ASSOCIAZIONE IMPEGNO DONNA
25 novembre: giornata mondiale contro la violenza alle donne

di Lina Appiano

COMUNICATO STAMPA

La giornata mondiale contro la Violenza alle Donne non deve esssere solo una giornata celebrativa, guai se così lo fosse! E’ un dato di fatto che la violenza degli uomini sulle donne è un problema che riguarda tutte/i noi.
Riguarda la sfera delle relazioni uomo-donna, le aspettative reciproche, il rispetto per le scelte dell’altro/a, le aspirazioni, le emotività. Su tutto questo si innnalazano le letture antropologiche, sociali, psicologiche, medico e legali, strumenti attraverso i quali Impegno Donna, con l’ascolto telefonico di donne in difficoltà, spesso in grave difficoltà, tenta di rispondere. Ma spesso l’ascolto diventa reciproco, fa spazio ad un eco dove l’operatrice ritrova parte della propria esperienza di donna e si sente di capire al di là di ogni ruolo. L’ascolto oltre ad essere un ponte con la società, riesce a stabilire un contatto con noi stesse: da vita ad una consapevolezza interiore che spinge a fare ed ad indirizzare, ad orientare ma anche a riflettere su quanto di quella telefonata ci appartiene.
Cosa significa tutto questo? Forse che la violenza ci riguarda da vicino e che non è, putroppo solo la crisi di un pazzo. Significa che dobbiamo mettere mano ai privilegi dei maschi, al loro riconoscersi in un potere che opprime, soffoca le aspirazioni di noi donne ancor prima che queste osino affacciarsi alla consapevolezza dell’interessata. Spezzare quella solidarietà tra maschi che si manifesta sempre e ovunque, sottile e irriconoscibile, a volte un muro. Significa cambiare il nostro modo di essere donne, ancelle dei maschi, noi stesse veicolo di quel potere. Significa rivedere il nostro modo di essere madri, sorelle, il nostro modo di crescere e di favorire la ricerca di uno stile di personalità diverso da quello aggressivo, per i nostri figli maschi. Ricercare una maggiore dignità, coscienza, autorevolezza, per le nostre figlie femmine. Significa non smettere di interrogarsi su queste questioni e dedicarsi ad esse ogni giorno evitando di relegare l’impegno solo nei momenti “dedicati”.
Significa che gli sforzi di enti pubblici e privati non devono fermarsi alle richieste di aumento dei centri antiviolenza, di finanziamenti, di osservatori sulla violenza, ma deve spingersi ad ottenere politiche di educazione alla ricerca di un dialogo perso, all’idea e al senso dei valori che partono dal rispetto della persona. Un rispetto che si radichi nei linguaggi, che si appropri della scuola, che vada nelle strade, che sia fatto proprio dai mass media, dagli uomini che rappresentano il potere e che lungi da mettersi in discussione, allonatano da sé “il calice” ed elargiscono un servizio, un finanziamento, o emanano una legge, affermano un diritto… Insomma un modo per cambiare senza cambiare nulla!
Allora Impegno Donna può farsi promotrice di un appello affinchè le donne e gli uomini della città di Foggia si adoperino per favorire l’espressione del diniego assoluto della violenza alle donne. Lavorino insieme, collaborando fra persone e associazioni, enti e istituzioni, fra movimenti e parrocchie di ogni fede, per capire e reagire alla violenza in tutte le sue espressioni.
Soprattutto, collaborino a favorire l’espressione di una nuova cultura delle relazioni che parta da sé, dal modo in cui ognuna/o si rapporta all’altra/o. La ricerca di un vivere civile quotidiano, come esperienza interiore prima ancora che esteriore. Un veicolare l’idea che l’educarsi deve essere reciproco tra donne e uomini, tra generi e generazioni, tra ruoli e professioni. La sensazione di Impegno Donna è che forse con questa modalità si riesca a fare quel salto di qualità che radichi un vero cambiamento nella nostra comunità, che affianchi il potenziamento delle case rifugio, dei centri antiviolenza, delle case di accoglienza, tutte cose che pur devono necesariamente essere incrementati, dato il continuo aumento della domanda. Ma basta? E’ auspicabile fortemente che anche la Regione Puglia si doti di un osservatorio sul fenomeno della violenza alle donne. Sarebbe un atto pubblico di grande responsabilità da parte di un Ente così importante. Sarebbe un atto pubblico importante che le/i giornalisti creassero un movimento contro la divulgazione di immagini tanto degradanti per la donna quanto ridondante per i comportamenti violenti. Un movimento di obiezione di coscienza vero contro le trasmissioni che educano alla violenza, al bullismo. Un movimento che intralci e ostacoli i tentativi di indurre all’assefuazione alla violenza, anticamera di comportamenti anaffettivi, con cronache così dettagliate dei casi di violenza alle donne, da lasciare senza fiato anche noi grandi, mentre il pensiero corre alle tante ragazze/i che guardano, indifesi di fronte alla potenza del medium.
Quindi un lavoro che riguarda tutte/i e ai vari livelli. Questa ci sembra una strada, forse la risposta più completa alle circa 100 donne che ogni anno si rivolgono al Telefono Donna per cercare aiuto e, molto più spesso solo ascolto.

Per impegno donna


Lina Appiano



Domenica, 25 novembre 2007