AFRICA/CONGO RD
Le violenze sulle donne sono un mezzo per uccidere un’intera comunità

di Agenzia FIDES del 29-10-2007

La denuncia in uno studio proveniente dall’est della Repubblica Democratica del Congo


Riprendiamo questo documento dall’agenzia Vaticana FIDES del 29-10-2007. Dal testo di questa notizia di per se drammatica c’è però un dato positivo che induce alla speranza. Per il popolo Bashi "Picchiare la propria moglie è considerato un simbolo di debolezza e un atto altamente disdicevole". Raramente ci è capitato di leggere una espressione del genere e perciò la sottolineamo.

www.fides.org


Bukavu (Agenzia Fides)- “Un’azione mirante a umiliare e a uccidere una comunità attraverso singolari e talvolta sistematici atti perpetrati in questo o quel villaggio”. È questo lo scopo delle violenze sessuali contro le donne nel sud Kivu, nell’est della Repubblica Democratica del Congo, commessi dai gruppi armati che infestano l’area. Lo afferma un rapporto inviato all’Agenzia Fides, firmato da don Justin Nkunzi, Direttore della Commissione “Giustizia e Pace” dell’Arcidiocesi di Bukavu. L’area maggiormente interessata dai crimini sessuali è quella di Walungu, nel distretto di Kaniola.
Lo studio è basato sulle interviste a 100 persone, delle quali 65 sono vittime dirette delle violenze. Tutte le persone intervistate affermano che questi crimini sono un fatto senza uguali nella loro storia. “I fatti non trovano nessun fondamento culturale e non si possono comprendere né spiegare” afferma il rapporto. “È una barbarie inimmaginabile” della quale bisogna parlare perché “a volte si ha più paura del silenzio dei buoni che delle barbarie dei cattivi”.
Per comprendere quindi il significato di queste violenze bisogna analizzare il ruolo della donna nella società dei Bashi, la popolazione locale. “La donna è considerata in primo luogo come madre” ricorda il documento. “Essa dona la vita. È tutto quello che c’è di sacro nella tradizione africana. Da qui deriva il rispetto e la considerazione che si ha quasi naturalmente nei confronti della donna in questa zona”. La donna riveste quindi un ruolo decisivo in quanto madre ed educatrice della prole. Una volta sposata perde il suo nome e diventa “la madre di…”. La donna è nella famiglia del marito la rappresentante della propria famiglia di origine: umiliarla significa umiliare tutto il suo clan familiare. Picchiare la propria moglie è considerato un simbolo di debolezza e un atto altamente disdicevole.
“In pratica nella tradizione dei Bashi, violentare una donna significa violentare la propria madre. Insomma presso i Bashi, esistono dei tabù e delle tradizioni che proteggono la donna e la preservano nella sua dignità” afferma il rapporto. Dunque da cosa derivano queste violenze? Si tratta di un vero e proprio atto di guerra scientemente effettuato contro la popolazione locale: si colpiscono le donne per colpire l’intera comunità. “In un contesto simile, le violenze contro le donne sono considerate come un modo d’infliggere la morte a un’intera comunità. È un modo di colpire al cuore stesso della comunità. Gli stupri come tattica di guerra sono stati pianificati da persone che probabilmente conoscono molto bene la comunità dei Bashi. Ora bisogna pensare ad una soluzione comunitaria per questo dramma comunitario” conclude il rapporto. (L.M.) (Agenzia Fides 29/10/2007 righe 30 parole 420)


Testo dello studio in francese



Domenica, 04 novembre 2007