DOCUMENTAZIONE
CONTRO LA SCHIAVITU’ UNA PROPOSTA AI SINDACI (1998)

di Centro di ricerche per la pace di Viterbo

[Riproponiamo ancora una volta la seguente proposta]


Lettera aperta ai Sindaci dei Comuni italiani con allegata bozza di deliberazione

La schiavitu’ sessuale in Italia puo’ essere sconfitta da un forte impegno degli enti locali che liberi le vittime e combatta il racket schiavista

Egregio Sindaco, le scriviamo in merito alla strategia degli enti locali rispetto al fenomeno della prostituzione.

Come certamente sapra’, il dato statistico e sociologico di gran lunga piu’ rilevante e’ il seguente: che la grandissima maggioranza delle persone che si prostituiscono lungo le strade e’ costituita da giovani e giovanissime donne, perlopiu’ immigrate, tenute in condizioni di schiavitu’ da efferati poteri criminali; queste giovani donne sono vittima di schiavitu’ e di inenarrabili violenze: il racket che le asservisce e sfrutta le sottopone a brutalita’, le priva di documenti, le riduce all’illegalita’ e le priva di speranza di trovare assistenza e liberazione.

Stando cosi’ le cose, il primo compito delle istituzioni democratiche tutte e’ di combattere la schiavitu’, punire gli schiavisti, liberare le vittime. Orbene, tale compito richiede un impegno prolungato, tenace e rigoroso. Finche’ non si interviene su questo punto nevralgico, altri interventi rischiano di essere nella migliore delle ipotesi dei meri palliativi, nella peggiore degli atti demagogici che reduplicano la violenza sulle vittime di schiavitu’.

C’e’ un intervento che puo’ essere decisivo, e che a nostro giudizio costituisce il vero banco di prova per le amministrazioni comunali interessate dal fenomeno della prostituzione schiavista: attuare programmi di liberazione delle vittime, intervenendo affinche’ cessino di subire violenza, ricevano aiuto e siano difese da parte dei pubblici poteri, siano sottratte al dominio dei poteri criminali.

Questo implica che gli enti locali intervengano non per scacciare le schiave da una ad altra strada, da un quartiere all’altro, dal centro alla periferia, da una ad altra citta’, lasciando che restino schiave: no; questo implica che gli enti locali intervengano per liberare davvero le vittime di schiavitu’: ed a tal fine occorre che ad esse sia riconosciuto, anche a titolo di risarcimento per le violenze da esse subite in Italia, il diritto di una permanenza legale nel nostro paese, difesa ed assistenza da parte delle istituzioni pubbliche, sostegno e rispetto, aiuto concreto e prolungato in termini di assistenza sociale ed economica, di alloggio sicuro, di tutela dalle violenze, di aiuto a trovare un lavoro legale e degno.

Pertanto con la presente lettera proponiamo a lei e alla sua amministrazione comunale un impegno in tal senso, con tre forme di intervento:

a) istituire "unita’ di strada" che offrano assistenza, ascolto e possibilita’ di una via d’uscita, di una alternativa degna e sicura, alle persone che si prostituiscono;

b) realizzare programmi di intervento che offrano difesa, diritti civili, assistenza sociale ed economica, alloggio ed aiuto alle persone da liberare dalla schiavitu’;

c) chiedere al governo ed al Parlamento di procedere lungo la direzione indicata dalla Costituzione, dagli articoli 600-602 del Codice Penale (contro il delitto di riduzione in schiavitu’), e dall’articolo 16 della recente legge 40/98, assumendo impegni precisi (non solo normativi ma anche in termini di disponibilita’ di spesa) per combattere la schiavitu’ e liberare le vittime: decisivo e’ che si garantisca alle persone che si riesce a liberare dalla schiavitu’ una permanenza in Italia (se desiderata) in condizioni di legalita’, sicurezza ed assistenza.

Ribadiamo ancora una volta che garantire diritti civili, sicurezza ed assistenza alle persone che in Italia hanno subito schiavitu’, costituisce da parte delle istituzioni un dovere, anche come risarcimento per le violenze da queste persone subite nel nostro paese.

Confidiamo nella sua sensibilita’ democratica e nel suo impegno per la promozione dei diritti umani e della legalita’; ritenendo che tutti i pubblici ufficiale devono essere uniti nella promozione del diritto e nella lotta contro il crimine; ritenendo che la schiavitu’ in Italia, e particolarmente quella sessuale, possa essere sconfitta solo se vi sara’ un impegno convinto e concreto delle istituzioni e dei cittadini di volonta’ buona.

Si allega una bozza di proposta di deliberazione.

*

Allegato: bozza di proposta di deliberazione

Il Consiglio Comunale di...

rilevato che decine di migliaia di giovani donne sono vittima in Italia di schiavitu’ sessuale, costrette a prostituirsi con la violenza da parte di racket criminali;

considerato che e’ inammissibile che in Italia si tolleri che delle persone siano ridotte in schiavitu’ (reato ovviamente previsto e punito dal Codice Penale); e’ inammissibile che in Italia delle persone subiscano abominevoli violenze che configurano reati gravissimi;

considerato altresi’ che e’ dovere delle istituzioni democratiche applicare i principi sanciti dalla Costituzione della Repubblica Italiana; e’ dovere delle istituzioni democratiche promuovere la dignita’ umana; delibera

1. di promuovere un programma di politica sociale per la liberazione delle persone in condizioni di schiavitu’ ed a tal fine di istituire presso il proprio assessorato ai servizi sociali uno specifico servizio;

2. di promuovere un intervento centrato sui seguenti punti:

a) intervento con unita’ mobile di riduzione del danno: con autovettura attrezzata, vigile urbano, assistente sociale ed operatori, che rechino assistenza, ascolto ed ogni forma di aiuto possibile alle persone che si trovano lungo le strade in condizioni di schiavitu’:

b) intervento di assistenza sociale e di orientamento ai servizi pubblici;

c) intervento di sostegno alla fuoriuscita dalla condizione di schiavitu’, a tal fine mettendo a disposizione: casa-alloggio, difesa da ulteriori violenze (in collaborazione con le autorita’ di Pubblica sicurezza), assistenza sociale, assistenza economica adeguatamente protratta, diritto allo studio e alla formazione professionale, corsie preferenziali di avviamento al lavoro;

d) il programma di intervento ovviamente deve prevedere che il Comune garantisca alla persona assistita la residenza legale in Italia e la certezza dei diritti che ad ogni persona devono essere assicurati (come peraltro gia’ indica l’art. 16 della legge 40/98).

3. di promuovere la costituizione di strumenti informativi adeguati ed una adeguata formazione degli operatori, anche in collaborazione con il volontariato e la consulenza di operatori di comunita’ e di movimenti per i diritti civili gia’ attivi e qualificati;

4. di finanziare adeguatamente tale intervento e di richiedere altresi’ l’intervento della Provincia e della Regione;

5. di chiedere a governo e Parlamento un impegno per la definizione di un coerente ed univoco quadro normativo di lotta contro la schiavitu’ e per la liberazione delle vittime.

[Viterbo, 30 novembre 1998]

Tratto da
NONVIOLENZA. FEMMINILE PLURALE
Supplemento settimanale del giovedi’ de
La nonviolenza è in cammino

Direttore responsabile: Peppe Sini.
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Numero 218 del 6 novembre 2008



Giovedì, 06 novembre 2008