8 marzo... Facciamo festa?

di Stefania Salomone

Mi sono divertita ad andare su Wikipedia (enciclopedia mondiale on-line) per rendermi conto di quale fosse la descrizione “ufficiale” di questa pseudo-festività.
Ho trovato anche l’immagine del fiore che rappresenta questa giornata. Acacia dealbata, banalmente mimosa.

Questa la definizione che ho trovato:
La Giornata Internazionale della Donna, comunemente però definita Festa della Donna è un giorno di celebrazione per le conquiste sociali, politiche ed economiche delle donne ed è una festività internazionale celebrata in diversi paesi del mondo occidentale l’8 marzo. L’8 marzo era originariamente una giornata di lotta, specialmente nell’ambito delle associazioni femministe: il simbolo delle vessazioni che la donna ha dovuto subire nel corso dei secoli. Tuttavia nel corso degli anni il vero significato di questa ricorrenza è andato un po’ sfumando, lasciando il posto ad una ricorrenza caratterizzata anche - se non soprattutto - da connotati di carattere commerciale e politico”.
Mi sono interrogata da sempre sul reale significato di questa giornata, e, per quanto mi sia sforzata nel trovarne uno veramente sensato, credo di non essere portata per questo genere di cose.
Certamente non intendo sminuire quella che sembra essere l’origine storica di questa festa. Mi riferisco ai fatti avvenuti a New York nella fabbrica tessile Cotton nel 1908, quando un gruppo di operaie hanno scioperato per protestare contro le condizioni in cui erano costrette a lavorare. Lo sciopero proseguì per diversi giorni finché l’8 marzo Mr. Johnson, il proprietario della fabbrica, bloccò tutte le vie di uscita. Poi allo stabilimento venne appiccato il fuoco (alcune fonti parlano di un incendio accidentale). Le 129 operaie prigioniere all’interno non ebbero scampo.
Il fatto è che creare una situazione in cui si festeggia di fatto una appartenenza ad un genere, non mi esalta. Sarebbe come festeggiare quelli che hanno gli occhi verdi, o quelli che hanno i capelli ricci. Non so… sono perplessa.
Mi piacerebbe una festa che vedesse trionfare l’essere umano, uomo o donna che sia. Se ci ostiniamo a fare distinzioni, perpetuiamo un concetto di umanità divisa in settori. Uomo vs. donna, ricco vs. povero, credente vs. non credente, ecc.
Ed io sto cercando di imparare a considerare l’umanità tutta intera. Allo stesso modo mi stupisco che nelle parrocchie ci sia la pastorale giovanile, l’incontro per i fidanzati, quello per le famiglie; poi c’è la messa degli scout, quella per gli anziani… e via dicendo.
Sono certa che nelle prime comunità cristiane non ci fossero queste distinzioni. D’altronde, a mio parere, è essenziale che i giovani imparino a stare accanto agli anziani, che i fidanzati frequentino le famiglie, cioè intravedano di fatto il loro futuro, e che la comunità si riunisca in un momento di aggregazione unico.
Mi rattrista girare per le strade la sera dell’8 marzo e vedere locali pieni di nugoli di ragazze, ma anche di donne adulte, che approfittano dell’occasione per godersi “l’ora d’aria”.
Per contro, ci sono i gruppi di ragazzotti che, consapevoli che l’universo femminile quella sera è in fermento, si imbellettano e vanno a caccia.
Non mi piace. Sguardi che soppesano l’altro come carne esposta in una macelleria, quali di queste donne è la più appetibile? Credo che, davanti a questo, non ci sia nulla da festeggiare.
L’8 marzo per me è una giornata come le altre… anzi no. Ricorre l’anniversario della morte di mia madre e, con la mia famiglia, ci riuniamo attorno all’Eucaristia, che certamente non è una sorta di suffragio per supplicare Dio di accogliere un’anima e farla transumare in fretta da un fantomatico purgatorio, ma ritrovarsi insieme nel ricordo di una DONNA, mia madre.


Tratto dal sito www.donne-cosi.org

Mercoledì, 05 marzo 2008