”, dice che la
sua professione è pesantemente sotto attacco in Messico, paese in cui i media devono fronteggiare intimidazioni e violenze
dalle organizzazioni criminali, e pressioni dai leader politici. In “I demoni dell’Eden”, Cacho ha reso pubblici gli
exploit dell’uomo d’affari Jean Succar Kuri, che è in attesa di processo per commercio di pornografia infantile e abuso
sessuale di minori, dopo essere stato estradato dagli Usa nel 2004, dove era stato fermato ad un posto di blocco in
Arizona. Il caso divenne sensazionale dopo che furono rese pubbliche le registrazioni delle conversazioni fra il
governatore dello stato di Puebla, Mario Marin ed un altro businessman in relazione al caso, conversazioni in cui i due
programmavano l’arresto e la detenzione di Lydia Cacho. La donna fu infatti portata via illegalmente da Cancun nel dicembre
2005, da un caravan di appartenenza alla polizia di un altro stato, senza alcuna spiegazione, e venne insultata e
minacciata durante il viaggio sino alla prigione, che distava 900 miglia. Il giorno dopo l’arresto fu accusata di
diffamazione e rilasciata su cauzione. L’opinione pubblica messicana è stata grandemente oltraggiata dalla faccenda. Da
allora, le accuse di diffamazione sono cadute, e la Corte Suprema ha investigato sulle accuse mosse da Cacho contro Marin
ed altri ufficiali di stato per abuso di potere, intimidazione e violazione di diritti umani. La giornalista spera che la
Corte Suprema dia l’occasione al Congresso di revocare a Marin l’immunità legale che gode quale governatore.
L’Inter American Press Association dice che il Messico è diventato uno dei posti peggiori per i giornalisti: almeno sette
di essi sono stati assassinati nel paese lo scorso anno. Gli analisti dicono che il caso di Lydia Cacho ha giocato un ruolo
decisivo nel depennare la diffamazione in relazione ai libri dal codice penale, e nel renderla solo un reato da codice
civile. Cacho dice che il suo libro è un paradosso: “Mi è quasi costato la vita. Eppure, mi ha permesso di mettere alcuni
argomenti sul tavolo della discussione, e infine le porte si sono aperte.”
Mercoledì, 24 ottobre 2007
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