Crescere i nostri figli per porre fine alla violenza

di Angela Barker (trad. Maria G. Di Rienzo)

Ringraziamo Maria G. Di Rienzo[per contatti: sheela59@libero.it]per averci messo a disposizione questa sua traduzionedi Angela Barker per RH Reality Check, 26.12.2007


Sei anni or sono, una violenta aggressione del mio ex ragazzo mi ridusse in ospedale per tre anni. Io ne avevo 16, allora. Le ferite che ho riportato hanno cambiato la mia vita: oggi uso una tastiera luminosa per parlare e mi muovo in carrozzella. Uso anche l’esperienza che ho vissuto per istruire i giovani, e lotto perché il governo intervenga con più forza per contrastare la violenza contro donne e bambine, e stili programmi per prevenirla.
La Dichiarazione delle NU sull’eliminazione della violenza contro le donne, definisce quest’ultima come: “ogni atto di violenza basata sul genere che risulti, o possa risultare, in un danno fisico, psicologico o sessuale sofferto dalle donne”. Gli atti in questione includono la violenza fisica, l’abuso o la coercizione sessuale, o la molestia sessuale. Ma la triste verità è che, nonostante decenni di retorica politica, il mondo non si è spinto molto avanti nel mettere fine alla violenza ed all’abuso sessuale contro donne e bimbe, che rimane una delle maggiori lesioni nell’ambito della sanità e dei diritti umani.
Nello stato australiano di Victoria, dove io vivo, la violenza è la causa principale della morte prematura e della malattia fra le donne sotto i 45 anni. A livello globale, una donna su tre verrà stuprata, picchiata o si abuserà di lei durante la sua vita. E, in un’epoca in cui il contagio da Hiv continua a crescere fra le ragazze, la violenza o la minaccia di violenza impediscono spesso alle giovani donne di negoziare l’uso dei condom, di rifiutare atti sessuali o di compiere altri passi necessari alla protezione della loro salute.
Oggi vi sono al mondo un miliardo e duecentomila giovani fra i 10 ed i 19 anni. Sebbene questa generazione fronteggi minacce alla salute ed al benessere che non hanno precedenti, pure essi rappresentano un’opportunità per mettere fine a secoli di discriminazioni e violenze intrecciate al genere. Riconoscere le realtà delle esistenze dei giovani, ed in particolar modo il loro bisogno di conoscenza riguardo i loro corpi, ed i loro diritti e le loro responsabilità rispetto al sesso, è cruciale per la costruzione di un passaggio sicuro dall’adolescenza all’età adulta. Un’educazione sessuale efficace, non settaria e costante, basata sui principi dei diritti umani e dell’eguaglianza di genere è un bisogno terribilmente urgente.
I giovani hanno necessità di sapere come sviluppare abilità comunicative, decisionali e di negoziazione per compiere il passaggio all’età adulta senza danni. Un’educazione sessuale inclusiva insegna ad esempio ai ragazzi ed alle ragazze come proteggersi da gravidanze indesiderate e malattie a trasmissione sessuale, ed insegna come prendere decisioni condivise, rinforza l’autostima, e promuove il rispetto di se stessi, degli altri, e dell’eguaglianza di genere.
Io parlo di tutto questo ai giovani perché so che bisogna cominciare presto nell’insegnare il rispetto tra maschi e femmine. E’ inaccettabile che per moltissime ragazze la prima esperienza sessuale sia forzata. Io devo credere che possiamo cambiare il futuro, che possiamo far capire ai giovani che usare violenza contro qualcuno che ami non è ammissibile.
Questa settimana, i delegati dei governi si incontrano alle Nazioni Unite per valutare i progressi che il mondo ha fatto nell’assicurare un futuro migliore e più sano per la nostra gioventù. Io mi sono unita ad altri giovani attivisti a livello mondiale nel chiedere che vengano intraprese azioni concrete contro la violenza e le altre minacce al benessere dei nostri ragazzi e delle nostre ragazze. Sostenere il diritto della gioventù a vivere vite senza violenza è l’unico mondo per catalizzare un cambiamento fondamentale e duraturo del nostro mondo.



Giovedì, 27 dicembre 2007