“Indossa il velo o ti taglieremo la testa”

di Eric Silver (trad. M.G. Di Rienzo)

Ringraziamo Maria G. Di Rienzo[per contatti: sheela59@libero.it]per averci messo a disposizione questa sua traduzione.
Eric Silver è corrispondente da Gerusalemme per The Independent, 4.6.2007.


Tutte e quindici le donne che lavorano per la televisione palestinese a Gaza erano al loro posto, ieri, nonostante le minacce di morte da parte di un gruppo islamista radicale che si crede sia connesso ad Al Qaida. La “Giusta spada dell’Islam” ha infatti annunciato che colpirà le donne “con il pugno di ferro e la spada” poiché non indossano il velo, o niqab, davanti alle videocamere.

“E’ una sciagura che le donne che lavorano per i media ufficiali palestinesi competano per mostrare il loro fascino.”, dice il volantino distribuito a Gaza durante il fine settimana, “Distruggeremo le loro case. Faremo saltare in aria i posti in cui lavorano. Abbiamo un bel po’ di informazioni sui loro indirizzi e stiamo seguendo i loro movimenti.”

Il gruppo minaccia di “massacrare” le donne perché corromperebbero la morale palestinese. “La direzione ed i lavoratori di Palestine TV,” continua il volantino, “devono sapere che siamo più vicini a loro di quanto credano. Se sarà necessario, decapiteremo e massacreremo al fine di preservare lo spirito e la morale del nostro popolo.”

Circa metà delle giornaliste televisive in questione indossano la copertura per la testa detta hijab, ma tutte mostrano il viso ed usano cosmetici. Le giornaliste hanno organizzato una veglia, ieri, fuori dall’ufficio del Presidente Mahmoud Abbas a Gaza City, chiedendo rispetto e protezione.

Lana Shaheen, una dirigente della stazione televisiva in lingua inglese ha dichiarato a The Indipendent: “Naturalmente siamo spaventate. In precedenza, questo gruppo ha minacciato gli Internet Café e le videoteche, dopo di che ha bruciato i locali. Noi intendiamo proteggerci.” Lana ha ribadito che le donne continueranno a lavorare: “Non cambieremo le nostre vite. Abbiamo lavorato sotto i bombardamenti israeliani e durante gli attacchi, allo stesso modo degli uomini. Lo dobbiamo alla nazione.”

Mohammed al-Dahoudi, il direttore generale di Palestine TV, dice di star prendendo le minacce molto sul serio: “Nel caos che attualmente investe la sicurezza, a Gaza può accadere qualunque cosa. Altri gruppi incitano ad agire contro la televisione. Proseguiremo nel nostro lavoro come d’abitudine, ma prendendo precauzioni. Dobbiamo stare attenti.”

Mohammed al-Dahoudi ha anche ricordato le precedenti aggressioni dei musulmani radicali agli uffici locali della televisione saudita Al Arabiya, alla stazione televisiva “La voce dei lavoratori” ed agli stessi uffici di Palestine TV a Khan Yunis. Nelle ultime settimane, i militanti che stanno conducendo questa campagna contro “l’influenza occidentale” hanno compiuto atti di vandalismo in una scuola americana e in una libreria cristiana.

Bassam Eid, direttore del Gruppo per il monitoraggio dei diritti umani in Palestina, sostiene che i musulmani radicali si comportano come i talebani in Afghanistan: “Gaza è diventata la città di Hamas-istan. Stanno tentando di trascinare la società palestinese indietro, al medioevo.”

Mentre le prospettive di pace svaniscono e la povertà si diffonde, i palestinesi sembrano diventare più “tradizionali”. I bar e i cinema chiudono. Molte donne, anche quelle istruite della classe media, ora si coprono le teste anche se non l’avevano mai fatto, ma è rarissimo trovarne una, persino nei villaggi, che indossi il niqab che copre il volto.



Martedì, 05 giugno 2007