Messico
I demoni dell’Eden

di Theresa Braine

(corrispondente per WeNews, è una giornalista indipendente che vive a Città del Messico), 31.1.2006, trad. M.G. Di Rienzo


Città del Messico. In un paese dove i giornalisti sono comunemente assassinati dai trafficanti di droga se scrivono articoli sullo spaccio, Lydia Cacho Ribeiro ha preso di mira un’altra piaga: la prostituzione forzata di minori. Il suo libro “I demoni dell’Eden: il potere dietro la pornografia”, pubblicato in lingua spagnola nel maggio 2005, testimonia il coinvolgimento di importanti uomini d’affari messicani nei giri della pornografia infantile. Nel testo fa menzione di Jose Kamel Nacif Borge, un industriale tessile di Puebla, amico e socio di Jean Succar Kuri, uomo d’affari arrestato in Arizona (ed in attesa di estradizione da parte del Messico) per accuse riguardanti la pornografia e la prostituzione infantile.
Il libro di Lydia dimostra che Nacif Borge non è solo un amico, ma bensì un protettore di Succar e ciò implica che l’industriale tessile potrebbe a sua volta aver abusato o abusare di minorenni.
Nacif, conosciuto come “Il Re del Denim” per le sue fabbriche di jeans, ha denunciato la 42enne autrice per diffamazione, e Lydia è stata arrestata a Cancun il 16 dicembre 2005. Quel giorno la polizia le fece compiere un viaggio di ventuno ore in auto fino a Puebla, nel Messico centrale, poiché là era stato emanato l’ordine di arresto.
“Il modo in cui sono stata arrestata, con quattro veicoli corazzati e una scorta di poliziotti, è il tipo di cosa che vorrei veder fatta per l’arresto di coloro che continuano ad assassinare donne a Juarez.”, mi ha detto Lydia, riferendosi alle centinaia di omicidi di donne che in quella città sono casi insoluti. La polizia insiste a ripetere che tutto è stato compiuto in termini assolutamente legali. Nei prossimi mesi Lydia dovrà presentarsi in tribunale. Se trovata colpevole, potrebbe essere condannata a sei mesi di prigione. Come in gran parte dell’America Latina, la diffamazione è un reato penale vero e proprio. Basta che le parole danneggino una reputazione: anche se ciò che viene detto è vero, può essere rubricato come diffamazione.
Lydia Cacho dice che in tribunale dovrà dimostrare che non ha scritto certe cose per “malizia”, ma perché ciò era necessario al suo lavoro di giornalista. Il suo libro include la trascrizione di un video in cui Succar attesta pianamente di aver fatto sesso con bambine di cinque anni. Il video, parte di un’operazione in cui la vittima predestinata di Succar ha segretamente registrato una conversazione con lui, è di due anni orsono ed è stato ampiamente pubblicizzato.
“Quello che ho scritto di Nacif Borge è esattamente ciò che la vittima ha detto di lui alla polizia federale. Succar e Nacif Borge sono amici intimi, è quello che entrambi hanno dichiarato.”, dice ancora Lydia. Ciò è stato sufficiente per l’accusa di diffamazione e per quello che Joel Simon, vicedirettore del Comitato di protezione dei giornalisti di New York, chiama “un rapimento giudiziario”. Simon sostiene che la classificazione criminosa della diffamazione in America Latina limita la libertà di parola. La sua organizzazione ha chiesto al Presidente messicano che i reati contro la libertà di opinione vengano investigati. Amnesty International ha chiamato la detenzione di Lydia Chaco “molestia giudiziaria”, e sostiene che essa minaccia la libertà di espressione della giornalista, e rende il resto del suo lavoro più pericoloso. Numerosi altri gruppi internazionali sono intervenuti a favore di Lydia.
L’autrice ed attivista racconta che sua madre, psicologa, ebbe in cura numerose vittime di abusi sessuali e violenza domestica, ed instillò nei propri sei figli la convinzione che “noi si abbia l’obbligo di fare qualcosa per il nostro paese, non tanto come atto quanto come responsabilità”. Per circa 4 anni, dichiaratamente ispirata dalla madre, Lydia ha diretto un Centro per le vittime di violenza domestica a Cancun, il “Centro Integral de Atencion a la Mujer”, che si è costruito un’ottima reputazione. La giornalista è molto conosciuta come direttrice del magazine “Esta boca es mia” (Questa bocca è mia), una rivista alternativa dedicata alle donne con base a Cancun. Lydia fa parte del network “Comunicacion e Informacion de la Mujer” (Comunicazione ed informazione della donna) il cui scopo è trattare informazioni e temi utili alle donne. E’ anche collaboratrice di vari quotidiani.
Lydia Cacho, laureata alla Sorbona, figlia di immigrati francesi, lasciò Città del Messico circa vent’anni fa, trovandola troppo caotica. Pensava che avrebbe avuto a Cancun una vita “pacifica e tranquilla”. Il suo lavoro le ha portato minacce ed almeno una grave aggressione. Lydia sospetta che lo stupro che ha subito su un autobus nel 1998 sia stato compiuto per ridurla al silenzio. Ora, i rischi che corre vanno aumentando. Subito dopo la pubblicazione del libro Lydia è stata posta sotto protezione dalla polizia federale, che però non ha avuto l’autorità per proteggerla dall’arresto da parte degli ufficiali di stato.
I casi di abuso di minori di cui si è occupata partono dalla testimonianza di una delle vittime di Succar, che un paio d’anni fa lo denunciò. La ragazza disse che l’uomo l’aveva incontrata fuori di scuola quando aveva 13 anni e l’aveva invitata a casa sua per nuotare in piscina e guardare la tv. Dopo un paio di visite Succar la costrinse a fare sesso con lui, e più tardi ad “arruolare” altre ragazzine, persino più giovani di lei. La ragazza rivelò tutto quattro anni più tardi, dietro consiglio di un’insegnante con la quale si era confidata.
Dopo aver testimoniato, la fanciulla (il cui nome non appare nel libro) si rivolse al Centro diretto da Lydia per aiuto, poiché era stata minacciata. Lydia riuscì a farla accogliere da un rifugio in Texas, dove sperava che la ragazza sarebbe stata al sicuro, ma gli avvocati di Succar riuscirono a trovarla e le fecero ritirare la denuncia. Da allora la ragazza è ricoverata in un istituto di Los Angeles, dove viene curata per grave trauma psicologico.

Maggiori informazioni:
Centro de Investigacion y Atencion a la Mujer (in spagnolo)
http://www.ciamcancun.org/

Estratti dal libro "Los demonios del Eden: el poder detras de la pornografia" (in spagnolo)
http://www.diasiete.com/



Giovedì, 02 febbraio 2006